Avevo scritto qui sul blog che sabato 16 maggio sarei stato alla Salone internazionale del Libro di Torino, la ventottesima edizione della kermesse editoriale svoltasi nella vecchia capitale.
Ebbene, sembra che tutto sia andato bene!Bene nel senso che nessuno ha cercato di farmi la pelle nonostante la mia presenza molesta, nessuna ragazza mi ha mollato una sberla e i bodyguard dei vari VIP presenti non hanno infierito. Credo sia stata la pena a muovere la magnanimità di tutti, ma preferisco non pensarci.Ma andiamo con ordine...Arrivo di tracotante ignoranza in quel di Torino, venerdì 15 maggio, con braghette corte e maglietta da barbone nonostante avesse appena piovuto e facesse abbastanza freddino. Mancavano solo i sandali e sembravo in pieno eremitaggio.E' seguita una piacevolissima serata con Manf, autore di fumetti come 2700 e Agenzia investigativa Carlo Lorenzini, oltre che mio ex insegnate di sceneggiatura (un mostro di cultura, non c'è che dire, e gli anni non lo smentiscono mai!), che mi ha erudito su uno dei migliori ristoranti giapponesi di tutta Torino, oltre che accolto con la sua tipica ospitalità.Più che altro, tanta stima per la mia ragazza per aver sopportato oltre due ore di chiacchiere a base di Avengers, serie-tv e fumetti, dimostrandosi anche interessata. O è una santa o una brava attrice.Il giorno dopo, prima di dirigersi al fantomatico Salone, ci siamo permessi una gita per quei di Torino, visitando i posti simbolo della città e i monumenti più belli. Io che per motivo di studio ho vissuto lì un anno, ho provato a improvvisarmi cicerone, ma credo che quella non sia proprio la mia vocazione.Come dimostra la seconda foto, la mia vera vocazione sembra essere il cibo.Ho provato a rintracciare il vecchio kebabbaro da cui andavo (davvero bravo, certe volte me lo sogno ancora la notte!) però ho sbagliato due strade e ho imboccato un paio di via al contrario. Si vede che sono passati anni e che i ricordi si fanno nebulosi...Però Torino, per fortuna, pullula di kebabbari, quindi trovare di che rifocillarmi non è stato difficile.Non è stato difficile manco trovare il posto, perché si trova al capolinea della metropolitana, e inaspettatamente non c'era molta fila.E infatti io non dovevo andare lì.I biglietti per gli autori (anziché dieci euri, cinque! #mortodifame) andavano fatti in un'altra sede. Ma alla fine manco lì alla fine c'è stata la fila. In sé quindi in sé non avrei nulla da dire. Ah sì, con me ha fatto la fila la Santanché. Primo vip avvistato nella giornata.Una volta entrato ho localizzato lo stand della Leucotea, in modo da presentarmi e sapere poi dove andare. Così ho salutato tutti i collaboratori che hanno reso possibile la realizzazione di Vita da scarabocchio. Sembra una famiglia molto particolare e allegra.Mi ha comunque fatto ben sperare la buona affluenza di gente all'evento. Che per essere un paese dove sei italiani su dieci non leggono, i numeri potevano quasi far ricredere della statistica.Il secondo vip avvistato è stato Neri Marcoré, che ho visto di sfuggita prima che si dileguasse in un angolo. Poi ho avuto modo di incontrare Roberto Recchioni, sceneggiatore di Orfani e attuale direttore di Dylan Dog, che mi ha pure fatto i complimenti per la maglia dei Manowar che portavo. Nello stesso istante mi è passata accanto Mara Venier.Un tripudio di gente famosa, che dire...Anche se io ci tenevo a vedere la Littizzetto.L'ultimo che ho avvistato in questa raffica è stato Alessandro D'Avenia, autore di Bianca come il latte, rossa come il sangue, da cui hanno tratto anche l'omonimo film.Poi è dovuta seguire una prova di vero amore...Vedete questa fila?Era quella che c'era per Licia Troisi, autrice della saga fantasy Le cronache del Mondo Emerso, di cui la mia ragazza è appassionata. Una grande appassionata. Appassionata a tal punto che il sapere che la sua beniamina ci sarebbe stata al Salone le ha fatto vedere arcobaleni e unicorni per tre giorni.Ecco, vedo che capite.Ho dovuto farmi insieme a lei quaranta minuti di fila per poter far in modo che le venisse autografato il primo volume, Nihal della Terra del Vento. Già. Quaranta-maledettissimi-minuti. E c'era un caldo davvero arido.Ma alla fine ce l'abbiamo fatta.Devo dire che a pelle mi è sembrata davvero una bella personcina. Francesca, poi, era davvero al settimo cielo - senza contare che la mattina dopo l'abbiamo ri-beccata alla stazione dei treni. Poi però è arrivato il mio turno.Ed è stato qualcosa di strano...Vedere quel manipolo di libri multicolore, tutti facente parti della collana Project. quella dedicata agli autori emergenti... e in mezzo ad essi, c'era quello con sopra il mio nome. Ed era lì, in quel salone. Una prova fisica, tangibile e materiale della sua esistenza.Ancora non ci credo. Faccio fatica ancora adesso, a ventiquattrore dal tutto. E ammetto che mi sono sentito emozionato come non mi accadeva da tempo, da quando ho pubblicato Storia di uomini invisibili. Una sorta di 'emozione delle prime volte'.E' stato interessante vedere come si vive "dall'altra parte della barricata". Una mezz'ora che è volata, nonostante un'affluenza altalenante, fra qualche domanda, un paio di chiacchiere e diverse battute. La mia ambizione massima era quella di avere una buona scusa per importunare le ragazze, purtroppo non c'è stata molta occasione. Se non altro un paio di metallari si sono fermati a commentare la maglia dei Manowar, così io ho detto loro di averla preso al Gods del 2012 e di aver visto un concerto strafigo.Davvero simpatici. Poi quando hanno saputo che il romanzo, in minima parte, parla un poco del mondo del metal, si sono dimostrati ancora più entusiasti.Certo, avessero almeno comprato una copia... altro che brothers of metal...Il momento tanto atteso però è stato l'incontro con Ilaria Pasqua - che ho incontrato al Salone insieme agli editori dei Nativi Digitali Marco Frullanti e Annalia Scarafile, accompagnati da Lorenzo Sartori, autore dei due ebook che fanno parte della saga di Michael Farner - che come me ha recentemente pubblicato un libro per quelli della Leucotea, Il nostro gioco.Lei aveva letto e recensito molto bene il mio libro d'esordio, mentre io ho avuto modo di apprezzare i primi due capitoli della sua saga distopica Il giardino degli aranci (che dal titolo avevo però scambiato inizialmente per una storia di vendetta e coltello siciliana), accorgendomi di quanto è brava. Vi basti dire che il genere di quella saga non è fra i miei preferiti, eppure quei primi due volumi li ho divorati.Ci si incontra da una parte e ci si ritrova dall'altra. Senza contare che sono davvero molto curioso di vedere di cosa tratterà il suo nuovo libro, che dalla quarta di copertina sembra davvero gagliardo.La giornata è poi proseguita fra visite ai vari stand e altri incontri. Ho avuto modo di conoscere altri aspiranti autori alle prime armi e gente più navigata nel settore. A sorpresa ho avuto modo di incontrare, anche se di sfuggita, Aislinn, autrice della saga di Angelize.L'incontro finale però è stato con lei.Lei è Giulia e, con simpatia, costanza e modestia, gestisce il blog La collezionista di biglietti. Dato che era di passaggio col suo ragazzo (io insisto, è la copia di Zack Snyder! Manca solo che cammini al ralenty) ha deciso di fare un saluto allo stand Leucotea e di prendersi un aperitivo con me e la signora Jean Jacques.E' seguita così una serata piacevole, fra bevande - io ho fatto l'astemio come sempre - chiacchiere e certi deliri circa il finale di Lost. Poi ognuno è ritornato a casa - io e la mia ragazza in albergo, a dire il vero, dato che per noi è stata una trasferta - perché stavamo crollando un po' tutti...Insomma. è stata una giornata molto bella ma anche molto stancante. Una giornata molto particolare e che spero un giorno possa davvero ripetersi.E per questo ringrazio tutti coloro che hanno saputo renderla tale.Perché qualunque viaggio si intraprenda, non lo si fa mai da soli. Questo è bene ricordarlo.
Nota finale per ricordare che, anche se si va a una
manifestazione seriosa, alla demenza non c'è mai
fine. Un po' come allo scorrere della Ruota del Tempo...