Stipendi e pensioni sono ormai fermi da anni ai minimi storici, ben lungi dagli standard europei. Ma questa è storia vecchia. D'altronde in Europa, lo si sa ormai tutti, ci stiamo solo per farci salassare e per pagare i debiti della mala-politica, non certo per essere stipendiati alla pari dei lavoratori tedeschi, francesi e inglesi. Per il resto, però, aumenta tutto, pure il pane! La città italiana dove "il tozzo di pane" è più caro è Milano: minimo 3,9 euro al chilo. Mentre Napoli, con i suoi 1,7 euro, è la città dove 'la pagnotta' costa di meno. Ma ci sono anche dei picchi, come nel caso di Bologna, dove chi vuole del pane 'speciale' - alle olive, alle noci, al sesamo, o magari al tartufo - deve sborsare 6 euro. E' quanto emerge da un'inchiesta di 'Altroconsumo' su 138 punti vendita, tra panetterie e supermercati e ipermercati in dieci grandi città: Bari, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino. Il 90% degli italiani consuma pane tutti i giorni. Per averlo in tavola spendiamo fino a 270 euro l'anno a testa. Alimento di prima necessità, ma sempre più costoso. Differenze notevoli emergono anche da dove lo si acquista. Al supermercato si risparmia. Pur variando ampiamente il prezzo a seconda che si tratti di pane economico o costoso nella grande distribuzione i prezzi sono più abbordabili: 1,96 euro in media al chilo. Dal fornaio, invece, il pane costa in media il 50% in più: 2,95 euro per kg. Ma almeno fosse buono! Non sempre il pane che compriamo è all'altezza del suo costo! Con qualche trucco è possibile imparare a riconoscere un pane di qualità, da uno scadente. Per esempio, il colore ideale della “crosta” dovrebbe essere tra il giallo ocra e il marrone, leggera, croccante e non troppo spessa. La “mollica” deve aderire bene alla crosta, deve essere appena umida, non deve sbriciolarsi, nè essere troppo compatta. In bocca deve essere soffice, leggermente elastica… ma se poi prendiamo una bella manciata di farina di grano duro, un bicchiere d’acqua, un tocco di lievito di birra e ci mettiamo ad impastare e ad infornare in casa, bè allora ne guadagna certamente non solo il palato, ma soprattutto il portafoglio! Ne sanno qualcosa i 'terzopolisti' di Pierferdi che vogliono garantirsi sempre e comunque "la pagnotta" con "la politica dei due forni'!!!
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Stipendi e pensioni sono ormai fermi da anni ai minimi storici, ben lungi dagli standard europei. Ma questa è storia vecchia. D'altronde in Europa, lo si sa ormai tutti, ci stiamo solo per farci salassare e per pagare i debiti della mala-politica, non certo per essere stipendiati alla pari dei lavoratori tedeschi, francesi e inglesi. Per il resto, però, aumenta tutto, pure il pane! La città italiana dove "il tozzo di pane" è più caro è Milano: minimo 3,9 euro al chilo. Mentre Napoli, con i suoi 1,7 euro, è la città dove 'la pagnotta' costa di meno. Ma ci sono anche dei picchi, come nel caso di Bologna, dove chi vuole del pane 'speciale' - alle olive, alle noci, al sesamo, o magari al tartufo - deve sborsare 6 euro. E' quanto emerge da un'inchiesta di 'Altroconsumo' su 138 punti vendita, tra panetterie e supermercati e ipermercati in dieci grandi città: Bari, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino. Il 90% degli italiani consuma pane tutti i giorni. Per averlo in tavola spendiamo fino a 270 euro l'anno a testa. Alimento di prima necessità, ma sempre più costoso. Differenze notevoli emergono anche da dove lo si acquista. Al supermercato si risparmia. Pur variando ampiamente il prezzo a seconda che si tratti di pane economico o costoso nella grande distribuzione i prezzi sono più abbordabili: 1,96 euro in media al chilo. Dal fornaio, invece, il pane costa in media il 50% in più: 2,95 euro per kg. Ma almeno fosse buono! Non sempre il pane che compriamo è all'altezza del suo costo! Con qualche trucco è possibile imparare a riconoscere un pane di qualità, da uno scadente. Per esempio, il colore ideale della “crosta” dovrebbe essere tra il giallo ocra e il marrone, leggera, croccante e non troppo spessa. La “mollica” deve aderire bene alla crosta, deve essere appena umida, non deve sbriciolarsi, nè essere troppo compatta. In bocca deve essere soffice, leggermente elastica… ma se poi prendiamo una bella manciata di farina di grano duro, un bicchiere d’acqua, un tocco di lievito di birra e ci mettiamo ad impastare e ad infornare in casa, bè allora ne guadagna certamente non solo il palato, ma soprattutto il portafoglio! Ne sanno qualcosa i 'terzopolisti' di Pierferdi che vogliono garantirsi sempre e comunque "la pagnotta" con "la politica dei due forni'!!!
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