
A poco a poco il fumetto mi si rivela come una forma letteraria e artistica di grandissimo spessore e complessità, che ha in comune con la letteratura la parola scritta e la possibilità di dare voce ai pensieri, e con il cinema le immagini (quasi in movimento), a volte i colori, il montaggio, la sintesi.
E dopo aver letto questa graphic novel di Gipi ne sono definitivamente convinta e a convincermi è questo autore nostrano e pluripremiato (al secolo Gian Alfonso Pacinotti) che - in quest'opera - sembra avere un tocco magico, nei disegni, negli acquerelli, nelle parole, perfino nelle cancellature.

Ne viene fuori un omaggio commosso e affettuoso a questa complessa e ferita figura paterna, in quel momento della vita in cui si vorrebbe riprendere e approfondire un dialogo interrotto o mai iniziato, ma ci si trova di fronte a un'urna piena di ceneri.
Un articolato impianto narrativo, le distorsioni grafiche (come se guardassimo la realtà attraverso la mente dei protagonisti), l'uso dei colori (scuri o estremamente tenui), la mise en page, l'evidente coinvolgimento emotivo ne fanno un'opera capace di catturare, commuovere, far riflettere e - anche - guardarsi dentro. Perché quella che viene raccontata è una storia del tutto personale e particolare (nessuno ha gli stessi ricordi), ma le sensazioni sono sicuramente universali.
S. è senza ombra di dubbio un piccolo capolavoro. Non solo del genere fumettistico.
Voto: 5/5