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ruota libera

Creato il 01 marzo 2011 da Luci

sono seduta sull’autobus lucca-firenze, pieno come un uovo, un modello della prima guerra mondiale, tarato sull’altezza media degli italiani degli anni dieci, gli studenti vociano e io mi sforzo di non odiarli, quello davanti a me non smette mai di cantilenare un coro su Eto e le donne che non capisco ma che mi dà sui nervi.

mi metto le cuffie e provo a ascoltare la radio, quello che riesco a percepire, e che emerge debolmente dal frastuono delle buche e il vociare degli studenti è la voce intermittente di marcello sorgi che legge i giornali a prima pagina, uno dei più bei programmi di informazione radiofonica mai esistiti, infatti non si sente dall’inizio del serravalle in poi: in compenso radio maria si capta anche con un ferro da calza montato sul tettino della macchina.

mi arriva la notizia che gheddafi si chiede come mai il suo popolo sia in fermento e si dice certo che il suo popolo lo ami.

mi ricorda qualcuno.

mi arriva la notizia che piero fassino ha vinto le primarie di torino e ci godo. e parecchio anche.

ci godo perchè non credo neanche a una parola di matteo renzi, che spara contro “i vecchi” non perchè ne vuole cambiare i metodi, ma solo perchè vuole prenderne il posto. e di una classe dirigente ggggiovane che non capisce nulla di più di quella vecchia non so che farmene, beati i vecchi se i gggiovani sono matteo renzi.

ci godo perchè piero è stato il miglior segretario che abbia mai avuto, perchè su telekom serbia lo tritarono e ricordo come fosse adesso il suo sguardo provato alla fine di una festa de l’unità, ci godo perchè di quella cazzo di telefonata a geronzi ne fu fatta una bolla mediatica assurda, in pieno stile macchina del fango.

ci godo perchè mi fido di fassino, che non è poco.

poi la radio gracchia, sono sulla salita del serravalle, sarà meglio spegnere o mi friggeranno le orecchie.

guardo gli studenti e mi chiedo se sono ancora giovane. forse non sono vecchia, ma vivo in un mondo diverso dal loro, completamente diverso e forse perfino immiscibile.

sono nel mondo dei loro genitori, nel mondo del lavoro dipendente, del cartellino da timbrare, dei risultati da produrre e dei fallimenti da giustificare.

chissà come mi vedono loro, e se mi vedono, in effetti.

sono come animaletti strani, li guardo e li osservo, mi rendo conto, come un etologo.

la paura degli esami, il compito di greco, il ripasso di qualche materia scrausa di qualche facoltà che “ai miei tempi” neanche c’era, e un po’ di sano cazzeggio, telefonini, chiacchiere di pallone, di ragazze, di ragazzi e di tagli di capelli.

ho voglia di scendere.

oggi vado a novara, col treno, di nuovo ma per un’altra cosa.

sono curiosa di vedere come, la città della battaglia della Bicocca e governata adesso dalla lega, si prepara a festeggiare l’unità d’italia.

ho segnato il nome di vini da bere e da riportare nel granducato.

:)


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