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L'Unione Europea, sembra effettivamente determinare i dettami della politica italiana, come se ci fosse bisogno di una sorta di legittimazione della politicia italiana nelle sedi Bruxselles.
L'Unione Europea preme, chiede riforme in tempi brevi, non si accontenta di buone intenzioni e buoni propositi, vuole un calendario delle riforme serio e preciso, che dia delle scadenze.
Nello stesso contesto europeo, ci si interroga su un fondo salva stati che consenta di mettere al riparo quegli stati come la Spagna e l'Italia, sembrano l'anello più debole delle catena.
Probabilmente le intenzioni del governo italiano sono buone, una riforma effettiva, vera e radicale del mercato del lavoro italiano è necessaria, serve per dare maggiore flessibilità.
Nello stesso tempo Sacconi afferma che nel nostro stato i lavoratori italiani sono i più tutelati d'Europa, questo è immagino un esplicito riferimento all'articolo 18, non presente negli altri stati europei.
Tuttavia ancora una volta, è necessario ribadire il fatto che ancora non si va al cuore del problema, il rifiuto degli italiani alla modifica dell'articolo 18, viene da una paura giusta e motivata.
Il nostro paese ha un mercato del lavoro molto selettivo, il fattore età è una discriminante ancora molto forte e non consente a lavoratori under 40 e under 50 una ricollocazione nell'attuale mercato.
La riforma da fare, deve tenere conto di una sostanziale modifica ai parametri culturali e mentali che portano molti imprenditori, ad assumere tenendo ancora conto del fattore discriminante età.
Hanno ragione i sindacati a dire che la disoccupazione aumenterebbe, ha ragione il governo a insistere sull'urgenza della riforma, e fa bene l'Unione Europea a pungolare il governo italiano sulle varie riforme da fare.
Tutti hanno ragione, perchè esprimono punti di vista e esigenze differenti, quello che occorre, è una visione seria e obiettiva della totalità dei problemi, agendo su tutti in contemporanea.
Buona serata Nicky Brancatelli e Alessandro Baldini
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