Buon momento per i Chicago Bulls nonostante la sconfitta di Natale contro gli esaltanti, soprattutto difensivamente (!), New York Knicks. Il loro record nel mese di dicembre dice 10 vittorie su 14 partite, primi nella Central Division e terzi nella Eastern Conference; e quella che poteva essere la tegola più pesante, ossia l’infortunio a Joakim Noah - fuori per 8-10 settimane - sembra invece aver rigenerato un giocatore esperto come Kurt Thomas, che non avrà la velocità o l’esplosività del figlio di Yannick, ma sopperisce ampiamente, c’è chi dice anche meglio, grazie ai suoi 15 anni di NBA, con la difesa…questo in effetti è il termine chiave quando si parla di coach Thibodeau: si veda a questo proposito la partita contro Philadelphia stravinta per 121-76, in cui si è rivelata agli occhi di tutti l’importanza di Thomas in questo contesto. Oltre al suo apporto numerico (nella partita contro Philly 12 punti, 8 rimbalzi e 5 stoppate in 28 minuti), il suo ruolo è equiparabile, fatte le dovute proporzioni, a quello di Kevin Garnett nella difesa di Thibodeau ai Celtics, ossia un compagno “vocale” che riesca a guidare la squadra in difesa nei minuti spesso cruciali che gioca a 38 anni suonati! Anche dalle affermazioni di Thibodeau emerge l’importanza di Kurt all’interno dello spogliatoio: attraverso l’insegnamento e soprattutto la dimostrazione sul campo di un tipo di gioco più “fisico” (“no easy baskets or layups”, ossia “piuttosto di far segnare un canestro facile all’avversario, commetto un fallo di quelli importanti e lo mando in lunetta”) e vari trucchi del mestiere.
La capacità di trovare alternative nei momenti di difficoltà è sicuramente un attributo da grande squadra. Ovviamente questo non può bastare a spiegare il momento; per questo l’unica risposta è Derrick Rose: nel bene o nel male sarà sempre lui a decidere le sorti della squadra. Se è in forma MVP, come nelle ultime partite (contro NY, nonostante la sconfitta, 25 punti, 8 assist, 7 rimbalzi, 6 palle recuperate in 41 minuti), oppure se attraversa una delle sue fasi “oscure”, difficili da decifrare per uno dal carattere introverso ai limiti dell’autismo e una faccia che non mostra emozioni.
È difficile giudicare le nuove aggiunte, soprattutto dal punto di vista difensivo, che è quello che interessa Thibodeau; in attacco però, Kyle Korver, uno dei pochi tiratori della squadra, sta imparando a farsi trovare da Rose, lo stesso vale per Carlos Boozer (20.4 punti e 9.4 rimbalzi in 14 partite e di ritorno da un grave infortunio) e Ronnie Brewer in spazi diversi. Il problema è che a volte anche compagni di più lungo corso non riescono a capire le intenzioni del chicagoano doc.
Ci sono sicuramente ancora tanti aspetti del gioco da sistemare, momenti all’interno della stessa partita in cui la difesa manca totalmente la capacità di ruotare e di aiutarsi, ma si può essere certi che la disciplina di Thibodeau, le scorribande improvvise di Rose, l’energia di Noah (quando tornerà) e l’esperienza di Thomas insieme al resto aiuteranno la squadra ad essere più continua e a rimanere ai vertici della Eastern Conference.