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Salto il turno

Creato il 05 aprile 2015 da Cobain86

fiore_gialloEsplosione floreale
Foto by Cobain86

Ore 14.30, sabato pomeriggio. Un mio amico mi chiama per il sabato sera e mi dice: “Guarda questa settimana è stata molto impegnativa, pappapero, posso saltare il turno?”. Indeciso se stavamo parlando della Croce Rossa o dell’automedica, del poker o di qualcos’altro gli dico comunque che va bene, non ci sono problemi.

Ma io sono uscito il giorno dopo il mio ultimo esame ed ero carico a bomba. Da quando in qua uscire con gli amici si è ridotto ad un turno?

I fiori della foto sono un’interessante metafora: loro con l’arrivo della primavera si aprono e mostrano tutto il loro splendore, lasciandosi riprendere dalla fedele D60. Ma molte persone non sono così.

Molte persone hanno paura dei contatti con l’esterno (per ragioni psicosomatiche, sociali, fisiche e quant’altro) e si chiudono in sè stesse, non escono il sabato sera, rinunciano ad avere una vita sociale al di fuori dell’attività lavorativa.

Arrivati a casa dal sabato mattina lavorativo magari sbrigano qualche commissione veloce nel pomeriggio e la sera la passano in casa, dopo una fugace doccia. Alternative poche: ci si spara le ricerche del figlio di Angela, il film per bambini su Italia 1, La Corrida o C’è posta per te su Canale 5, gente che balla e canta roba degli anni ’60 su Rai 1.
Volendo ci si può godere un film (meglio in DVD) preso al noleggio, sperando che nessun altro abbia già preso l’unica copia disponibile nel videostore del paese.

Il cellulare rimane inerme in quanto molti sono fuori e non passano di certo il tempo a messaggiare (salvo il caso di una fidanzata che è uscita con le amiche), guardi la tv e ti senti triste. Lo fai anche le altre sere e non ti fai problemi, il sabato sera il quadro diventa stranamente malinconico.
É il sentirsi esclusi da una festa, da una forma di ritrovo collettivo che va affermandosi ormai da molto tempo. Per alcuni è il venerdì, per molti il sabato, per i beati tris completo: venerdì, sabato e domenica sera.

Si ha paura di conoscere nuove persone, di mettersi in gioco, di rischiare: si temono le conseguenze dell’aprirsi a nuovi rapporti quando, invece, non c’è cosa più bella. Si crea una vita sociale, rapporti, relazioni, amicizie (e a volte amori), intrighi, esperienze, risate…

Purtroppo ho attraversato anch’io un periodo simile, non avevo una compagnia e non sapevo come organizzarmi. Dopo ho iniziato ad uscire con un mio amico e facevamo il giro dei pub o cinema, ma in due si era pochi. Così, verso giugno 2008, ho deciso che era ora di cambiare rotta e ho contattato una mia amica delle superiori e sono uscito con loro e il mio amico per molti mesi.

Un modo come altri per iniziare a conoscere persone, ad esplorare il mondo, a riprendermi la mia giovinezza e lo splendore dei vent’anni che, come dicono molti, non ritorna mai più in tutta la vita di una persona.

Ho conosciuto persone nuove, mi sono innamorato, ho dovuto smussare il mio carattere per adeguarlo alla convivenza del gruppo (e devo dire che mi ha fatto bene), ho imparato a fidarmi delle persone e a rimanere in guardia da altre: in ogni caso se tornassi indietro lo rifarei cento, mille volte.

L’emozione dei baci rubati ad una ragazza che mi aveva fatto girare la testa fin dal primo momento, le partite a bowling, le foto scattate al pub e nel parco, le folli partite a briscola, i film visti in compagnia… Tutto mi scorre davanti come un grande film a colori vividi e brillanti, un’emozione impalpabile che mi rende vivo.

E mi fa scegliere per la vita, per l’uscita, per incontrare i miei amici: in ogni caso sarà sempre più vibrante che passare una sera in casa ad autocommiserarmi.

La vita è un soffio di vento, basta aprire le ali e farsi trasportare.

Marco


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