di Lorenza La Spada
La Germania appare prudente, per nostra fortuna, nel dare seguito alle avances condotte da Mosca nei suoi confronti, ovvero coinvolge l’Europa. E’ del 12 novembre scorso una lettera del ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, a Catherine Ashton (che per chi non lo sapesse è, o dovrebbe essere, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea) che sottolinea la necessità di intensificare le relazioni tra l’Unione Europea e la Russia. Nel farlo, però, ha coinvolto in prima persona anche il suo omologo polacco, Radosław Sirkorski. Il gesto è molto significativo.
La Süddeutsche Zeitung ha riportato brevemente i contenuti della lettera. Si tratterebbe di un piano per attuare una partnerschaft strategica con la Russia, il cui scopo dovrebbe essere che la Russia “trovi il posto che gli spetta in un’Europa democratica di libertà e di prosperità”. In cambio l’Unione conta sul fatto che la Russia diventi “un partner affidabile sulla scena politica ed economica europea”, evitando di essere “minacciosa” militarmente e promettendo di rispettare i principi fondamentali di Nazioni Unite, OSCE e Consiglio d’Europa.
Polonia, un cambiamento epocale?
Per la Polonia, secondo il giornale tedesco, si tratterebbe di un cambiamento di rotta epocale: era stata lei a mettere in guardia più e più volte dall’essere troppo “ingenui” nel trattare con Mosca. E di recente c’era stato anche un grosso contrasto a proposito del gasdotto North Stream, che di fatto permette un collegamento diretto Russia-Germania attraverso il Baltico, scavalcandola completamente. Come tanti paesi dell’est, e forse in maniera ancora più cruda, la Polonia è uno di quei luoghi di confine che porta ancora aperte le ferite sul suo corpo. E ascoltare le sue parole può evitarci di cadere nell’errore di chi per il troppo benessere perde la memoria.
Il divide et impera russo
La politica moscovita è all’insegna del divide et impera: tende a stringere accordi bilaterali che portano alla disgregazione delle alleanze di chi ha davanti, per renderle più deboli e togliergli potere negoziale. E i rapporti Polonia-Germania sono sempre piuttosto complessi perché da un lato la Germania ha la tendenza a considerare la Polonia come un paese ininfluente (una sorta di paese di serie B, economicamente suo succube) e dall’altro la Polonia ha un problema irrisolto con i tedeschi e a tutt’oggi alcuni dei suoi esponenti nazionalisti sfiorano nei loro confronti dei picchi di vera e propria ostilità, come se il tempo non fosse mai passato. D’altra parte il rischio del ripetersi di un “patto scellerato” tra Germania e Russia in questo momento è grande. Le due tigri da secoli si annusano, si odiano e si temono, ma allo stesso tempo si considerano le uniche degne l’una dell’altra.
La nostra fortuna – dobbiamo rendercene conto – è che in questo momento così pericoloso la Germania forse non sta sacrificando l’ideale all’insegna della convenienza. Ma il vento può cambiare da un momento all’altro.
Una breve considerazione a margine
Vi invito a leggere due lettere sulla crisi dello spirito europeo che Paul Valéry ci ha lasciato nel 1919 qui. L’Europa non è quella della vuota e sterile retorica di “democrazia e libertà” messa come un telo posticcio davanti a manovre economiche costruite in maniera totalmente antidemocratica.