Il cielo rosso avvisava il mare di un tramonto.
Il sole era pronto per caderci dentro.
Iniziai la mia passeggiata sul lungomare, sul far del tramonto…
Il porto era colmo di pescatori, pronti a partire senza una meta con le loro reti ancora impigliate,
vogliose di un’altra notte sapida nei fondali dell’Oceano.
Sul viso dei marinai si leggeva l’eccitazione di un lavoro forse tramandato, che non smetteva
mai di dare soddisfazioni.Il mare per loro era un’amante, un’amante fedele da vivere ogni notte
intensamente, ma di nascosto, con le torce sempre accese.
I pescatori, io, li avevo sempre visti come dei romantici e non ero mai andato a pesca, proprio
per non togliermi dalla testa l’idea che avevo di loro: veneratori degli specchi d’acqua.
Dopo la loro scappatella notturna tornavano a casa al mattino, cercando in tutti i modi di
nascondere al naso delle loro mogli gelose, quel sapore di sale che li aveva macchiati di tradimento.
…La mia passeggiata continuava, ma la mia mente era ancora lì,
a sbrogliare reti insieme a quei pescatori.
Ma ad un tratto però, si svuotò di ogni pensiero, un colpo di pistola aveva attirato la mia attenzione.
Mi voltai cauto: un bambino puntava un revolver giocattolo al sole rosso, con fare minaccioso.
Mi rallegrai all’idea che non fosse accaduto niente di grave a nessuno, così mi voltai e continuai la mia passeggiata…
Poco più avanti un uomo con una birra in mano osservava il sole pian piano cadere nell’acqua.
Mi avvicinai cortesemente:
“Mi scusi, sa dirmi che ora è?”
Lui senza guardare l’orologio rispose:
“E’ tardi…tardi per tutti! Il mare si è ristretto e il sole non può più riposarsi al suo interno…E’ la fine!”
Non capivo affatto le sue parole, erano del tutto incomprensibili…
Ironicamente pensai che in fondo, come il mare, anche il suo fegato si fosse ristretto e che la birra
non gli scendesse più come un tempo, ma gli salisse sino alla testa non trovando un posto dove andare.
Lasciai l’uomo alla sua sbornia e continuai a passeggiare…
Su una panchina, ad osservare il mare c’era una giovane coppia di ragazzi.
Si tenevano per mano e guardavano quello spettacolo quasi incantati.
Mi sedetti sulla panchina a fianco alla loro, cercando indiscretamente di origliare i loro discorsi.
Alle mie orecchie arrivarono frasi smielate che per uno scapolo come me risuonavano banali e poco originali.
Parlavano senza volgersi lo sguardo, ma poi ad un tratto, lei si voltò verso di lui, gli bacio il collo e disse
con tono tremante:
“…Ci pensi? L’infinità di un tramonto solo per noi…Quando lo vorremo.” si fermò un attimo poi:
“Il sole non vuole scendere perchè è rimasto incantato dal nostro amore e non può più fare a meno di guardarci”
Lui le sorrise, poi l’abbracciò e tornarono insieme a guardare quel tramonto sempre più vivo e acceso.
Me ne andai con un sorriso, non potevo fare altro, in fondo i giovani sono sognatori, aedi di mondi paralleli
a cui non si può sporcare la fantasia con un bieco cinismo.
Qualche passo più avanti, le mie orecchie all’improvviso accolsero un suono dolce, vellutato.
Era un suonatore quello che si presentava davanti ai miei occhi.
Il suo sax era rivolto al mare.
Lasciai una modesta quota nel suo cappello e luì mi ringraziò con un assolo coinvolgente.
Non appena finì, disse:
“Grazie, è la prima persona di oggi, ma la cosa non mi preoccupa.Le coppiette raddoppieranno qui sul
lungomare e io avrò anche i soldi per una birra di tanto in tanto.Non suonerò solo per far ballare i pesci da oggi in poi!”
Gli voltai le spalle e camminai verso la fine dello stradone:
seduta in un angolo, un’artista dipingeva il tramonto.
Allungai la testa verso le sue altre tele…Erano tutti tramonti…tutti uguali…
Allora le dissi:
“Disegna ogni sera lo stesso paesaggio?”
“No è la prima volta che mi capita di disegnare un tramonto.”
“Ha una mano piuttosto veloce.Un tramonto dura poco più di una tela…lei ne ha già disegnate cinque…”
ma lei senza guardarmi mi rispose:
“No, si sbaglia, è il tempo che non vuole andare avanti stanotte.”
Abbandonai la donna…Ero arrivato nella piazza del paese:
Era semi-deserta…
La luce rossa del cielo illuminava il municipio e il grande orologio.
Erano le 23.12 e il sole non era ancora tramontato…
” Ho questa foto/ di pura gioia/ è di un bambino/ e la sua pistola/ che spara dritto/ davanti a sè/ a quello che non c’è…”
(Afterhours)
Tiziano Sardelli