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Rosarno, non basta un giorno d'indignazione

Da Brunougolini
Lo sciopero di ben oltre quattro milioni di immigrati in Italia il primo marzo di quest'anno è un’idea bellissima e generosa. Con discrete possibilità di realizzazione? E’ meglio interrogarsi. Non basta il web, occorrerebbe, innanzitutto, un’organizzazione capillare. Certo uno sciopero di tal fatta, come è stato fatto notare, dimostrerebbe perfino ai tifosi anti-Balotelli che anche loro campano sulle spalle di una forza lavoro indispensabile. Una forza spesso senza diritti e senza tutele. Se però lo sciopero fallisse o si limitasse a qualche isolata protesta, sarebbe un colpo per questa necessaria presa di coscienza. I francesi l’hanno capito e ora stanno passando alla proclamazione di uno sciopero dei consumi. Sciopero che purtroppo gran parte degli immigrati sono costretti a fare tutti i giorni.
Le difficoltà di una lotta organizzata nascono anche dal fatto che siamo di fronte a un mondo variegato, spesso ricattabile. E che ha bisogno d’interventi diversificati, di una strategia che non duri una sola giornata. Lo hanno dimostrato i terribili scontri di Rosarno. Qui, ho letto, si fronteggiavano “due eserciti di poveracci”. C’erano i neri costretti a vivere in un’orribile città di cartone guadagnando meno di 25 euro al giorno concesse dai caporioni della ‘ndrangheta. Per raccogliere arance vendute a pochi centesimi al kilo (oggi destinate al macero per mancanza di raccoglitori). Le stesse arance che troviamo esposte nelle nostre metropoli a prezzi ben più alti.
E c’erano, contro gli immigrati, altri lavoratori bianchi, “poveracci” inviperiti. Nel mezzo solo la polizia, l'incredibile onorevole Maroni e qualche associazione di volontari. Non c'erano (non le ho viste nelle assordanti sequenze televisive) associazioni sindacali e politiche in grado di svolgere un ruolo autorevole, magari per guidare una lotta giusta e civile e non un disperato e controproducente assalto.
Quella guerriglia ha messo in luce un pezzo di realtà disseminate nel Paese. Non esistono solo le migliaia di badanti, angeli custodi di bianchi alla deriva e che, tra parentesi, non è probabile che se la sentano d’incrociare le braccia nemmeno per un giorno di fronte alle richieste dei propri assistiti. Esistono gli stagionali nel Mezzogiorno, così come esistono le fabbriche del nord-est spesso ricolme di manodopera di colore. E tutti costoro avanzano richieste concrete, denunciano una condizione d’inferiorità. Sarebbe necessario cominciare da qui, andare a Rosarno o nelle fabbriche del nord est o tra gli edili affittati all'alba anche nelle piazze di Milano. Non basta un giorno d’indignazione anche se può essere utile. Non bastano i volontari caritatevoli. Sarebbe necessario l'invio non di un esercito militare ma di un “task force” civile in grado di proporre a bianchi e neri (convincendoli) le vie di una riscossa democratica capace di acquisire diritti e legalità.

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