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Sabato Boreale, Domenica Australe

Creato il 06 ottobre 2011 da Rightrugby
Sabato Boreale, Domenica Australe I quarti di finale, inizio del knockout stage dei Mondiali 2011, sono stati determinati dalla scheggia impazzita irlandese, che ha spaccato orizzontalmente il Pianeta per Emisferi: sabato giocano le europee, domenica le Australi; rimarranno divise anche nelle semifinali, garantendo un posto in finale ad ambo gli Emisferi, a spese di una selezione feroce tra le prime tre del ranking mondiale che inizia già dai quarti con Sudafrica - Australia. E di qualche scorciatoia privilegiata di cui potrebbe approfittare qualche nazione europea di quelle minori in termini di popolazione e anche di successi ai Mondiali sinora.
Partiamo con la preview dalle quattro europee in campo sabato.
Alle sette, al Westpac di Wellington, s'inizia con Irlanda - Galles, forse il quarto di finale più aperto e interessante.
I Trifogli stanno con la stessa formazione che ha farcito l'ItaliaRonan O'Gara in regìa affiancato dal giovane Conor Murray in mediana, il resto è standard privo di infortunati, con Kearney Earls e Bowe esterni, O'Driscoll e d'Arcy in mezzo, la mitica terza linea Heaslip -O'Brien-Ferris, i vecchioni in seconda O'Connell e O'Callaghan, la prima linea con Healy a sinistra, Best in mezzo e Ross a destra. Impressione di morale alto, solidità e idee chiare, ma mai riusciti a pervenire alle semifinali sinora, son pensieri che possono far tremare le gambe.
I Gallesi devono invece affrontare qualche problemino residuo dietro, ma la panca a disposizione è lunga  e i cinque cambi di Gatland sono più legati a scelte tecniche e di forma che agli infortuni. In mediana con Phillips torna Priestland, l'altra innovazione è Leigh Halfpenny nominato estremo al posto di Byrne, con George North e il recupero di Shane Williams alle ali; James Hook parte dalla panchina mentre Stephen Jones porterà le borracce. In mezzo ci sono Jamie Roberts, rientra Jonathan Davies Scott Williams torna in panchina. Sarà una bella sfida in terza linea, coi giovani titolari Lydiate, Warburton e Faletau a sfidare i cagnacci irlandesi. In seconda linea arriva il perticone Charteris ad affiancare Alun Wyn Jones; davanti confermatissimi Adam Jones, Huw Bennett e Gehtyn Jenkins. Anche il morale dei Dragoni è alto, il loro gioco spumeggiante e difensivamente solido. Pressocchè pari  in esperienza in fondo, forse più avanti in prima linea, lo sono decisamente meno nei loose five, dove si decide la gara.
Nei confronti prevale il Galles, storicamente e anche recentemente - ricorderete l'erroraccio di Kaplan che convalida una meta gallese di sorpresa nell'ultimo Sei Nazioni, marcata su lancio dalla rimessa laterale del tutto illegale.
Da un punto di vista tattico c'è da attendersi una bella battaglia per la supremazia in prima linea e in rimessa laterale, dall'esito delle quali dipenderà molto del proseguo. Certamente l'Irlanda avrà anche l'opzione tattica, sicuramente lo scontro su punti di contatto sarà feroce e le difese - più statica ma molto tosta quella gallese, più moderna ma anche arrischiata quella irlandese - dovranno essere molto attente  a non  prendersi troppi rischi.
Alle nove e trenta ad Auckland c'è Le Crunch Inghilterra - Francia.
Les Bleus sono stati i primissimi ad annunciare la squadra, tanto per sottolineare che i problemi son tutti interni e non si schierano adattandosi all'avversario ma per esprimersi al meglio, a maggior ragione stavolta. Lievremont rimane con la scelta di Parra all'apertura con Yachvili in mediana (abbiamo fatto cenno qui alla interrcambiabilità tra mediani tipicamente francese, agevolata dal fatto che il loro playmaker non è quasi mai l'apertura) e Trinh Duc in panca. In fondo Medard resta estremo con Clerc e Palisson alle ali, Rougerie incerto fino all'ultimo è al centro con Mermoz e Marty in panchina. Nel pack torna Harinordoquy al posto di Lakafia coi due flanker confermati Dusatoir e Bonnaire; Nallet con Papé in seconda linea, davanti rientra Mas, c'è Servat e viene confermato Poux. al posto tight, pardon a destra come dicono i francesi.
Sulla carta è formazione per reparti - inclusa la mediana - capace di tutto, anche di vincere una finale pur con qualche punto debole (Poux, Bonnaire, il centro); nella pratica è sinora squadra sfavata, priva d'animo più che di anima. Non si consiglia comunque di vendere la pelle dell'orso francese prima di sabato, nel passato han tirato fuori prestazioni spaziali proprio in situazioni di questo tipo, spalle al muro.
Davanti si ritrovano però i peggiori per provarci: i cagnacci inglesi, anche loro sotto pressione mediatica come i francesi e con qualche elemento ancora da capire. Stavolta coach Johnson decide ad esempio di schierare sia Wilkinson (apertura) che Flood (primo centro) con Ben Youngs mediano. I muscoli al centro li apporta il giovane Tuilagi, al largo torna Cueto in reparto coi due gemelli Santi Ashton e Foden. In terza linea assieme a Moody e Croft rientra Easter mandando l'irruente Haskell in panca; in seconda linea "il francese" Palmer si affianca a Deacon al posto di Lawes che si siede in panchina; in prima linea Stevens e Cole sostengono l'esperienza di Thompson.
Poco propensi a dilaniarsi in dubbi esistenziali (più che altro si scocciano se gli critichi le uscite durante le birrette in compagnia), gli inglesi hanno un record positivo coi francesi ai mondiali: tre vittorie su quattro incontri, quasi una "bestia nera" quanto Les Bleus lo sono per gli All Blacks. Anche l'ultimo Le Crunch al Sei Nazioni fu appannaggio inglese a Twickenham, ma alcuni ricorderanno l'arbitraggio perlomeno "esotico"  della mischia ordinata da parte di Clancy.
Nessuna delle due squadre ha esibito gran gioco sinora, solo messe di mete quando meno te l'aspetti da parte dei backs inglesi. Rischio disciplina sempre incombente sul pack inglese, rischio skleraggio dei francesi se gli verrà sottratto troppo a lungo il possesso, possono guarire solo giocando la palla.
(Nella foto: la quiete prima della tempesta: i francesi si rilassano in una vineria di Waiheke Island)

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