Per l’edizione 2014 del Festival di Cannes il direttore artistico Thierry Fremaux ha scelto Marcello Mastroianni come soggetto del manifesto ufficale, riprendendo un fotogramma del film “8 e 1/2″ di Fellini per il fatto che il suo sguardo riesce ad esprimere una <<promessa di gioia cinematografica mondiale>>.
Mastroianni, sebbene sia conosciuto dal pubblico medio quasi esclusivamente per le sue interpretazioni in “La dolce vita”(1960) e il sopracitato “8 e 1/2″, in realtà ha dimostrato il suo enorme talento artistico in tante altre produzioni, molte delle quali erano quasi totalmente prodotte e realizzate a Napoli.
Marcello ha profondamente amato Napoli e tutto quello che le ha dato, così come Napoli continua ad amare un artista immenso qual è stato lui. Non è un caso, difatti, che la coppia cinematografica più famosa del panorama filmico italiano sia Mastroianni-Loren, di cui abbiamo avuto il piacere di ammirare in film quali “Matrimonio all’italiana” (1964), tratto dalla commedia “Filumena Marturano” di Eduardo de Filippo, la cui versione restaurata verrà presentata proprio durante il Festival di Cannes 2014, o quali “I girasoli” (1970), ma soprattutto in “Ieri, oggi, domani” (1963), di cui andremo a parlare proprio oggi.
“Ieri, oggi, domani”, un pluripremiato capolavoro di Vittorio de Sica, è strutturato in tre episodi, ognuno dei quali ritrae una diversa figura di donna italiana a seconda della città in cui è ambientato.
Il primo episodio, scritto da Eduardo de Filippo e ispirato ad una storia relamente accaduta, prende il titolo dalla sua protagonista, Adelina, contrabbandiera di sigarette nel quartiere Forcella di Napoli, che per evitare di essere arrestata ricorre ad una serie di gravidanze.
La mano del grande Eduardo è evidente e non delude: i dialoghi, leggeri ma mai banali, ci raccontano la vita della coppia protagonista con un’ilarità ed una dolcezza che distende lo spettatore e lo rasserena grazie alla freschezza e la genuinità dei personaggi. Le parole, inoltre, accompagnano perfettamente le immagini cinematografiche che, articolate per lo più in campi medi, insieme riescono a rendere l’identità dell’episodio nel ritrarre protagonista Napoli e la sua gente, sempre profondamente ed intrinsecamente legata alla città.
Il secondo episodio, ambientato a Milano, s’intitola ‘Anna‘ ed è stato scritto da Alberto Moravia e Cesare Zavattini. Moravia, di cui si ammira l’incredibile capacità di raccontare con sottile eleganza la difficoltà dei rapporti umani, insieme a Zavattini, celebre innovatore del cinema italiano e mondiale per i suoi scritti intelligentemente ironici, hanno rappresentato con velato sarcasmo la tristezza della realtà borghese italiana. Anna incarna la donna borghese annoiata che, ostentando apparente profondità spirituale, a causa di un fastidioso ostacolo rivelerà poi la sua vera natura di povertà emotiva agli occhi del suo umile amante Renzo. I primi piani saranno, qui, fondamentali per rivelare l’incertezza e la tristezza negli occhi di Mastroianni e la spaventosa vuotezza in quelli di Sophia Loren.
Il terzo ed ultimo episodio, “Mara“, è ambientato a Roma, da cui riprende la tensione alla spiritualità, tema centrale del capitolo. Scritto anche questo da Cesare Zavattini, racconta di una bellissima prostituta d’alto bordo che seduce un giovane seminarista e che si renderà conto di aver commesso un errore quando il ragazzo dichiarerà di voler abbandonare gli studi per poter provare le gioie della vita. Il rapporto tra sacro e profano qui è evidente nella netta contrapposizione tra i due terrazzi confinanti, l’uno abitato da una pudica famiglia e l’altro da una sensualissima donna, un rapporto rappresentato con magistrale raffinatezza altresì nella scena cult dello spogliarello. In questo capitolo conclusivo si compie la settima arte: sebbene la sceneggiatura sia assai ricercata, protaginste indiscusse sono le immagini, anzi, è la macchina da presa stessa che, con movimenti e zoom intensi, rivela la natura ‘umana’ dell’occhio cinematografico, sedotto e conquistato.
Nonostante spesso si tende a dimenticare, il cinema italiano ha una tradizione inestimabile e questo film ne è una delle più grandi testimonianze e, infatti, per questo motivo non hanno potuto ignorarlo nella lontana Hollywood dove è stato premiato con l’Oscar per il miglior film in lingua straniera nel 1965.
In Italia, alcuni critici hanno ritenuto che l’episodio meglio riuscito fosse il primo, grazie alle qualità qui descritte, mentre è stato assai criticato il secondo perché ritenuto ‘velenoso’ e riuscito con evidenti difficoltà.
Il mio giudizio è che i tre episodi siano complementari, nonostante le realtà molto distanti che sono state rappresentate e, infatti, il terzo capitolo può essere visto come una sintesi delle caratteristiche dei primi due: se nel primo la forza risiede soprattutto nella sceneggiatura mentre nel secondo è esaltata la componente visiva, nel terzo episodio troviamo un’armonia e un perfetto equilibrio delle due parti che, addirittura, risultano talmente amalgamate da essersi evolute nell’apoteosi della poesia cinematografica.
Invitandovi a commentare per dire la vostra, a riflettere e contribuire alla messa in luce di tutti gli aspetti possibili del film, vi lascio con l’indimenticabile scena cult dello spogliarello di “Ieri, oggi, domani”.