Sangue garofano e cannella
Cinzia Pierangelini e Giovanni Buzi
Intervista all’Autrice C. Pierangelini
di Iannozzi Giuseppe
Cinzia Pierangelini
Amalgamando sapientemente verità e invenzione, proprio come in un’ottima ricetta, gli autori del romanzo di fantasia Sangue, garofano e cannella tornano a puntare i riflettori su una delle vicende criminose che più hanno scosso l’Italia degli anni ’40: gli efferati delitti di Leonarda Cianciulli, detta La saponificatrice di Correggio. Accostando gli articoli, la biografia e le testimonianze reali, e di pubblico dominio, a personaggi e dialoghi di fantasia e a un ‘sentire’ immaginario dell’assassina, scritto in prima persona, questo libro intende continuare a scavare nel Male in cerca delle sue, spesso, incomprensibili origini.
In copertina un quadro di Giovanni Buzi, Angelo avvoltoio. 2005
1. “Sangue, garofano e cannella” è allo stesso tempo un giallo e un romanzo storico. Perché riesumare la storia, non mai perfettamente chiarita, della Saponificatrice Leonarda Cianciulli?
Un giallo e anche un noir, direi. La colpa è mia, sono io che ho provato un’istintiva attrazione per questa vicenda e forse proprio perché ambientata negli anni ’40, ma anche per l’atrocità dei delitti compiuti da questa ‘amorevole’ madre e per l’ultimo sacrificio che, secondo me, ha compiuto ancora in nome dell’amore.
2. Nel romanzo c’è anche il diario, scritto in prima persona, da Leonarda la Saponificatrice: chi è l’autore di questo diario, tu o Giovanni Buzi?
Qui ti volevo! Il mio rapporto con Giovanni è stato speciale, non ci siamo divisi i compiti e i personaggi, né abbiamo steso un canovaccio dell’opera. Credo che in comune avessimo una certa maniera di scrivere: senza piani, schede, progetti etc. molto istintiva. Questo ci ha permesso di andare avanti con il libro in un gioco stupendo: uno scriveva finché aveva voglia e l’altro proseguiva da lì… finché aveva voglia! La Cianciulli, comunque, ha scritto davvero un memoriale mentre era in manicomio e le parti di pubblico dominio sono state da noi utilizzate nel falso diario, così come abbiamo fatto con articoli, interviste etc.
3. I macabri omicidi attribuiti a Leonarda Cianciulli sarebbero tre: Faustina Setti, Virginia Soavi, Virginia Cacioppo. In “Sangue, garofano e cannella” un giornalista, un po’ così e così, tenta di portare alla luce dei nuovi particolari per un articolo giornalistico. Chi è il giornalista-investigatore che tenta di scrivere la biografia di Leonarda Cianciulli?
Be’, lui è forse l’unico personaggio di fantasia dell’intero libro, chissà forse rappresenta la nostra ricerca della verità, o magari il contrario: l’avvoltoio che dalle disgrazie altrui vuole cavare sangue, e fama notorietà. D’altronde siamo pieni di ‘nobili esempi’ di questo tipo, no? Forse tutti noi che scriviamo siamo un po’ quel triste giornalista…
4. La Saponificatrice avrebbe commesso i delitti a lei attribuiti perché la madre morta le sarebbe apparsa in sogno minacciando di prendere le vite dei suoi figli se non le avesse offerto un tributo di sangue. Oggi la cronaca nera ci mostra una società corrotta, quasi vittoriana: i delitti, siano essi a sfondo sessuale, satanico o politico, sono all’ordine del giorno. Almeno quattro i casi che fanno parlare l’opinione pubblica: il caso di Cogne, quello di Sarah Scazzi, quello di Yara Gambirasio, e non da ultimo quello di Meredith Kercher. Quattro casi e per tutti soltanto delle grandi incertezze. Con “Sangue, garofano e cannella”, Cinzia Pierangelini e Giovanni Buzi (recentemente scomparso) hanno forse voluto evidenziare che il delitto, ieri come oggi, assume sempre macabre tinte vittoriane?
Adesso rispondo solo per me stessa, e forse sconvolgendo un po’ il lettore: io non seguo affatto la cronaca nera, non mi interessa. Ciò che mi ha attratto in questa storia (che ho scelto io e proposto a Buzi) è stata intanto la lontananza nel tempo e a maggior ragione l’attualità di questa donna che a tutti gli effetti può essere considerata una modernissima serial killer. Mi affascinava l’idea della madre amorevole nella donna mostro, anche per questo ho scelto come copertina un quadro di Buzi, Angelo avvoltoio, in cui coesistono questi due aspetti. Non tutti i delitti, però, hanno fascinose tinte, la maggior parte di quelli che trangugiamo con indifferenza insieme ai maccheroni, all’ora del tiggì, sono solo tristi e squallidi.
5. Cesare Lombroso. C’è anche lui nel vostro romanzo e difatti viene citato molto spesso. Tu, Cinzia, pensi che un assassino o un potenziale assassino si possa smascherare basandosi anche su i tratti somatici e antropologici della persona?
Lombroso è stato uno studioso molto importante per la nascita della criminologia e le sue teorie meritano senz’altro una dissertazione più dotta di quella che potrei permettermi io. Per rispondere brevemente alla tua domanda e non far torto, più di quanto abbia già fatto nel libro, al povero Cesare ti dirò che: no, non credo affatto che la somatica abbia nulla a che fare con l’anima. E aggiungo fortunatamente. Tuttavia è facile che in piccoli gruppi chiusi i tratti genetici diventino comuni, a causa degli incroci di sangue limitati; questo deve aver portato Lombroso alle sue deduzioni.
6.La fisiognomica è molto ben tratteggiata in “Sangue, garofano e cannella”: vittime e carnefici sono dipinti alla perfezione, con tratti essenziali. Una semplice necessità narrativa?
Ah, le necessità narrative non sono mai semplici! Scherzi a parte non so che risponderti. Io ho molto guardato le poche foto presenti in internet, mi sono molto immedesimata in tutte queste donne e credo Giovanni abbia fatto lo stesso. Il resto è venuto da sé.
7. Questo romanzo, rispetto alle tue precedenti prove letterarie, sfrutta uno stile molto meno letterario. Tu, in veste di autrice, Cinzia Pierangelini, che ne pensi della narrativa di genere, ovvero, è destinata a durare nel tempo?
Non ho preconcetti sulla narrativa di genere. Io leggo molto e senza pormi limiti di alcun tipo, purché il libro sia scritto bene e mi conquisti. Ci sono momenti e momenti nella lettura come nella scrittura: stati d’animo, desideri, stanchezza, voglia di gioco. Può esserci uno stato di ricerca o di svago. Io sono una che prova molto, oso anche nella scrittura. Questa esperienza mi mancava e ho voluto farla, mi ha divertito e appassionato. Perché etichettare i libri e i lettori? La letteratura di genere durerà eccome, il pubblico la adora, e forse un giorno smetterà di avere ‘un genere’. Io, invece, non credo ripeterò l’esperienza.
8. Con “Sangue, garofano e cannella” il tuo stile ha subìto una inversione di rotta radicale, una inversione che manterrai anche per le tue prossime opere?
Oh no, no! A breve uscirà il mio nuovo romanzo e chi ama il mio stile mi ritroverà Pierangelini più che mai!
9. Il caso della Saponificatrice ha ispirato diverse opere: canzoni, uno spettacolo teatrale di Lina Wertmuller, un racconto di Luciano Ligabue (nella raccolta “Fuori e dentro il Borgo”), un film (“Gran bollito”, 1977) di Mauro Bolognini…
“Sangue, garofano e cannella”, che tu e Giovanni Buzi avete scritto, aggiunge qualche cosa di nuovo a quanto sino ad ora è stato detto sulla Saponificatrice?
In fondo credo di sì, forse il vero significato del libro è dare voce all’amore di Leonarda, alla sua follia, a quella passione per i suoi figli che l’ha fatta deviare sino al sacrificio della sua intera vita; non intendevamo giustificarla certo, ma in qualche modo provocare nel lettore un moto se non di compassione perlomeno di comprensione.
11. Una domanda banale: chi è il lettore ideale per un romanzo come quello che tu e Giovanni Buzi avete messo nero su bianco?
Potrei fare delle ipotesi ma preferisco basarmi sui dati raccolti fin’ora:
chi negli anni ’40 ha seguito la storia della Cianciulli (ho ricevuto molti complimenti da questo pubblico di elefantiaca memoria);
i giovani e giovanissimi (sono molto molto attirati dalla storia di sangue);
chi desidera leggere un libro giudicato ‘avvincente, ben intessuto, veloce’.
Aggiungo, di mio, chi desidera leggere qualcosa di ‘poco’ impegnativo ma realistico, senza rinunciare al rigore e al gusto della scrittura. Requisito fondamentale per ogni tipo di lettore è, comunque, possedere uno stomaco forte!
11. C’è qualche cosa che vorresti dire su Giovanni Buzi, recentemente scomparso? Ed ancora, vorresti porgergli una domanda che non hai fatto in tempo a formulare?
La prima cosa che mi ha colpito dell’amicizia virtuale con Giovanni è stato un suo regalo reale: un pacco col timbro di Bruxelles, un Kamasutra in francese, con la copertina imbottita, illustrato magnificamente. Dopo questo inizio idilliaco ricordo che litigammo, non so più perché. Nel frattempo, non conoscendoci di persona, ci leggevamo a vicenda: nei libri dell’uno e dell’altra, sui forum… Ci mettemmo poco a chiederci scusa. Giovanni era un artista originale, una persona ricca di doti, generosa. Il colore dei suoi quadri penetrava nella scrittura e se non sempre amavo i soggetti delle sue storie ne amavo però lo stile. Fui io a contattarlo per scrivere insieme la storia della Cianciulli: avrebbe dovuto far parte di una collana per un editore con cui entrambi avevamo pubblicato (collana mai partita). Quando è morto io non sapevo neanche che stesse male, non me lo aveva detto, uno choc. Mi rimaneva questo libro nostro, scritto per gioco. Ho subito cercato un altro editore affinché le ultime parole scritte da Giovanni potessero essere lette da chi lo amava e l’ho trovato. È stato molto importante per me riuscirci. A Giovanni vorrei chiedere se il lavoro di correzione che ho fatto, e la scelta del quadro per la copertina… se insomma ho ‘lavorato’ bene, se ne è soddisfatto. Non è stato piacevole scegliere per entrambi, mi ha portato molta tristezza.
12. Cinzia, qual è l’ingrediente speciale che utilizzi in cucina per sfornare i tuoi famosi biscotti di cui tutti vanno ghiotti?
Oltre al garofano e alla cannella dici?
Cinzia Pierangelini e Giovanni Buzi – Sangue, garofano e cannella – ISBN 978-88-6354.419-0 – Arduino Sacco, 2011 – Pagine 104 – Prezzo: € 12,00
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