Saluto romano a gamba tesa

Creato il 20 aprile 2012 da Conflittiestrategie

Veniamo a noi, anzi A NOI!!! Dal braccio teso alla gamba tesa contro la toponomastica alleata alle plutocrazie stradali cittadine e al bolscevismo totalitario. Così l’ex fascista Gianni Alemanno, podestà di Roma, se la prende con via Lenin, nel quartiere Portuense. La dedica va cancellata perché “stride con la toponomastica condivisa” che evidentemente ancora non gli frullava nella testa a gennaio allorché il Sindaco disse di sì “all’idea condivisa” (soprattutto da lui) di intitolare una via a Giorgio Almirante. Sia chiaro che non ho nulla in contrario verso il riconoscimento di una viuzza, vicoletto o stradina che sia allo storico segretario del MSI,  il quale è almeno cento manganelli al di sopra dei politici attuali, ma c’è qualcuno che ancora non perde il vizio di coltivare il settarismo ideologico, il becero revisionismo storico e l’interpretazione prezzolata degli eventi per compiacere il politicamente corretto dominante. Di fatti, Gianni, genero del vecchio nostalgico  Pinotto Rauti, vorrebbe trasformare la strada ora di Lenin in largo dei Martiri del Comunismo. Il Gran Consiglio della toponomastica del Campidoglio sta valutando, fortemente valutando, l’ipotesi del golpe da marciapiede. Tireranno dritto perché solo chi osa vince, Eja, Eja, Alalà! Ma il Primo cittadino della Capitale non dovrebbe nemmeno pronunciare il nome del leader russo, uomo coerente e coraggioso, che di certo avrebbe saputo cosa fare con un traditore come lui. Alemanno è passato dal gettare le molotov ai piedi dell’ambasciata sovietica a gettarsi direttamente lui ai piedi del peggiore conformismo democretino che lo accoglie caldamente nei salotti, in televisione, alle feste della gente che piace alla gente che piace. Se Mussolini fosse ancora vivo gli infilerebbe il moschetto su per il sedere e lo disprezzerebbe in quanto panciafichista e baciafondaio. Purtroppo c’è poco da prendersela, i postfascisti, come i postcomunisti, sono una razza di miseri voltagabbana che dopo aver venduto i propri ideali per quattro spiccioli di potere si arrampica alla nostalgia per non sentirsi del tutto sradicata da una terra che “i figli della pula” internazionale hanno contribuito a rendere serva ed irriconoscibile. Mentre gli ex comunisti rinnegano persino di aver mai aderito alla dittatura proletaria gli ex fascisti trasformano la loro estinta dittatura in una caricatura di gadgets da portare appesi al collo, ma sempre ben nascosti sotto la camicia bianca inamidata. Vedere la croce celtica che Alemanno copre con la cravatta d’ordinanza. Alemanno, soprattutto, aveva anche fama di duro e puro, un vero leone metropolitano col manganello in mano, ma adesso il picchiatore di un tempo è andato in pensione riducendosi ad un politicante picchiatello e pecorella che al posto del cuore si è messo un “badoglio”.  Tonoponomastici carogne tornate nelle fogne! E ricordi il Sindaco quello che diceva il Duce: “Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio”. Ma l’inginocchiamento sarebbe già una postura più dignitosa per questi lombrichi abituati a strisciare.


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