Assisi e il suo santo.Ricordo un viaggio,bellissimo.Il profumo di quella terra e la sua caratteristica,quella del catturarti e farti diventare buono,anche se per poche ore.
Una citta’,quella Umbra,che ha il richiamo della fratellanza,misticismo amalgamato anche al commercio di souvenir e ottime trattorie.
Comunque sia,Assisi e la sua impronta,quel marchio che in san Francesco,rivive nell’animo di chi ci va a far visita e scende giu’ li nelle scale per andarlo a trovare.
La citta’ e la sua anima,l’impronta che ognuno riceve nell’andarla a trovare. Il ricordo che ci porteremo dietro e ci terra’ compagnia per sempre.
E allora non e’ giusto sentire dire da alcuni forestieri che il ricordo di noi,di Taranto e della sua terra e’ il fumo e l’aria irrespirabile gia’ a chilometri di distanza.
Perche’ uccidere la bellezza di una citta’ con un qualcosa di non naturale,spirituale,assalirla nel suo io e distorcere il suo percorso per scopi economici?
Senza l’Ilva il nostro san Francesco poteva essere l’odore del mare,il tramonto unico del sole quando si va a nascondere dietro i monti della Calabria.
Poteva essere la storia della citta’ vecchia,i suoi vicoli e il pescatore seduto li alla discesa Vasto intento ad aggiustare la rete.
Gia’ poteva essere,e invece non e’ per scelte sbagliate e calcoli egoistici a discapito di cio’ che deve essere una citta’:la conservazione delle sue origini,la tutela del suo patrimonio artistico,culturale e sociale.
Invece le polveri che ricoprono l’acquedotto romano,sono un grido disperato di aiuto che la storia ci urla e che noi,cittadini tarantini,dovremmo ascoltare.
Ma li,a poche centinaia di metri,sorge il mostro dell’acciaio,e ci nega la nostra autenticita’,la nostra storia e la nostra impronta che possediamo dai greci.
Li finisce Taranto,in quella polvere sui muri romani e nei fumi che offuscano il cielo e che ci negano di vedere un tramonto.
San Francesco si e’ fermato ad Assisi,peccato.
foto di ARALLA GIANLUCA