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Russia: buone notizie per Greenpeace

Creato il 24 ottobre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Greenpeace: da pirateria a teppismo, l'accusa per l'equipaggio dell'Arctic Sunrise si riduce.

Photo credit: arne.list / Flickr / CC BY-SA 2.0.

Russia: buone notizie per i trenta attivisti di Greenpeace, incarcerati a Murmansk dal 19 settembre. Cadono infatti le accuse di pirateria, sostituite, secondo la volontà del Comitato Investigativo Federale, dall’accusa di teppismo. I trenta attivisti, tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro, sono stati arrestati a causa della loro protesta sulla piattaforma offshore del colosso energetico Gazprom, nell’Artico russo. Si trovavano a bordo dell’Arctic Sunrise, nave rompighiaccio dell’organizzazione ambientalista quando due membri dell’equipaggio hanno tentato di scalare la piattaforma “Prirazlomnaja”, nata per esplorare un giacimento nel mare di Barents. La guardia costiera è intervenuta dopo numerosi avvertimenti all’imbarcazione di non entrare nelle acque di competenza russa, scortando la barca, battente bandiera olandese, fino al porto di Murmansk. Il giorno seguente lo stesso presidente Putin era intervenuto con una dichiarazione al riguardo: il diritto internazionale era stato sicuramente violato, ma i militanti di Greenpeace non potevano certo considerarsi pirati. Questo cambiamento nei capi di imputazione permetterebbe alla pena di scendere da un massimo di 15 anni a un massimo di 7. Ma anche l’accusa di teppismo sembra esagerata a Greenpeace che replica «La contesteremo con la forza con cui abbiamo contestato l’accusa di pirateria». La vicenda ha causato un grosso movimento di opinione, che ha visto alternarsi manifestazioni e petizioni a favore degli ambientalisti: la settimana scorsa anche l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha inviato una lettera a Gazprom al fine di risollevare le sorti dei trenta attivisti. Un gesto salutato con grande favore dalla stessa Greenpeace, che ha espresso la sua gratitudine e ha sottolineato la rilevanza dell’accaduto: Eni è infatti un partner rilevante della compagnia russa di cui l’organizzazione contesta l’operato. Mosca non ha ancora però raccolto le petizioni e anzi, ha rifiutato l’arbitrato internazionale chiesto dall’Olanda per dissequestrare la nave e liberare l’equipaggio. Le autorità russe, attraverso il ministero degli Esteri, hanno informato il Tribunale internazionale del diritto marittimo che la Russia non parteciperà alle udienze perché non intende aderire alla Convenzione Onu sul diritto del mare: nel caso in cui ci sia conflitto tra questa e le leggi federali russe in materia di esercizio di diritti di sovranità o di giurisdizione, saranno infatti queste ultime a prevalere. La riserva colpisce proprio il caso dell’ Arctic Sunrise.


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