Il vantaggio di essere un coach è che posso applicare le mie conoscenze in campo di allenamento mentale nell’attività sportiva che svolgo. Una di queste attività è la corsa.
Voglio dedicare questo articolo a Stefano Baldini, Gelindo Bordin ed ai grandi della corsa e della maratona. Chissà quali processi mentali vincenti mettevano in atto, per compiere le loro più grandi imprese! Sicuramente il loro allenamento mentale (conscio od inconscio che fosse) è stato estremamente efficace.
Stamattina sono partita alle 7. Passati i primi momenti della giornata in famiglia, si parte per una buona corsa. Mi sembra perfetto!
Intorno a me il mondo si sta svegliando… il clima è pungente, sento l’aria che entra fredda nei miei polmoni. Oggi sto bene, mi sento in forma, corro volentieri ad un buon passo.
Penso che non ho fatto riscaldamento, male! Mi annoto mentalmente di prendermi il tempo per farlo la prossima volta.
Superati i primi momenti di rigidità muscolare per il sonno, il freddo ed i muscoli non ancora caldi, comincia ad entrarmi in circolo una bella sensazione, che ormai conosco bene, di fluidità, scioltezza e libertà. A volte, quando fa più freddo o sento che faccio fatica ad ingranare, facilito la mia fluidità nella corsa in questo modo: nella mia mente mi rappresento la rigidità come se avessi fili invisibili che mi legano i muscoli e le giunture, perciò immagino che ad ogni passo questi fili si rompano con un bel rumore sordo e mi concentro a rompere ad uno ad uno tutti i fili che mi tengono legata. Questo mi dà una sensazione di calore, energia e libertà pazzesca, e comincio subito a correre con più spinta, un po’ come faceva Forrest Gump quando la sua amata Jenny gli diceva: “corri Forrest, corri!!”
Sono passati i primi venti minuti di corsa: la mente è frizzante, i muscoli si sono abituati, è la fase più divertente! Anzi, sarebbe la fase più divertente, se non cominciassero a riproporsi i biscotti che ho mangiato a colazione… mannaggia a me che ho mangiato poco prima di partire!
Penso agli atleti della maratona, che corrono per ore ed ore senza curarsi di fame, sete o “rigurgitini”, e mi diverto a trovare un modo per rendere più sopportabile la cosa.
Penso che il cibo che ho ingerito è energia, e che dentro la pancia il mio bravo stomaco sta lavorando per rendere questa energia utilizzabile dalle cellule del mio corpo.
Quello che sento sono gli effetti della fase di trasformazione, perciò sono una cosa buona da sentire! Immediatamente questo ragionamento mi fa pensare ad un vulcano dentro al mio stomaco, un vulcano buono che produce energia per me e la mia corsa. Lo so, fa un po’ ridere, ma ora mi sento bene, ha funzionato! Dopo poco non ci faccio più nemmeno caso.
Ho trasformato un fastidio in una fonte di energia e mi sono anche divertita, come mi piace fare il mental coach di me stessa!
Continuo a correre felice, finché non sento in lontananza dei passi dietro di me, mi volto e vedo un podista che si sta avvicinando. Penso che è la cosa che mi irrita di più sapere che qualcuno mi sta raggiungendo. A questa cosa ci sto lavorando da un po’. Mi capita anche quando vado a correre con gli amici, se c’è qualcuno che mi sta alle calcagna mi innervosisco, ne soffro parecchio e la mia corsa ne risente, perché il mio respiro comincia a diventare più corto, sento più fatica e di conseguenza mi si spezza il ritmo della corsa (e la persona mi supera!). Questa volta però ho già in mente una strategia: durante le ultime volte che sono andata a correre ho capito cos’è che mi produce l’irritazione.
Il suono dei passi dietro di me. Semplice e spietato.
Lavorando in sport coaching con molti atleti ormai sono abituata a trattare situazioni simili, è strano come le soluzioni su me stessa siano a volte meno immediate da raggiungere che con gli altri, sicuramente sarebbe meglio avere qualcuno che mi dice cosa fare… comunque oggi ho un piano.
Ero ancorata negativamente al rumore dei passi e su questo ci avevo lavorato abbastanza, la cosa che poi mi ha cambiato completamente l’approccio è stato immaginare che i passi dietro di me appartengono ad una persona che man mano che si avvicina con il suo corpo sposta dell’aria in avanti. Immagino che tra me ed il corpo della persona che corre alle mie spalle si formi un cuscinetto d’aria indeformabile. Immagino anche che più la persona corre più spinge il cuscinetto d’aria, perciò il cuscinetto d’aria favorisce a sua volta la mia corsa e sento proprio la sensazione dell’aria che dolcemente mi spinge dalla schiena, come se due mani fatte di vento fossero appoggiate sul mio dorso. Non ti dico che sensazione fantastica ho provato!
linkAumento l’andatura e corro con un sorriso che va da un orecchio all’altro ed aggiungo un’altra cosa che mi rende ancora più felice: conosco il percorso che sto facendo perché ci vado sempre, quindi immagino che lì sia rimasta la scia di energia che ho prodotto tutte le altre volte in cui sono andata a correre, sommata alla scia di energia di tutte le altre persone (soprattutto quelle più forti di me) che hanno corso lì.
Immagino che questa energia si aggiunga alle mani di vento che mi spingono dalla schiena, immagino questa scia visibile, come una nebbiolina bianca, e sento che dentro questa scia riesco a correre con più facilità. Sento il rumore del vento… adesso mi sto proprio divertendo come una matta, ed aumento il passo.
Sono passati quaranta minuti, è ora di tornare. Ho utilizzato un sacco di modi per migliorarmi nell’approccio alla corsa e sono soddisfatta.
Molte persone non amano la corsa perché pensano sia noioso stare tanto tempo in compagnia di sé stessi, non sanno cosa pensare, non hanno niente da dirsi.
All’inizio neanche io amavo correre, soprattutto perché negli anni in cui facevo atletica ero una velocista pura ed odiavo la corsa di resistenza, mi sembrava un’inutile fatica prolungata nel tempo. Pensavo: meglio un’esplosione di potenza e dopo qualche decina di metri fermarsi!
Credo che l’importanza che si dà all’evitare la fatica sia sopravvalutata. L’uomo si ingegna sempre di più per trovare il modo di fare le cose con meno fatica possibile, ma non credi che a volte le cose ottenute senza fatica siano anche le più noiose?
Una volta correvo perché volevo provare la bellissima sensazione che si prova quando si finisce di correre. Ci si sente stanchi di una stanchezza positiva, sana, chi corre sa bene cosa intendo. La fase della corsa invece mi sembrava più che altro un sacrificio per ottenere qualcosa.
Ora ho imparato ad apprezzare tutte le fasi della corsa, perché in realtà oggi la corsa per me è più di un’attività fisica, è un’esperienza totale.
Di sicuro con tutto il lavoro di allenamento mentale che ho fatto non ho avuto tempo di annoiarmi, o di pensare se stavo correndo bene o male, o di pensare che faceva freddo e cose del genere…
Non è sempre stato così, ma adesso ogni volta che corro sperimento processi di creatività incredibili. Il cervello durante la corsa è stimolato dall’ossigeno e dalle endorfine e regala dei momenti di lucidità fuori dal comune. Quando corro faccio progetti, mi escono le idee migliori, penso a me stessa ed alla mia vita. L’idea di scrivere questo articolo mi è nata correndo!
Ho voluto trasmetterti nel concreto alcuni esempi di allenamento mentale applicato alla corsa, oltre che mie convinzioni e processi mentali che credo utili nell’approcciarsi ad essa.
Utilizza questi spunti come meglio credi e personalizzali secondo le tue esigenze, qualsiasi sia il tuo sport. Se utilizzi delle strategie utili che vuoi condividere, fammelo sapere!
Mi auguro di averti trasmesso anche un po’ dell’amore che provo per questa affascinante disciplina.
E domattina… tutti di corsa!
Di Silvia Pasqualetti