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Rwanda, il suicidio della democrazia

Creato il 28 aprile 2010 da Dragor

DDDDDDDDDDDDDDDDDDDDimages    Victoire Ingabire, la leader dell’opposizione rwandese, è stata arrestata e imprigionata mercoledì scorso a Kigali. E’ accusata di collaborazione con un’organizzazione  terrorista, di negazione e minimizzazione del genocidio dei Tutsi in Rwanda nel 1994 e di associazione con gli Hutu delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) di stanza nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

  

 

   Victoire Ingabire presiede le Forze Democratiche Unite (FDU), un partito che le autorità rwandesi non hanno ancora accettato. Dopo 16 anni di esilio in Olanda, dove ha fatto una luminosa carriera  diventando amministratrice di una multinazionale, in gennaio la signora Ingabire era tornata in Rwanda e  aveva annunciato la sua intenzione d presentarsi all’elezione presidenziale del prossimo agosto. In breve, voleva sfidare Paul Kagame, l’uomo forte del Rwanda,  colui che ha abbattuto la sanguinaria dittatura clerico-fascista di Juvénal Habyarimana e fermato il genocidio.

  

  

  Appena arrivata a Kigali, la signora Ingabire era andata al Memorial del genocidio dei Tutsi e aveva pronunciato le seguenti parole: “La strada della riconc iliazione è ancora lunga. Questo Memorial ricorda solamente il genocidio perpetrato contro i Tutsi mentre ci sono stati anche massacri di Hutu. Gli Hutu che hanno ucciso dei Tutsi devono essere puntii. Ma anche i Tutsi che hanno ucciso degli Hutu.” In  precedenza Victoire Ingabire aveva dichiarato che era  tornata in Rwanda per liberare i Rwandesi “dalla paura, dalla miseria e dai gacaca” (i tribunali popolari che giudicano i presunti genocidari).”

  

  

   Queste dichiarazioni avevano provocato l’ira delle vittime del genocidio. La candidata è stata accusata di avere propagandato il negazionismo e il suo corollario, la teoria del “doppio genocidio” che avrebbe colpito simmetricamente Tutsi e Hutu, così cara anche alla chiesa cattolica pesantemente implicata nei massacri. Il genocidio ha causato la morte di oltre un milione di Tutsi e Hutu moderati fra aprile e giugno del 1994. Sono seguite azioni di rappresaglia contro i rifugiati Hutu nel vicino Zaire accusati di avere partecipato al genocidio e di compiere scorribande in Rwanda terrorizzando la popolazione.

 

   La vita pubblica rwandese è governata da una legge del 2008 che punisce con pene da 10 a 25 anni di prigione “l’ideologia del genocidio”. E con  7 anni chi pratica il divisionismo, ossia chi parla ancora di Tutsi e Hutu invece che di cittadini rwandesi. Il governo la giudica indispensabile per la riconciliazione, ma secondo Amnesty International la legge è redatta “in termini ambigui e imbavaglia la libertà di espressione” .

  

 

   E così arriviamo alla questione cruciale.  Dietro la rispettabile apparenza di Victoire Ingabire c’è un

partito che non nasconde il suo desiderio di restaurare la dittatura del passato, quella razzista e sanguinaria di Juvénal Habyarimana  durante la quale sulle carte d’identità era obbligatoria la menzione “Hutu” e “Tutsi”. Un partito che festeggia l’ascesa al potere di Grégoire Kaybanda nel 1961 come “una grande vittoria della democrazia” mentre è stato l’inizio di una delle dittature più feroci della storia. Un partito che ogni momento non manca di ricordare che “noi” (gli Hutu) siamo l’85 per cento, “loro” (i Tutsi) il 15 per cento. Come dire: prendiamoci il potere e sbarazziamoci di questo problema,  precisamente la logica che ha condotto al genocidio. Un partito che vorrebbe restaurare la “democrazia etnica”, quella in cui l’etnia maggioritaria governa contro quella minoritaria.

  

 

   Con tutti i suoi difetti, il governo attuale cerca di rappresentare tutti  cittadini. Cosa che i Tutsi hanno fatto per secoli: prima dell’arrivo dei bianchi, Tutsi e Hutu filavano d’amore e d’accordo. Ufficialmente non ci sono discriminazioni. E’ perfino proibito nominare le etnie. Ma si trova di fronte a un‘opposizione etnica che vorrebbe restaurare il regime del passato, come se in Italia l’unica opposizione fosse quella fascista e in Germania quella nazista. E’ facile condannare come fanno Amnesty International e Human Rights Watch. Come dovrebbe regolarsi un paese in  queste condizioni?

  

  

Dragor

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COMMENTI (1)

Da Nilly
Inviato il 14 febbraio a 17:21
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che prostituzione intellettuale,faresti un bel lavoro come agente del regime di Kigali