All’inizio i mulini erano due e giravano al vento che soffiava forte sulla collina di Montmartre! Poi li mandarono in pensione ma durò poco, perché in un precoce recupero archeologico lì, trovò posto, un ristorante che si trasferiva all’esterno nella bella stagione dove ballare e divertirsi era un dovere morale. Un gioioso disordine pieno di gaiezza e di vivacità che divenne presto meta dei pittori, forse per quei bagliori di luce calda che brillavano sulle facce dei ballerini e delle ragazze sedute sulle panchine. Mitico Moulin de la Galette, immortalato da Renoir e tanti altri, che fu l’ispiratore del più famoso Moulin, quello Rouge, che come tutti i figli immemori e ambiziosi finì per soppiantare il padre. In quello Rouge, il Mulino ovviamente era falso e posticcio perché alla base della collina non tirava nemmeno un alito di vento, ma questo non impedì al locale di navigare subito a vele spiegate. Il primo miracolo lo fece “La Goulue”, la ballerina rapita da Touluose – Lautrec al Moulin de la Galette, che poi, per compensarla la immortalò nei suoi vorticosi manifesti! Fu lì che la Goulue esasperò il Can Can in un ritmo indiavolato dove, l’agilità e la grazia acrobatica delle ballerine, arrivavano al culmine dell’ ossessione con la fatidica “Mossa” che, i buoni borghesi della ricca Parigi industriale, aspettavano avidamente ai tavoli rotondi, col grosso sigaro piantato fra le labbra.
Cafe Chantant, Teatro, Ristorante, era cominciato tutto con il Can Can e poi non ci fu più tregua al Moulin Rouge, almeno sino agli anni ’30
L’Operetta avrà lì uno dei suoi ultimi templi con le musiche di Offenbach, gli incantesimi della leggerezza, del buon umore, mentre si avvicinava il ciclone Mistinguett, e la sua danza acrobatica, ” la Valse Chalouppe” . Il Moulin Ruoge divenne una sola enorme, ricchissima scenografia al centro della quale appariva Mistinguette con un’ acconciatura di piume più alta di lei e una verve così inesauribile che fini per dettare dal palcoscenico uno stile di vita che, assieme alle favolose gambe, divennero un simbolo della storia di Francia. Appena dopo, arrivò Josephine Baker e Parigi andò in visibilio. Aveva solo un gonnellino di banane, il ritmo tutto nuovo del Charleston e le sue canzoni piccanti … Di fronte alla scatenata ragazza americana finì un attimo nell’ombra persino Mistinguett!Poi alla fine degli anni 30 l’Europa e Parigi non furono più le stesse e una cappa di solitudine e di dimenticanza cominciò a intristire il Music Hall. Ci vollero anni dopo la fine della guerra perché si riacquistasse un po’ di buonumore e soprattutto di leggerezza. Al Moulin Rouge il miracolo lo fece un coraggioso personaggio George France
soprannominato Jo France, che riusci a restituirgli il vecchio fascino e le indimenticabili serate… così ineguagliabilmente parigine. Si aggrappò a tutto e si seppe muovere con estrema disinvoltura fra serate danzanti, gala e feste di beneficenza e fu addirittura epocale il “Bal de petits lits blancs” del 1953, per il quale arrivarono 1.200 vedettes e artisti da tutte le parti del mondo.Piaceva anche a Edith Piaf cantare al Moulin Rouge… Perchè era un luogo di gioia e in quel posto magico lei, la cantante dalla vita difficile, con la voce dai toni ora aspri e ora dolcissimi, riusciva a trasmettere all’immenso pubblico, la sua inguaribile gioia di vivere.
Dopo arrivarono tutti, l’astro nascente Yves Montand, Charles Trenet, Charles Aznavour, Bourville… Elvis Presley, quand’era e Parigi non mancava mai di passare al Moulin Rouge.
E oggi ? Oggi Parigi è più Moulin Rouge che mai! Non c’è un attimo di sosta e ora che in città è tornato il Carnevale, per poter mettere piede al Moulin Rouge, nel grande mese di febbraio, occorrono mesi di anticipo di prenotazioni.
E’ finalmente tornata la grande rivista, quella della tradizione, dove l’indimenticabile Can Can la fa sempre da padrone. La danza col tempo è diventata sicuramente più raffinata e meno popolaresca, ma è sempre inconfondibile, con le coreografie sempre più raffinate e osè che però non hanno mai perso quella caratteristica acrobatica che ha fatto grande il ballo. La rivista attuale è un grande Musical che si chiama Féerie e si compone di 4 scene principali accompagnate da 69 brani musicali con cento artisti fra ballerini, acrobati, maghi, e le Doriss Girls che riprendono lo stile dei balli di di Las Vegas. Nella migliore tradizione del tempo d’ antan al Moulin Rouge si mangia e si beve mentre si vede lo spettacolo. E proprio come una volta ci sono lo Champagne e menu di gran classe. In uno di questi, esclusivamente dedicato al Carnevale 2013, abbiamo trovato la “Torta Saint Honore ai lamponi” che nel suo armonioso gioco di colori e nella sua elegante presentazione vi presentiamo fra le nostre ricette.
TORTA SAINT – HONORE’ AI LAMPONI (per 6 persone)
INGREDIENTI per la pasta sfoglia e la pasta dei bignè: burro grammi 200, farina grammi 225, acqua grammi 125, sale 1 pizzico, 2 uova, zucchero 100 grammi, glucosio 1 cucchiaino.
INGREDIENTI per la crema pasticcera: 5 tuorli d’uovo, 150 grammi di zucchero, 100 grammi di farina, 1 litro di latte, 1 punta di vanillina, 2 fogli piccoli di colla di pesce, 1 cucchiaio di cognac e 1 cucchiaio di marsala.
INGREDIENTI per la decorazione :300 grammi di lamponi
PREPARAZIONE: con 150 grammi di burro e 150 grammi di farina preparate la pasta sfoglia,poi spolverizzate di farina il tavolo e stendete la pasta all’altezza di circa un centimetro in forma tonda.
Appoggiate un coperchio del diametro di 25 cm sulla pasta e togliete attorno la pasta eccedente lasciando tuttavia un centimetro di pasta superiore alla circonferenza del coperchio stesso. Stendete la pasta su una placca da forno leggermente unta di burro e punzecchiate qua e là la pasta con una forchetta. Cuocete la pasta in forno a 180°C per circa 15 minuti e poi lasciatela raffreddare. Appoggiate nuovamente il coperchio sulla pasta cotta e togliete,questa volta,completamente la pasta eccedente.
Cominciate a preparare la pasta per i bignè con il resto del burro e della farina 1 pizzico di sale e e le uova e quando è ben amalgamata mettetela in una tasca di tela con bocchetta rotonda liscia e di un centimetro di apertura. Ungete leggermente di burro la placca da forno e facendo pressione sulla tasca fate uscire l’impasto a formare delle pallottoline della grandezza di una noce ciascuna da sistemare sulla placca a debita distanza.
ateli cuocere a forno caldo di 180°C per circa 15 minuti, assicurandovi che siano ben cotti prima di toglierli dal forno, perché altrimenti si sgonfiano. Quando saranno freddi con delle piccole forbici praticate sù di essi una piccola incisione per poi introdurvi la crema.
Per preparare la crema mettete in una casseruola lo zucchero e i tuorli di uovo, mescolate e aggiungete la farina e la punta di vanillina. Mettete sul fuoco il latte e quando sarà quasi bollente versatelo un po’ per volta sull’impasto con una frusta. Mettete il tutto sul fuoco mentre la crema si addensa gradatamente, portatela a bollore e lasciatela cuocere ancora 5 minuti. Mentre si fredda mescolatela di tanto in tanto per evitare che si formi la pellicina.
Mettete la crema in una tasca di tela con apertura di un centimetro e versatene un po’ in ciascun bignè. Mettete ora in una casseruolina lo zucchero, bagnatelo con 2 cucchiai di acqua, uniteci il glucosio e fatelo caramellare. Toglietelo dal fuoco e immergetevi uno alla volta con le dita e solo in parte i bignè, poi sistemateli in tondo sul disco di pasta sfoglia, con la parte non coperta da caramello in basso. Al centro ponete tutta la crema rimasta e adagiatevi i lamponi sopra. A piacere potete decorare ciascun bignè con un pezzo di lampone.