Rome is burning

Creato il 15 dicembre 2010 da Riprendiamociroma

14 dicembre 2010, va in scena un nuovo barbaro sacco di Roma. Immagini raccapriccianti, di stampo medievale. Sampietrini divelti, auto bruciate, vetrine rotte, pali sradicati. Le chiese gemelle avvolte dalle fiamme. Di fronte a simili scene ci chiediamo come sia possibile che in una manifestazione studentesca i gruppi più violenti siano lasciati totalmente liberi di devastare una città. Senza una programmazione degli interventi, gestendo l'ordine a suon di cariche, che per lo più hanno colpito a casaccio gente che non c'entrava proprio nulla con la protesta violenta, giornalisti o semplici passanti. I Black Bloc. Ci piacerebbe vederli questi Black Bloc. Ci piacerebbe capire chi sono, perché vengono sempre lasciati liberi di devastare ogni cosa, ci piacerebbe vederne uno in manette, ci piacerebbe ascoltarlo in un'aula di tribunale. Ci piacerebbe capire se hanno una sede, perché se ne stanno nascosti e spuntano fuori a distanza di anni, e sono sempre organizzatissimi. Perché nessuno riesce mai a beccarli. Le forze dell'ordine. Lo dice la parola stessa: dovrebbero garantire l'ordine. La prevenzione innanzitutto. I violenti erano ben visibili, avevano armi in bella mostra e andavano fermati subito. Tutti, dal primo all'ultimo. La zona rossa. Esperienza che al G8 di Genova si è dimostrata un fallimento colossale, è stata riproposta qui con identiche modalità e identiche conseguenze. I responsabili di questo barbaro sacco della città. Ci sono decine di video girate dai giornalisti che hanno ripreso le scene, che mostrano persone intente a devastare la città, a staccare segnali stradali, a buttare a terra cassonetti, a scrivere slogan sui muri, a bruciare auto. Bene ha fatto il Comune a costituirsi parte civile. Ma ora i responsabili vogliamo vederli in faccia. Le reazioni politiche. Non ci aspettiamo niente di nuovo, se non i soliti rutti da osteria. Sparare nel mucchio con la clava in mano. Le responsabilità sono individuali. E chi semina vento raccoglie tempesta. Uno statista vero lo saprebbe, ma questo passa il convento.

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