Magazine Attualità

San Raffaele, 244 buoni motivi per twittare i candidati in Lombardia

Creato il 07 febbraio 2013 da Cassintegrati @cassintegrati

Al San Raffaele di Milano il momento è difficile. Dopo il referendum del 29 gennaio – in cui il 55 per cento dei 2.500 lavoratori hanno bocciato l’accordo che proponeva forti tagli a salari e contratti in cambio del ritiro di 244 licenziamenti – ora sono partiti sia i licenziamenti che i tagli. Ieri circa 600 lavoratori durante l’assemblea si sono recati nell’atrio dell’ufficio dell’a.d. Nicola Bedin, a chiedere un confronto con i candidati alla presidenza della Regione Lombardia. Vogliamo dar loro una mano, twitteremo questo post ai candidati: Gabriele Albertini (Scelta Civica), Umberto Ambrosoli che ha già preso posizione (PD, Etico a sinistra), Silvana Carcano (Mov5Stelle), Roberto Maroni (Lega e Pdl), Carlo Maria Pinardi (Lista Fare). Dateci una mano con l’hashtag #sanraffaele.

san_raffaele_candidati_elezioni2013

AGGIORNEREMO QUESTO POST CON LE RISPOSTE DEI CANDIDATI

Riportiamo dal comunicato Usb del San Raffaele: “Dopo l’esito del referendum che ha bocciato l’accordo che tagliava gli stipendi e non garantiva dai licenziamenti, l’Amministrazione ha bloccato le trattative, decurtato i nostri salari e minacciato di far partire le lettere di licenziamento. Mercoledì 6 febbraio circa 600 lavoratori durante l’assemblea si sono recati nell’atrio dell’ufficio dell’amministratore delegato, Nicola Bedin, e in presidio hanno chiesto un confronto con i candidati alla Presidenza della Regione Lombardia. I lavoratori e le lavoratrici hanno atteso invano fino alle 12.00: nessun candidato ha ritenuto, in piena campagna elettorale, di doversi confrontare con il grave problema dei 244 licenziamenti e della disdetta di 40 anni di contrattazione all’Ospedale San Raffaele. Non volendo trarre conclusioni immediate, restiamo in attesa di poter colloquiare con chi si candida a governare la Regione Lombardia, il cui bilancio è destinato per l’80 per cento alla Sanità, e il San Raffaele è tra i maggiori destinatari del finanziamento regionale”.

Il 29 gennaio il referendum, attesissimo dai 3.000 lavoratori dell’ospedale coinvolti nella vertenza (tecnici, infermieri, operatori sanitari) tanto da essere seguito sul loro gruppo facebook con una diretta molto partecipata, ha rifiutato l’accordo ‘capestro’. Su 2.500 votanti il 55 per cento ha detto no. Questo esito ha dato un segnale di unità dei lavoratori. Ma anche reso più difficile la trattativa: mentre prima l’ipotesi dei 244 licenziamenti sembrava scongiurata, ora le lettere sono partite assieme ai tagli del 7 per cento al salario. E’ vero, però, che una trattativa vera dei sindacati con la dirigenza non c’è mai stata: “C’è stato un atteggiamento arrogante della dirigenza al tavolo ministeriale”, affermano dal sindacato di base. Inoltre da mesi i lavoratori chiedono dei documenti sul buco di bilancio dell’Ospedale, che non sono mai arrivati.

Dicono i lavoratori: “Riteniamo carente l’informativa aziendale relativa alla presunta crisi, inoltre decadono i motivi per cui l’azienda ha aperto la procedura per il licenziamento collettivo di 244 lavoratori, per effetto della disdetta unilaterale di accordi integrativi economici che entro febbraio produrranno un’ulteriore decurtazione del salario che, per alcune figure, raggiungerà oltre 300 Euro al mese”.

Ora che si teme il peggio alcuni lavoratori si lamentano dell’esito referendario: “Il referendum era si un ricatto, ma lottavate all’inizio per i vostri colleghi, per non lasciarli a casa, anche a costo di ridurvi lo stipendio”, scrive Maddalena su facebook. Le risponde un altro dipendente: “Mio padre mi ha insegnato che i compromessi dignitosi si possono accettare, ma non si cede ai ricatti“. Carlo aggiunge: “I lavoratori erano perfettamente a conoscenza della situazione quando sono andati a dire ‘non approvo’, è stata una scelta consapevole”. Poi ci sono i primi effetti del cambio nei contratti dei lavoratori. Scrive Barbara: “In sede per la visita oculistica della mia bambina, hanno abolito lo sconto dipendenti. Fino a lunedi c’era”.

Conclude Marco Abbati: “Con oltre 2500 lavoratori che si sono presentati alle urne abbiamo dato dimostrazione di grande maturità volendo decidere noi il da farsi”. Ora però qualcuno deve aiutare i lavoratori del San Raffaele. Appoggiare la loro lotta e la loro dignità. Per questo Usb e lavoratori si appellano ai candidati alla presidenza della Regione Lombardia, e in serata arriva già l’impegno di Umberto Ambrosoli (Pd e Etico a sinistra) a fermare ogni accordo fino alla costituzione della nuova giunta. Vedremo le risposte degli altri candidati. Non possono essere i lavoratori a pagare gli scandali di Don Verzè.

Michele Azzu | @micheleazzu

San Raffaele, 244 buoni motivi per twittare i candidati in Lombardia


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :