Magazine Cultura
Come premesso brevemente ieri, la serata di giovedì è la tanto discussa serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia.
Premesso che alla fine mi sono addormentata a mezzanotte e qualcosa, quando hanno iniziato a cantare i primi due giovani (ps. mi dispiace da morire ragazzi!!! -.-"), devo ammettere che tutte le riserve accumulate in questi mesi (colpa anche della critica), sono nettamente svanite. La serata è stata piacevole, abbiamo ascoltato pezzi della nostra storia in una nuova veste indossata, per l'occasione, dai cantanti in gara: un viaggio dal dopoguerra ai giorni nostri a suon di musica. Ciliegina sulla torta è stata l'esibizione di Benigni che, come con "La Divina Commedia" del Sommo Dante, dedica parole all'Inno di Mameli. Nonostante molte persone l'abbiano trovato lungo e noioso, io sono rimasta incantata ad ascoltarlo fino alla fine. Benigni scivola dagli accadimenti delle ultime settimane alla vita di Goffredo Mameli, ed al sentimento ed al significato che egli ha voluto dare alle sue parole accompagnate dalla marcetta scritta dal maestro Michele Novaro. Un utile insegnamento, degno del miglior professore, per chi quest'Italia continua ad amarla nonostante tutto, ma soprattutto per chi sente di non appartenerle più, e come un figlio ingrato la ripudia cercando la sua strada altrove (a questi non sento di dare tutti i torti dopottutto).
Festeggiamo questi 150 anni con la speranza di una nuova Italia, finalmente "s'è desta"....
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