Magazine Talenti

Sanremo: che tristezza

Da Fishcanfly @marcodecave

Ieri, 14 febbraio, non era solo la festa degli innamorati, con buona pace dell’industria di cioccolato alla quale l’Uomo Ragno non ha mai fatto sgarri perché preferisce il caffè.

Non è stata soltanto la giornata nella quale il Governo Monti ha detto responsabilmente “no” alle Olimpiadi.

Ieri purtroppo abbiamo assistito all’ennesima defraudazione del canone, causa un servizio pubblico al di sotto delle aspettative, almeno delle mie personali aspettative, condivisibili o meno è tutta da vedere.

 

Sanremo: che tristezza

Più che del Festival della Canzone Italiana (quelle canzoni che ho sentito tra l’altro sono tutte improntate al tradizionalismo), si è trattato di uno spazio rotante intorno all’evento portante della serata: Mister Celentano.

Il Molleggiato si è esibito sul palco dell’Ariston affrontando essenzialmente tre tematiche:

  1. L’attacco ai giornali “L’avvenire” e “Famiglia Cristiana”
  2. La bocciatura del referendum
  3. Paradiso, giudizio divino e apocalisse imminente

Il neoateismo del quale parlavo nel mio precedente post, così come il bigottismo, si adagiano su queste forme di spettacolo nazional-popolustico, dove la demagogia la fa da padrona spianando la strada a un fascismo della forma.

La retorica è stata spezzata, a favore di una violenza senza raziocinio.

In un periodo di nervi tesi questa massa di trash è l’ultima cosa che ci occorre.

Benigni sottotono nello show di Fiorello, Celentano che non sa che il suo balletto è passato di moda. Tutta questa televisione è diventata visione corta, è vecchia, va buttata via.

Tutto questo mi fa sbadigliare.

Voglio andarmene negli States, a vedere le serie tv che trasmettono lì, dalla qualità culturale infinitamente più ampia di tutta questa immondizia.

Sanremo: che tristezza



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine