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Sallusti condannato per diffamazione, rischia il carcere

Creato il 26 settembre 2012 da Candidonews @Candidonews

Sallusti condannato per diffamazione, rischia il carcere

Il direttore de Il Giornale è stato condannato per diffamazione, rischia il carcere. Ha annunciato le dimissioni dalla direzione del quotidiano della famiglia Berlusconi.

Perche Sallusti è stato condannato:

nel febbraio 2007 uscirono su Libero un articolo e un commento – firmato con uno pseudonimo – in cui si parlava indirettamente di un giudice tutelare, Giuseppe Cocilovo. L’articolo riguardava la storia di una ragazza di 13 anni che il tribunale di Torino aveva autorizzato ad abortire e che poi aveva avuto bisogno di un ricovero in una clinica psichiatrica per le conseguenze della vicenda, raccontata inizialmente dalla Stampa e ripresa poi il giorno successivo, con grandi polemiche, da alcuni quotidiani tra cui appunto Libero.

L’articolo che riportava la cronaca della vicenda era firmato da Andrea Monticone. Nel commento, firmato con lo pseudonimo “Dreyfus”, si arrivava a dire, seppure come «esagerazione», che «se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice». Il giudice tutelare del caso, anche se non era stato nominato per nome, sporse querela, ritenendosi diffamato. Lo pseudonimo compariva da alcuni mesi sulle prime pagine di Libero e si riferisce al celebre scandalo che avvenne in Francia alla fine dell’Ottocento. Molti in quel periodo dicevano, ma le voci non sono mai state confermate, che dietro a “Dreyfus” ci fosse Renato Farina, ex vicedirettore di Libero che lasciò l’ordine dei giornalisti per i suoi documentati rapporti con i servizi segreti.

Ma dato che il commento non era firmato, per la legge il responsabile era il direttore del giornale, che allora (e fino al luglio del 2008) era Alessandro Sallusti.

Michele Serra dice la sua sulla questione:

Ovviamente la galera, per chi insulta o diffama a mezzo stampa, è una pena sproporzionata, e sinistramente intimidatoria nei confronti di chi scrive sui giornali. Ma questo non alleggerisce di un grammo le responsabilità morali e sociali di chiunque usa pubblicamente le parole; anzi le aggrava, perché l’esercizio della libertà di opinione circonfonde i giornalisti di un’aura di intoccabilità (di tipo castale, visto che va di moda dirlo) della quale è vile approfittare. L’articolo scritto sotto pseudonimo sul Giornale nel 2007 (e imputato al direttore responsabile Sallusti) conteneva opinioni violente ma soprattutto divulgava notizie false (rimando, per ragioni di spazio, all’esauriente analisi che ne fa Alessandro Robecchi sul suo blog). Diffama più il suo autore che le sue vittime. È lo stesso genere di giornalismo che molti anni prima, diciamo così ai suoi gloriosi albori, arrivò a pubblicare su un quotidiano milanese della sera nome, cognome e indirizzo delle donne di Seveso che avevano deciso di abortire per timore degli effetti della diossina. Brillanti carriere sono nutrite anche di queste sconcezze. La legge, effettivamente, è uno strumento goffo e inadeguato per misurare certi abissi.

Da La Repubblica del 26/09/2012.


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