Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.790 punti, registrando un -2,09%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -2,63%.
Le chiusure di seduta e di settimana sui minimi rendono probabili un nuovo minimo giornaliero (nella seduta di lunedì) ed un nuovo minimo settimanale (in una delle successive quattro sedute).
Chiarisco in partenza che al momento non ho sufficienti elementi tecnici per identificare un target del calo in corso.
Nell’attesa che il mercato ci offra maggiori elementi su cui lavorare, è bene navigare a vista monitorando l’eventuale comparsa di figure grafiche significative.
Nel frattempo, però, vediamo se osservando il passato possiamo raccogliere informazioni utili.
Era il 21 dicembre quando, nell’esaminare lo S&P 500 (al tempo a 1.818 punti), si scriveva:
“Inoltre, pur attendendomi in futuro altri mesi positivi per lo S&P 500, prima di questi sarei propenso a ritenere che l’indice debba comunque digerire l’avvio del tapering che, seppur lieve e previsto, ha comunque segnato il via ad una riduzione degli stimoli monetari che entro metà 2014 dovrebbero essere persino azzerati.
Com’è possibile osservare dal grafico, in passato l’interruzione dei QE ha coinciso con forti correzioni; un tapering che riduca da 85 a 75 MLD il QE non è certo paragonabile ad un suo azzeramento completo, ma dovrebbe comunque generare un po’ di sana turbolenza.”
Di seguito il grafico aggiornato su cui si stava ragionando:
Grafico nr. 1 – S&P 500 – QE
Secondo tali considerazioni, la correzione in corso potrebbe avere ancora della strada da fare.
Magari non un calo delle dimensioni dei due precedenti, ma comunque che in grado di farsi sentire.
Ora, invece, esaminiamo le spettacolari inversioni ribassiste del 2000 e del 2007:
Grafico nr. 2 – S&P 500 – Inversioni ribassiste 2000 e 2007
E adesso mettiamo sotto la lente di ingrandimento una inversione per volta, partendo da quella del 2000:
Grafico nr. 3 – S&P 500 – Inversione del 2000
Si nota come nel Marzo del 2000, dopo aver toccato un massimo a 1.552 punti, vi fu una rapida quanto decisa correzione di circa un mese pari al 13,75%.
Successivamente vi fu una risalita di 5 mesi che portò lo S&P 500 nei pressi dei massimi di Marzo.
A quel punto, iniziò il crollo.
Di seguito l’inversione del 2007:
Grafico nr. 4 – S&P 500 – Inversione del 2007
Nel Luglio del 2007 lo S&P 500, dopo aver segnato un picco, scese dell’11,91% in circa un mese.
Successivamente vi fu una risalita di circa 2 mesi che portò lo S&P 500 a ritoccare di poco i massimi precedenti.
A quel punto, l’iniziò del crollo.
Sono diversi i punti in comune delle due più importanti inversioni ribassiste degli ultimi 15 anni:
- lo S&P, dopo aver registrato un massimo, subisce un brusco calo di oltre il 10% in appena un mese;
- a questo punto lo S&P 500 risale, seppur meno velocemente, portandosi nei pressi dei recenti massimi;
- da qui un autentico crollo.
Ovviamente non v’è certezza che la storia si ripeta, ma escluderlo sarebbe un delitto.
Ipotizziamo di essere nella fase iniziale, quella della prima ondata di vendite.
Se la storia si ripetesse, il calo potrebbe durare 1 mese ed essere piuttosto violento.
Successivamente, si avrebbe un rialzo di qualche mese e che riporterebbe lo S&P 500 nei pressi del recente massimo (1.850 punti).
A quel punto inizierebbe il crollo.
Al momento quella descritta è una semplice ipotesi che da monitorata con attenzione.
Sarà innanzitutto necessario valutare l’entità del calo in corso.
Se lo stesso dovesse rivelarsi pari o superiore al 10%, al successivo rialzo sarà bene verificare eventuali modifiche della curva dei rendimenti e del mercato immobiliare.
Sia le inversioni del 2000 che quella del 2007 dimostrano come in quei caso il mercato diede l’opportunità di uscire a chi non lo fece al primo massimo.
Riccardo Fracasso