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Sacro/Profano, webcomics e colori: 11 domande alla scoperta di Mirka Andolfo

Creato il 03 dicembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Abbiamo avuto il piacere di intervistare , autrice di Sacro/Profano. Dopo il successo sul web, Angelina e Damiano (i protagonisti del fumetto) sono sbarcati su carta con un volume presentato, in anteprima, all’ultima edizione del Lucca Comics & Games dall’editore Dentiblù, con oltre 1500 copie vendute in soli quattro giorni. In occasione del prossimo arrivo nelle librerie e fumetterie, programmato per il 5 dicembre, abbiamo intervistato l’autrice.

Sacro/Profano, webcomics e colori: 11 domande alla scoperta di Mirka Andolfo Sacro/Profano Mirka Andolfo In Evidenza
Mirka Andolfo (Napoli, 1989) è una illustratrice e colorista. Ha collaborato (e collabora) con diversi editori in Italia, Francia e Stati Uniti. Tra questi: Edizioni Piemme (Il cacciatore di aquiloni), BAO Publishing, Editoriale Aurea (Alice Dark), ReNoir Comics (Don Camillo, Giorgio Perlasca e Le Miciofiabe: Moira Cicoria, Vlad e l’erba stregatta), Glénat/Drugstore, Aspen, Zenescope, Image Comics e BOOM! Studios. Dal 2011 colora albi a fumetti di Geronimo Stilton, e collabora stabilmente con la Walt Disney, colorando soprattutto storie (Dracula di Bram Topker, Moby Dick, la storia d’apertura del numero 3000) e copertine di Topolino. Dal 2012 inizia a collaborare come cover artist con l’editore americano Aspen, e lavora anche con la francese Soleil Prod., per cui colora (Triskell) e disegna (Lilly Babysitter). Ha infine esordito sulle pagine di come autrice completa con il webcomic Sacro/Profano (in Francia pubblicato con il titolo di Angelina). Co-fondatrice dello Studio Parlapà, si occupa saltuariamente di grafica editoriale. 

Da dove è nata l’idea di Sacro/Profano?
Più che da un’idea, Sacro/Profano (S/P, per comodità) nasce da un disegno “random”, che avevo fatto una sera. C’erano un diavoletto e un’angioletta (e lui le palpava il seno), ma non avevano nemmeno un nome. Ho pensato sarebbe stato carino realizzare una storia dove potevano essere protagonisti. E così è nato tutto! Ho fatto una tavola, poi un’altra, e un’altra ancora, e devo dire che la cosa è andata un po’ per conto suo. 

Perché trovi accattivante il contrasto tra lo stile di disegno “cartoonesco” e le situazioni “piccanti” raccontate?
Perché alle persone piace tanto la cioccolata? (A me più che ad altri, ne sono sicura!) A dire il vero non lo so… So solo che mi piace molto giocare con questo genere di contrasti! Mi dà l’impressione di dare un tono quasi “infantile” (o comunque giovanile) a storie che invece vogliono spingersi un po’ più in là, in quanto a sensualità. Amo molto i contrasti, ed è anche per questo che ho deciso di chiamarlo Sacro/Profano

Quali sono le ispirazioni, tanto grafiche quanto per il modo di raccontare, che hanno portato a Sacro/Profano?
Mi sono sempre piaciute le gag sexy di Arthur De Pins! Sicuramente devo molto al suo lavoro, per quanto riguarda le storie, anche se io mi tengo comunque su livelli meno “espliciti”, in quanto a erotismo. Graficamente, invece, amo molto gli stili umoristici con influenze Disneyane e, in particolare, quello di Barbucci e Canepa, che è da sempre fonte di enorme ispirazione, per me. 

Quanto delle situazioni e gag presenti nel rapporto tra Angie e Damiano sono ispirate all’osservazione del reale?
Abbastanza! Alle volte prendo ispirazione da ciò che mi circonda, anche se non ha niente di “sexy”. Il pepe ce lo metto io, mentre realizzo la tavola! Oppure, alle volte, l’idea mi viene e basta… Non so nemmeno io come. Sto facendo altro (a volte altri lavori, altre volte cose che non c’entrano niente), e devo interrompere per appuntarmi l’idea che mi è venuta. Un paio di volte non ce l’ho fatta, e mi sono “persa” quelle gag! 

Perché hai scelto la strada del web-comic per realizzare il fumetto?
Fondamentalmente, S/P è nato come divertimento, una valvola di sfogo tra un lavoro e l’altro. Mi piaceva l’idea di rendere S/P qualcosa di condivisibile tra gli amici, su Facebook! Oltretutto, sebbene sperassi in uno sbocco futuro, non sapevo se qualcuno avrebbe mai potuto prenderlo in considerazione. Anzi, senza il mio ragazzo, probabilmente S/P non avrebbe mai lasciato il mio hard disk. 

Un omaggio di Pasquale Qualano

Che valore aggiunto dà la versione in volume, edita da Dentiblù e presentata a Lucca Comics 2013, rispetto alle tavole online? E quali sono gli step che hanno portato al passaggio dalla Rete al volume?
Sul volume cartaceo ci sono le stesse tavole del web (revisionate, talvolta ampiamente corrette) più molte altre (una ventina circa) inedite: tavole scritte da autori ospiti, e tavole mie mai viste online. Poi, ci sono anche due brevi storie, non autoconclusive da una pagina, che raccontano il primo incontro tra Angie e Damiano e… un finale di albo un po’ particolare. Oltre a queste, ci sono una serie di (splendide, devo dirlo) illustrazioni di colleghi/amici che hanno reinterpretato a modo loro i miei personaggi. Gli step che hanno portato S/P da rete a volume… Il passo è stato molto breve, e assolutamente indolore. I Dentiblù (che fanno fumetto umoristico di altissimo livello, in Italia direi che sono l’unica realtà editoriale specializzata in fumetto umoristico) hanno avuto modo di vedere, visto il rapporto pregresso, le prime due tavole, e… Si sono subito interessati! 

Sacro/Profano continuerà a essere pubblicato online dopo questo volume? Nel caso, c’è già un accordo con l’editore per pubblicare future raccolte?
Assolutamente sì, per entrambe le domande. Come al solito, S/P continuerà a essere pubblicato sul web: smettere vorrebbe dire snaturarlo e, soprattutto, lo vedrei come un tradimento per tutti quei lettori che hanno permesso alla serie di “crescere”. Con l’editore c’è un accordo di massima: la mia idea sarebbe di realizzare una trilogia. Così come per il primo volume, ogni albo conterrà una serie di contenuti inediti, rispetto a quelli pubblicati sul web. E, come nel primo, anche brevi storie (non da una pagina). 

Prima che in Italia, Sacro/Profano è stato pubblicato in Francia (con il titolo Angelina), credi che all’estero gli editori siano più ricettivi nei confronti della Rete rispetto a quelli italiani?
Prima di rispondere, un chiarimento necessario: la verità è che i Dentiblù si erano interessati al progetto (e avevamo raggiunto un accordo) già diversi mesi prima rispetto a Lanfeust Mag (la rivista edita da Soleil su cui viene serializzato S/P). Solo che per l’Italia dovevo prima terminare tutte le tavole per confezionare un volume, mentre in Francia, essendo pubblicato a puntate (uno, due, tre episodi al mese) ho potuto cominciare fin da subito. In generale, devo dire che forse gli editori italiani non sono così ricettivi come quelli francesi. Però per la mia esperienza personale devo dire che più ricettivi di così, si muore… I Dentiblù si sono mossi con intelligenza, ma penso che presto molti editori italiani dovranno iniziare a fare i conti con realtà di produzione sul web di altissimo livello. 

I lettori disneyani ti conoscono per le tue colorazioni, riservate a storie particolari; che differenze “operative” ci sono, per quanto ti riguarda, tra il disegno e la sola colorazione di disegni altrui?
Be’, sono lavori molto diversi. Colorare un lavoro altrui vuol dire anzitutto vedere il lavoro “da lontano”, provare a capire (anche in base alle indicazioni ricevute) cosa vuole l’editore, e cosa vuole il disegnatore. Con alcuni (e non mi riferisco solo al mondo Disney, ma in generale) l’intesa si trova in un decimo di secondo, con altri è più lunga… Poi a volte ci sono disegnatori che colorano straordinariamente (esempio: Fabio Celoni), e quindi riescono ad aiutarti a migliorare, mentre lavori con loro. Comunque, in generale, per quanto colorare gli altri sia interessante, appassionante, l’appagamento di lavorare su qualcosa di totalmente tuo è ineguagliabile. 

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Due tavole del numero 3000

C’è la possibilità di vederti sbarcare su Topolino anche come disegnatrice?
Mi piacerebbe davvero moltissimo. Però per lavorare sul Topo non basta saper disegnare… Devi conoscere alla perfezione lo “Stile Disney”. Oggi come oggi non me la sentirei nemmeno di provare, perché è al di là dei miei limiti. In futuro, chissà. 

In Italia, il rapporto fra fumetto e colori è complesso: da un lato importanti aperture anche da parte di grandi editori, dall’altro la sempre più frequente riproposizione, spesso discutibile, di opere straniere private del colore e riadattate nel formato. Secondo te, che posto occupa allo stato attuale il colore nell’industria fumettistica italiana?
Non entro nel merito delle scelte editoriali a cui fai riferimento, perché non è il mio campo di competenza: non so quali siano le ragioni economiche e di mercato alla base, quindi preferisco non dire vaccate. Comunque, secondo me il colore sta pian piano assumendo maggior dignità nell’industria del fumetto italiano. È meno snobbato rispetto a qualche anno fa, diciamo, e le storie “speciali” (cui capostipite è stato il grande Max Monteduro) su Topolino, o la stessa Orfani, serie Bonelli a colori, sono una dimostrazione. Diciamo che il problema (e qui per fortuna parlo non per esperienza personale) è che ancora troppo spesso i coloristi continuano ad esser visti come degli “operai”, e non come membri di un team artistico.

Si ringrazia Mirka Andolfo per la disponibilità


Intervista condotta via email, novembre 2013

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