Credo dovrei smettere di leggere i giornali, mi sento sommersa da notizie allarmanti, probabilmente giustificate e veritiere ma altrettanto nocive per l'equilibrio giornaliero. Lo so che la tecnica dello struzzo non è delle migliori, ma ognuno si barcamena come può. Incombe soprattutto l'impressione di un immenso naufragio del pianeta terra e noi incauti mortali che sguazziamo nel mezzo. Surriscaldamento della crosta, sconvolgimenti climatici, minacce nucleari, riduzione delle riserve planetarie, alla soglia di 7 miliardi di anime cui pensare, aiuto! Col naufragio generale poi va regolarmente a braccetto il pericolo di estinzione, acque che si prosciugano, inondazioni che fanno sparire l'abitato, intere specie che se ne vanno o rischiano di, etnie, riti, tradizioni, animali, fiori, semi, un immenso cimitero. Anche la lingua è un fenomeno in continua evoluzione, ma ha le sue difficoltà, nascono giornalmente nuove parole, ma tante ne muoiono o semplicemente si coprono di polvere come le cose che non vengono più usate. Leggo su La Republica di mercoledì 14 settembre un articolo di Stefania Parmeggiani, a titolo "Parole", ci informa che su internet aumentano i custodi dei vocaboli in via di estinzione. Invece che adozioni a distanza di bambini in difficoltà, su Facebook si è costituito il gruppo "Adotta una parola", un invito a scrivere e a usare nelle conversazioni vocaboli finiti del dimenticatoio, una spruzzata di ossigeno per termini asfittici, relegati negli angoli della memoria. Altre iniziative online sono "il dizionario delle parole perdute" o il virtuale "ufficio resurrezione parole smarrite", anche nel campo della lingua si muovono insomma schiere di volontari, generosi distributori di "pillole lessicali", "un contributo alla salvaguardia di una lingua sempre più povera, ridotta nel suo utilizzo di base, a meno di 7000 termini". Vorrei fare la mia parte anch'io, proverò a dire "callido" invece di astuto, "edule" per commestibile, non certo foneticamente bello, ma da memorizzare "salapuzio", uomo piccolo di statura e con grande considerazione di sé, utilissimo di questi tempi, mi sono invece stupita di scoprire che anche "strapuntino" naviga in acque difficili, ma come? a teatro in treno e sugli autobus non si usano più? Vorrei portare infine all'attenzione il caso di parole che apparentemente godono di ottima salute, come "dignitoso" o "esemplare", aggettivi frequenti, sono in molti a masticarli, ma solo con la bocca, vuoto esercizio formale, pochi ne praticano un uso sostanziale, i nostri politici in testa.
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Credo dovrei smettere di leggere i giornali, mi sento sommersa da notizie allarmanti, probabilmente giustificate e veritiere ma altrettanto nocive per l'equilibrio giornaliero. Lo so che la tecnica dello struzzo non è delle migliori, ma ognuno si barcamena come può. Incombe soprattutto l'impressione di un immenso naufragio del pianeta terra e noi incauti mortali che sguazziamo nel mezzo. Surriscaldamento della crosta, sconvolgimenti climatici, minacce nucleari, riduzione delle riserve planetarie, alla soglia di 7 miliardi di anime cui pensare, aiuto! Col naufragio generale poi va regolarmente a braccetto il pericolo di estinzione, acque che si prosciugano, inondazioni che fanno sparire l'abitato, intere specie che se ne vanno o rischiano di, etnie, riti, tradizioni, animali, fiori, semi, un immenso cimitero. Anche la lingua è un fenomeno in continua evoluzione, ma ha le sue difficoltà, nascono giornalmente nuove parole, ma tante ne muoiono o semplicemente si coprono di polvere come le cose che non vengono più usate. Leggo su La Republica di mercoledì 14 settembre un articolo di Stefania Parmeggiani, a titolo "Parole", ci informa che su internet aumentano i custodi dei vocaboli in via di estinzione. Invece che adozioni a distanza di bambini in difficoltà, su Facebook si è costituito il gruppo "Adotta una parola", un invito a scrivere e a usare nelle conversazioni vocaboli finiti del dimenticatoio, una spruzzata di ossigeno per termini asfittici, relegati negli angoli della memoria. Altre iniziative online sono "il dizionario delle parole perdute" o il virtuale "ufficio resurrezione parole smarrite", anche nel campo della lingua si muovono insomma schiere di volontari, generosi distributori di "pillole lessicali", "un contributo alla salvaguardia di una lingua sempre più povera, ridotta nel suo utilizzo di base, a meno di 7000 termini". Vorrei fare la mia parte anch'io, proverò a dire "callido" invece di astuto, "edule" per commestibile, non certo foneticamente bello, ma da memorizzare "salapuzio", uomo piccolo di statura e con grande considerazione di sé, utilissimo di questi tempi, mi sono invece stupita di scoprire che anche "strapuntino" naviga in acque difficili, ma come? a teatro in treno e sugli autobus non si usano più? Vorrei portare infine all'attenzione il caso di parole che apparentemente godono di ottima salute, come "dignitoso" o "esemplare", aggettivi frequenti, sono in molti a masticarli, ma solo con la bocca, vuoto esercizio formale, pochi ne praticano un uso sostanziale, i nostri politici in testa.
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