Si sta discutendo molto in questi giorni del cosiddetto Decreto Appropriatezza: la cosa riguarda in realtà i tagli di spesa sanitaria e prevede sanzioni per i medici che non si adeguano alle direttive del governo ed insistono nell'avvalersi di dispendiose indagini diagnostiche.
La necessità è quella di tagliare la spesa sanitaria e sotto il profilo economico la cosa, pur non condivisibile, è quanto meno comprensibile, ma ci sono alcuni particolari che vanno precisati:
- Il diploma di laurea in medicina e le eventuali successive specializzazioni non vengono conferite dal governo, né dalle gerarchie delle aziende sanitarie o dalle Regioni, ma da un Ateneo, tanto vale anche per l'abilitazione all'esercizio professionale.
- Il medico è responsabile in prima persona della salute del paziente che ha in cura e se l'omissione di indagini indicate comporta rischi e/o conseguenze lesive per la salute del paziente, sarà il suo medico curante il responsabile sul piano umano, professionale e giuridico, sarà lui/lei a comparire innanzi ad un giudice che ne valuterà le eventuali imprudenze, negligenze o imperizie, sarà lui/lei a perdere il sonno oltre che la faccia e la credibilità.
- Le gerarchie amministrative possono stabilire (e ne hanno diritto) che certe indagini e/o trattamenti non possono essere a carico di spesa del sistema sanitario, non possono decidere, né sul piano etico, né su quello tecnico quali indagini e quali trattamenti il medico deve indicare nelle situazioni che prende in esame: per questo le amministrazioni non hanno né competenza, né diritto.
Questo non vuol dire che non vi siano sprechi e possibilità di ottimizzare la spesa e le risorse nel settore sanitario, ma la cosa andrebbe affrontata in forma sistematica e non cercando di limitarsi a scaricare il problema sugli operatori di prima linea che devono dare risposte utili ed efficaci agli utenti.
Non dovrebbe essere troppo difficile da capire...