Quando si pensa al rugby, erroneamente, si ha l’idea di uno sport violento, pericoloso e non adatto ai bambini o al mondo femminile, eppure dal 3 al 5 maggio l’aria che si è respirata a Grugliasco, presso il Centro Sportivo “Angelo Albonico”, ha raccontato cose ben diverse.
Uno stage in piena regola, per insegnare ai ragazzi fino i 14 anni lo spirito di squadra, per fare “team building” e per preparare la “propaganda”, ossia gli atleti dall’Under 6 all’Under12, per il Trofeo Topolino, la competizione più importante a livello italiano in termini numerici e qualitativi.
Durante questa sorta di “ritiri” si fa sempre tutto insieme: si gioca, si mangia e si dorme in tenda, ovviamente, sotto la supervisione di istruttori laureandi o laureati Suism, psicologi, giocatrici e giocatori di rugby.
Spesso presenti, anche i genitori degli atleti in erba, che non si limitano a “consegnare” e a “ritirare” i loro figli, ma che vivono con loro, gli organizzatori e le altre famiglie quest’esperienza divertente e formativa. Per tutti.
Raul Romano, Responsabile Rugby Junior Club Torino Propaganda 6-12 anni ci ha spiegato il perchè questo sport fa bene: “Il rugby è strepitoso da un punto di vista formativo, le regole devo essere rispettate perchè altrimenti ci si fa o si fa male. La presenza di regole da sicurezza ai ragazzi, in un mondo dove l’assoluto non esiste quasi mai, è importante avere delle basi solide sulle quali costruire le proprie certezze.”
Inaspettatamente sono soprattutto le mamme le più convinte, una di loro ha dichiarato: “La preoccupazione più grande non è che si facciano male, ma la borsa da lavare quando tornano a casa! Mio figlio più grande ha cominciato a sei anni e da allora ha imparato a prendere confidenza con il proprio corpo a non avere paura di cadere e di scontrarsi, perchè gli è stato insegnato come farlo correttamente. Il più piccolo invece ha superato la timidezza e ha vinto la paura della competizione. Inoltre il rugby è uno sport dove non si esclude mai nessuno e tutti sono sempre coinvolti”.
Un’altra mamma ci ha raccontato: “Mi ricordo che durante un allenamento di mio figlio, un suo compagno aveva dato uno schiaffo a un avversario e l’allenatore lo aveva mandato via dal campo in modo che capisse che l’avversario non è mai un nemico. Ho visto bimbi molto aggressivi riuscire a incanalare in modo costruttivo la loro aggressività all’interno di regole, per non parlare di come le trasferte li aiutano a imparare a comportarsi ed a essere autonomi!”.
Sempre Raul Romano ha affermato: “L’accoglienza è fondamentale per noi. Noi cerchiamo di dare la sensazione di casa. Quando arriva un nuovo atleta la prima cosa che gli dico è ‘questa è casa tua e noi siamo la tua nuova famiglia allargata. Questo è un luogo in cui tu puoi crescere, metterti alla prova e conoscere i tuoi limiti’ ”.
Intorno a questa disciplina si è creata una bella comunità, soprattutto di genitori, la cui attività non si esaurisce negli stages o nei ritiri: una volta al mese, ad esempio, i genitori organizzano una sorta di pic-nic dove ognuno porta qualcosa; inoltre sono sempre loro che aiutano e si mettono a disposizione, assolutamente in modo volontario per aiutare ad organizzare corsi, trasferte, incontri e far crescere il rugby torinese.
Una cosa che non si abbandona mai è lo spirito festaiolo da “terzo tempo”, perchè, come ha sottolineato Fabrizio Drago, Dirigente CUS Torino e Animatore della squadra degli Old “Birra e salamelle sono un tutt’uno con il rugby! Quando organizziamo il ritiro pre-campionato a St. Moritz ci sono più genitori che bambini!”.
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