Il giudizio di Antonio Valerio SperaSummary:
Sarebbe improprio definirlo film, e giudicarlo come tale risulterebbe un grave errore. Il Romeo e Giulietta distribuito eccezionalmente nelle sale italiane da Microcinema per soli tre giorni (dal 28 al 30 luglio) è infatti puro teatro filmato. Questo però non toglie assolutamente interesse al prodotto, anzi. In primis ciò che è da apprezzare è l’operazione in sé a firma della società di distribuzione italiana. Grazie a questa scelta coraggiosa (e anche furba) Microcinema consente infatti al nostro pubblico di assaporare per un paio d’ore l’atmosfera di Broadway, portando sullo schermo senza tagli né riduzioni l’ultima versione teatrale a stelle e strisce della più famosa tragedia scespiriana.
Una messa in scena innovativa e accattivante, firmata dal pluricandidato ai Tony Award David Levaux, che rilegge in una cornice contemporanea l’opera senza tempo del Bardo inglese e che ci regala un inedito Orlando Bloom, non solo sex symbol o attore al servizio dei primi piani, ma anche vero interprete, in grado in questo caso di reinventare efficacemente il personaggio di Romeo.
Giacchetta di pelle, t-shirt, moto e casco in testa, il giovane Montecchi appare sul palcoscenico come un novello Marlon Brando o James Dean, un bulletto bello e dannato capace di amare innocentemente e senza freni come nel testo originale ma anche di “ammiccare” con stile come un teenager del Duemila. Al suo fianco una Giulietta atipica, interpretata da Condola Rashad, che per la sua origine afroamericana aggiunge una dimensione di contrasto razziale all’opera del Bardo inglese.In una scenografia scarna ed essenziale, Levaux costruisce uno spettacolo in realtà lontano dalla solita maestosità del teatro di Broadway. Ottimo ritmo, tanta ironia a condire la tragedia, imprevedibili trovate registiche, ma non ci si trova di fronte ad una messa in scena imponente e trionfante, bensì quasi minimalista che intende, nel rispetto del testo scespiriano, focalizzarsi principalmente sui personaggi e sui loro sentimenti. Il risultato però non si avvicina alla recente geniale versione italiana di Valerio Binasco e Fausto Paravidino (interpretato qualche anno fa nei palcoscenici italiani da Riccardo Scamarcio), ma risente più che altro della classica concezione spettacolare a stelle e strisce. La modernizzazione dell’opera, che mescola a tratti la lingua originale di Shakespeare con un linguaggio più contemporaneo e che lascia spazio all’umorismo nella caratterizzazione dei personaggi principali, funziona fino ad un certo punto. Alla fine infatti si rimane soddisfatti per questa audace e bizzarra versione di un classico della storia del teatro mondiale, ma la poesia scespiriana appare svuotata della sua potenza e della eleganza. I fan di Orlando Bloom gradiranno ugualmente.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net