SAMURAI PRINCESS (2009) di Kengo Kaji

Pessimo, indifendibile esempio della scellerata deriva gore/grotesque del moderno cinema horror giapponese. Rappresenta l’esordio registico di Kaji, già sceneggiatore del divertente Tokyo Gore Police (2008) diretto dall’amico di scorribande Yoshihiro Nishimura.
“La storia è ambientata all’epoca dei samurai, ma è un passatodove la gente convive con delle bambole meccaniche altamente sviluppate, che cominciano a provocare danni alla società umana, scatenando addirittura una guerra civile contro di loro”
La regia (???) è solo uno dei grandi handicap a gravare sulla pellicola: attori cani, costumi da cosplay di terza categoria, dialoghi nonsense e – cosa che rasenta l’intollerabile – infiniti piani sequenza privi di qualsiasi senso della misura, giustificati da chissà quale impellente (ma nella sostanza, inesistente) necessità narrativa.
Un preoccupante cedimento all’interno della già critica situazione nel new horror nipponico, che compensa una mancanza di innovazione grammaticale attraverso eccessi splatter troppo spesso fini a se stessi. Ma una differenza di fondo che fa di Samurai Princess un devastante esempio negativo all’interno del genere: la benché minima voglia di prendersi in giro, di fare sana e liberatoria autoironia (come Meatball Machine, o il recente Big Tits Zombie 3D di Takao Nakano). Da dimenticare, senza assoluzioni.

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