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Rubens conquista la Royal Academy di Londra

Creato il 08 marzo 2015 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra

Celebrato in vita, venerato dopo la morte, definito tanto “il principe dei pittori” che “l’Omero della Pittura”, Pieter Paul Rubens (1577-1640) è stato indiscutibilmente uno dei più grandi pittori della nostra storia. Un narratore di straordinaria versatilità, era a proprio agio tanto nel dipingere maestosi ritratti di re e aristocratici che tenere scene familiari, luminosi paesaggi, teatrali pale d’altare o violente scene di caccia e le sue opere decoravano le chiese e i palazzi di tutta Europa. È pertanto un curioso scherzo del destino che Rubens sia entrato nella storia dell’arte “solo” (o almeno in parte…) per le bellezze carnose e discinte dei suoi dipinti, tanto che “rubensiana” è diventato sinonimo di bellezza voluttuosa. Ma chi si aspetta una festa di nuda sensualità rimarrà deluso che, lungi dal dilungarsi sulle tanto famose corpulente presenze femminili, Rubens and His legacy. Van Dyck to Cézanne, la grande mostra della Royal Academy, esplora l’influenza di Rubens sugli artisti che sono venuti dopo di lui, dal il suo allievo Van Dyck a Watteau, da Gainsborough a Turner e Constable fino ad arrivare a Cézanne.

Paul Cezanne, Three Bathers, c. 1875, Private Collection- Photo: Ali Elai, CamerartsPaul Cezanne, Three Bathers, c. 1875, Private Collection- Photo: Ali Elai, Camerarts

Organizzato tematicamente piuttosto che cronologicamente, il percorso espositivo si srotola attraverso sezioni dedicate a Poesia, Ritratti, Religione, Violenza e Lussuria. Ma come spesso accade con mostre di questo tipo (comparative), il numero di opere di Rubens è relativamente basso: solo 30 delle 130 opere in esposizione appartengono infatti all’artista, la metà delle quali sono disegni.

Lasciate quindi ogni speranza, voi che vi aspettate una di quelle magnifiche retrospettive che capitano poche volte nella vita, come quella recente dedicata a Rembrandt alla National Gallery, per esempio. Perchè questa è una mostra completamente differente. Detto questo, si tratta comunque di una straordinaria carrellata di straordinari dipinti che vi accompagneranno attraverso tre secoli, dal XVII al XX, anche se a volte (bisogna dirlo) il filo che accomuna queste opere a quelle di Rubens è piuttosto tenue – come nel caso delle Tre Bagnanti (1875) di Cézanne, dove le similitudini con la vicina tela di Rubens raffigurante Pan e Siringa si esauriscono nella presenza di alcune curvacee signore.

Rubens conquista la Royal Academy di Londra
Sir Anthony Van Dyck, A Genoese Noblewoman and Her Son, c. 1626 – National Gallery of Art, Washington, Widener Collection, 1942.9.91 – Photo

Nato nell’Anversa protestante, ma cresciuto nella fede cattolica, Rubens trascorre otto anni (dal 1600 al 1608) viaggiando in lungo e in largo per l’Italia, studiando i dipinti di Michelangelo, Caravaggio e Tiziano, diventando pittore di Corte dei duchi di Mantova, i raffinati Gonzaga, e conservando tale carica fino alla fine del suo soggiorno italiano nel 1608. E non sorprende. Rubens era un propagandista eccezionale e nessun sovrano degno di questo nome si sarebbe fatto sfuggire l’opportunità di farsi dipingere un ciclo pittorico dal “principe dei pittori”. Certo non lo fece Maria de’ Medici, madre del re francese Luigi XIII, che nel 1621 lo incaricò di dipingere una serie di quadri monumentali per ornare la galleria del Palais du Luxembourg con un ciclo allegorico che illustrava la vita e le idee politiche della regina.E non lo fece neppure neppure Giacomo I Stuart (1566-1625), il successore di Elisabetta I sul trono d’Inghilterra, che nel 1621 incaricò Rubens di decorare il soffitto a cassettoni della Banqueting House, il primo di questo tipo in Inghilterra. Commissionata dal sovrano nel 1619 all’architetto Inigo Jones (1573-1652) e completata nel 1622, la Banqueting House era parte del Palazzo di Whitehall, la residenza principale del monarca a Londra ed è tutt’ora un magnifico esempio di Palladianesimo inglese. Ma sfortunatamente Giacomo I morì nel 1625, prima che Rubens (uomo davvero molto impegnato) avesse potuto mettersi all’opera.

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Interior of the Banqueting House at Whitehall Crown copyright: Historic Royal Palaces

Con alcune modifiche, il progetto fu tuttavia portato avanti e completato dal figlio, Carlo I  Stuart (1600-1649) che con la celebrazione delle virtù del padre, voleva in realtà celebrare (e neanche troppo implicitamente) le sue. Ma una volta terminate e srotolate sul pavimento, Inigo Jones e gli assistenti di Rubens dovettero constatare con orrore che le tele non si adattavano al soffitto. Semplicemente perché – nonostante Belgio e Inghilterra utilizzassero piedi e pollici, i due paesi avevano utilizzato lunghezza diverse per le unità di misura! Inutile dire che furono necessari drastici cambiamenti per adattare le tele ai cassettoni…

Rubens era anche un ritrattista straordinario. In Italia lusinga l’alta società genovese con grandiosi ritratti in cui le mogli dei ricchi banchiere sfoggiano con nonchalance sete preziose, pizzi straordinarie e favolosi gioielli. Il ritratto di Maria Grimaldi e il suo Nano (1607) domina assoluto la sala dedicata ai ritratti con la bella e giovane aristocratica ci osserva divertita dall’alto della sua enorme gorgiera, mentre i grandi occhi del nano ci spiano sinistri da dietro le sue spalle. Tanta eleganza colpì profondamente il sofisticato Anthony van Dick (1599-1641) quando, dopo aver lavorato con Rubens ad Anversa, visitò la famosa città portuale italiana. Ma anche in questa sala, come nelle altre, Rubens finisce con il travolgere gli artisti che appaiono accanto a lui. Persino un genio come van Dyck.

Peter Paul Rubens, Tiger, Lion and Leopard Hunt, 1616; Rennes, Musee des Beaux Arts

Peter Paul Rubens, Tiger, Lion and Leopard Hunt, 1616; Rennes, Musee des Beaux Arts

La caccia alla Tigre, al Leone e al Leopardo (1616) che ha ispirato Delacroix, non è altro che una straordinaria vetrina delle eccezionali capacità pittoriche e compositive di Rubens. Guardando questo quadro sfido chiunque a non rabbrividire al pensiero delle zanne della tigre che affondano nella carne umana, del suo peso che trascina con sé nella caduta cavallo e cavaliere, della ferocia di questa lotta per la sopravvivenza. Ed è facile capire perché la sua pittura abbia continuato ad abbagliare artisti e committenti

  Paola Cacciari
Pubblicato su Londonita

Royal Academy of Arts
(Burlington House)
Tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00
Venerdì fino alle 22:00



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