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Rosy Canale: il coraggio di dire no

Creato il 02 luglio 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012
Rosy

-Di Fatima Ismaeil

Lanciare semi in una terra apparentemente arida, attendere con pazienza il risveglio delle coscienze, opporsi con fermezza e coraggio alle leggi non scritte dell’illegalità, promuovere la cultura del lavoro e della legalità come riscatto sociale e prima di tutto morale, credere nella possibilità di cambiamento; è la storia di Rosy Canale, imprenditrice calabrese di 41 anni.

Proprietaria di un locale di successo a Reggio Calabria, finisce sotto l’attenzione dell’ ndrangheta, la quale decide di imporre nel locale un giro di traffici di droga; Rosy però, determinata a non sottostare alle leggi e alle dinamiche della malavita, si oppone con tenacia e intransigenza alla prepotenza dei cosiddetti uomini d’onore. Vittima di pesanti minacce e vessazioni che si concludono con una violenta aggressione fisica che la riduce in fin di vita, Rosy lascia la Calabria per poi ritornare in un secondo momento, nel 2007, nella Locride e precisamente a San Luca, “ la mamma dell’ndrangheta”, roccaforte della criminalità organizzata calabrese.

“Volevo dare un’altra chance alla mia terra. Ho scelto un paese in cui la malavita comanda. Ho pensato che se un seme può germogliare nella roccia allora può farlo ovunque”.  La volontà di condividere il dolore (“ognuna di noi sostiene la croce dell’altra”) e allo stesso tempo di incanalarlo in un percorso di profondo cambiamento della società civile, portano Rosy a fondare il movimento delle donne di San Luca e della Locride, associazione che raccoglie le donne che, da una parte o dall’altra del fronte sociale, hanno vissuto situazioni di profondo disagio e dolore, subendo perdite, vessazioni, atti di violenza fisica e psicologica, che ora sentono l’impellente necessità di riscattare la propria posizione e di porre le basi per una società migliore per se stesse e per i propri figli.

“Ho trovato grandissima apertura e grande volontà di cambiamento. Oggigiorno molti parlano di cambiamento però non riescono a dare un senso a queste cose, a questa parola così importante in questo nostro momento storico. Io il senso alla parola cambiamento l’ho dato come “sostegno ai deboli” e quindi non ho trovato grandi resistenze anzi ho trovato un popolo debole inginocchiato da tanto dolore e da tanta violenza che aveva voglia di ricominciare però non sapeva da dove. Io sono andata lì per costruire delle opportunità che possano offrire a queste persone un’ alternativa valida autentica di vita che non hanno mai avuto.”

Rosy ha così avviato dei  laboratori artigianali per la produzione di saponi e di ricamo  che consentono alle lavoratrici di guadagnare poco ma onestamente; vuole spezzare quel circuito vizioso per cui i giovani delinquono proprio perché la criminalità costituisce l’unico percorso di realizzazione di se stessi in quel territorio. “Voglio offrire delle alternative reali non solo alla gente di San Luca ma alla gente calabrese. Se non si danno autenticamente delle opportunità di formazione e poi di lavoro  queste persone vengono risucchiate da una forza malavitosa che al Sud, purtroppo, da delle garanzie che lo Stato non è in grado di dare.”

“Siate alberi che colpiti dalle pietre, rispondono con i frutti.” Hassan al-Banna


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