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Sanità lombarda, arriva una riforma rischiosa

Creato il 24 gennaio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

La grande Asl del Sud Lombardia con riunione di varie province e accorpamento di ospedali è per ora solo un’ipotesi in un ginepraio di possibili riorganizzazioni che non fa che preoccupare, sommandosi al disagio dei dipendenti il cui destino è sempre più incerto. Se poi si parla di unica Asl lombarda si vede solo nebbia. Torna il risiko delle Province che dominava sulla stampa ai tempi della spending review del governo Monti, il gioco funambulico delle congetture e il puzzle dei territori. In attesa della pubblicazione delle linee guida del Pirellone e quindi di indicazioni certe da parte dell’assessore alla sanità, che spiegherà chi fa che cosa, si resta appesi a un filo.

Ci sono dipendenti che ricordano bene una cinquantina di software diversi fra Cremona, Casalmaggiore e Crema, che dovranno comunque colloquiare: quello della formazione, quello delle cartelle cliniche, quello della sala operativa della neuropsichiatria infantile. Bisognerà rendere compatibili i software e uscire dalla giungla tecnologica. E come? Scegliendo un’azienda, indicendo una gara appetitosa? E già i lavoratori più esperti temono una riforma demagogica che faccia risparmiare sugli stipendi dei direttori mezzo milione di euro all’anno per spendere milioni però in acquisti o modifiche del software, che dovrà poi essere continuamente aggiornato per collegare i tre presidi della nostra provincia.

I quali, secondo alcuni audaci sindacalisti, potrebbero diventare presidi dell’Asl, non più aziende ospedaliere: resterebbero solo un direttore sanitario e uno amministrativo, senza bisogno di accorpamenti e di complicazioni via Web.

Tutti i direttori ospedalieri e delle Asl sono stati prorogati per pochi mesi: non si però chi e come resterà, dove e a che scopo. I sindacati chiedono alla Regione chiarezza: fateci capire che ruolo avranno le Asl, che non erogano più servizi come un tempo, facendo prevenzione, e diteci che funzioni avranno gli ospedali. Il sindacato vuole partecipare alla discussione sulla riforma: ci vorrebbe, ecco una richiesta di fondo, una programmazione dei bisogni di salute sul territorio, non in capo a un’unica Asl a Milano.

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