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Rossella Renzi, “I giorni dell’acqua”

Creato il 12 giugno 2011 da Fabry2010

 Rossella Renzi, “I giorni dell’acqua”

 

Veniva l’angelo della notte

a strapparmi via gli occhi

e tu resistevi muto nell’acqua.

 

Ti proteggerò dalle mie stesse lacrime

sarà tua ogni parte di questo corpo

e dormirai nella piega degli arti.

 

*

 

Rinasco sulla punta delle foglie

come un insetto qualunque.

Non ho ali – Enrico – non volo

e tu mi chiami: Ape! Ape!

 

*

 

Di sera quando puoi

metti una nota a margine

lascia sulle pagine

l’odore delle mani

perché domani, prima di partire

farò la punta a tutte le matite.

 

*

I giorni dell’acqua di Rossella Renzi: una nota di Valerio Cuccaroni

 

La pronuncia è quella esatta di chi ha imparato a parlare il linguaggio poetico contemporaneo da ottimi maestri, lo ha lasciato vibrare a lungo dentro di sé e poi lo ha utilizzato per dire al mondo cosa si agita all’interno e all’esterno del proprio corpo, dopo che questo è stato attraversato dall’esperienza delle esperienze, la maternità, quando «siamo ancora la doppia vita / una cosa sola unita».

 

Dall’alveo della poesia femminile più tradizionale (corporea, domestica, emozionale), nel suo libro d’esordio I giorni dell’acqua (L’arcolaio, Forlì, 2009) Rossella Renzi sa staccarsi per percorrere strade solo sue, che portano in spazi allucinatori, inquietanti, come «in ogni angolo della casa / dove alloggiano le ore più dure», in giardini dove l’albero «ha germogli inchiodati / a rami come mani». Tra un reale da ordinare e un immaginario caotico («Preparo nel frattempo la tua soffice tana, / il pane, gli abiti di lana. / Fuori sarà diverso. / Fuori sarà il diluvio»). La dialettica tra dentro e fuori, sogno e incubo, si riflette sulle qualità che Renzi assegna all’acqua, il simbolo del femmineo e del materno che domina il libro. Un’acqua che in forma di «pioggia mi strappa i vestiti» ma per «pulirmi la pelle infetta», l’«acqua / che prende l’odore delle cose / le fa più luminose», ma anche «disperde i colori», è «urlo marino», che «nelle tempie batte».

 

Sotto il grembiule della donna di casa si delinea insomma una presenza corporea e spirituale irriducibile: «Sono dentro a rotolarmi / come un animale impazzito».

*

Testi tratti da: Rossella Renzi, I giorni dell’acqua, prefazione di Osvaldo Contenti, L’arcolaio, Forlì, 2009.

 



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