Non è, e mai lo sarà, una sentenza seppur emessa dal massimo organo giudiziario italiano, a sottrarre una leadership, peraltro riconosciuta da oltre dieci milioni di italiani, a Berlusconi.
Nessun falco e nessuna colomba, nessuna difesa aprioristica e faziosa ma solo un attento accertamento dei dati di fatto.
Il leader del PDL, che è anche il mio e oggi lo dico con più veemenza di ieri, rifiuta la richiesta di grazia e le dimissioni spontanee lottando sul campo.
Dunque la parola passerà alla consulta che deve far i conti con la legge Severino, applicata per la prima volta e dunque priva di una ferrea giurisprudenza.
Non ci può e non ci deve essere una sospetta voglia di giungere ad un risultato politico attraverso l'emissione di una sentenza incompleta, perché di questa trattasi.
Da esser allegri c'è molto poco davvero, tra un'Italia oppressa da un sistema fiscale che ha messo in ginocchio anche i più grandi imprenditori e un tasso di disoccupazione mai raggiunto aggiungendo poi tutte le riforme che ad oggi non hanno avuto la giusta risposta in sede parlamentare, qualcuno si è scordato che per governare ci vogliono indiscutibilmente i voti.
Voti che, nonostante l'Esposito di turno, sono ancora nell'area del PDL con qualche punto di percentuale in più rispetto a un mese fa.
Talvolta a tentar di esser vinti ci si ritrova vittoriosi, ancor più di prima.
Rossana Titone, PDL Marsala.