Posted 17 agosto 2013 in Asia Centrale, Russia, Slider with 0 Comments
di Pietro Acquistapace
Le steppe centroasiatiche, un tempo percorse da tribù nomadi in cerca di nuovi pascoli per le loro mandrie, sono oggi percorse da sciami di emigranti in cerca di lavoro e di un futuro migliore. E la speranza si chiama Russia, anche per via della precedente appartenenza comune all’Unione Sovietica, tuttavia queste masse di lavoratori sono oggi al centro di giochi politici ben più grandi di loro.
In Russia giungono ogni anno circa 11 milioni di persone in cerca di occupazione, di cui ben 5 milioni in condizione di clandestinità. Gli immigrati irregolari provenienti dall’Asia Centrale sono circa 4 milioni, suscitando preoccupazioni e rimostranze nella società russa. Periodicamente la situazione porta le autorità russe a crisi diplomatiche con i paesi di origine degli immigrati, come avvenuto recentemente con il Tagikistan. La Russia è ben consapevole che per i paesi centroasiatici le rimesse dei lavoratori all’estero sono un capitolo fondamentale del bilancio, e questo permette a Mosca di fare pressioni minacciando o meno il restringimento dell’accesso al mercato del lavoro russo.
Ma il problema è anche sociale, come dimostrano la strisciante xenofobia che in Russia arriva a vere e proprie cacce all’uomo, spesso condotte dalla miriade di gruppuscoli dell’estrema destra. Anche recetemente le forze dell’ordine russe hanno compiuto rastrellamenti alla ricerca di lavoratori clandestini, concluse con l’espulsione di circa duemila persone, molte delle quali provenienti dall’Asia Centrale più un nutrito gruppo di vietnamiti. Secondo vari analisti l’allarme sociale lanciato nei confronti dell’immigrazione clandestina è da collegare alle prossime elezioni locali, che si terranno l’8 settembre venturo, la cui campagna elettorale sembra essere incentrata sui temi della sicurezza e dell’ordine pubblico. Non va dimenticato poi che in un paese dove la corruzione è una piaga ben presente, come appunto la Russia, gli immigrati sono quasi naturalmente vittime di funzionari disonesti, richieste di tangenti e violazioni dei loro diritti.
In Russia i numeri del fenomeno migratorio preoccupano sempre più, sintomo di un paese che ha paura e che si sente in crisi. Il timore di una sorta di invasione di senza lavoro sta addirittura diventando un elemento importante nelle relazioni con la Cina, la cui crescita economica, accompagnata da forti squilibri, viena vista dai russi come la premessa all’emigrazione delle componenti più deboli della società cinese. In particolare nell’estremo est russo gli immigrati centroasiatici stanno soppiantando gli immigrati cinesi, che tradizionalmente giungono in queste zone, spingendoli in aree sempre più lontane, come la regione dell’Amur. Le autorità russe hanno dapprima visto con favore questi cambiamenti ma ora, preoccupate dal flusso di immigrati dall’Asia Centrale (che non hanno bisogno di visti), stanno cercando di arginare il problema favorendo una politica di respingimenti.
In compenso la vita per gli immigrati centroasiatici non è facile nemmeno in patria, come mostra il caso uzbeko. L’Uzbekistan, a seguito di decise prese di posizione del presidente Karimov, ha infatti intrapreso una durissima campagna per ostacolare coloro che vogliono emigrare in Russia. Gli immigrati uzbeki sono finiti ad essere parte dello scontro tra Tashkent e Mosca, dato che Karimov accusa gli uzbeki che si trasferiscono all’estero di essere pigri e senza dignità. L’Uzbekistan ha addirittura obbligato gli studenti a firmare un contratto secondo cui non ri recheranno in Russia in cerca di lavoro prima della fine del ciclo di studi, mentre le studentesse si impegnano a non restare incinte prima di acquisire il titolo di studio. Addirittura è stato predisposto che gli immigrati uzbeki in Russia, qualora tornino in patria per sposarsi, debbano sottostare ad una serie di pratiche aggiuntive, tra cui esami medici e test HIV.
Tuttavia una nota positiva viene dalla società civile uzbeka che sta cercando di reagire alle prese di posizione del governo uzbeko, arrivato a negare esistano mendicanti in Uzbekistan (il che ricorda sinistramente le imprese di Vlad III di Valacchia), creando associazioni per la difesa dei diritti dei lavoratori immigrati all’estero. Altra nota positiva viene dalla Russia dove a dare fiducia agli immigrati sono diverse banche, che hanno realizzato un sistema di prestiti tali da permettere una prima sistemazione ed il pagamento delle spese più immediate, prestiti che possono anche essere divisi tra gruppi fino a cinque persone, in modo da garantire una maggior solvibilità.
Foto: mendicanti a Samarcanda, 1909 (Capoia.com.br).
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