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Sant'Eustorgio
Piazza Sant'Eustorgio 6 - Milano
Tel. 02/58101396 Chiuso : mai
Tipo di cucina : tradizionale meneghina
Fascia di prezzo : medio/altaValutazione complessiva : 4/5
Come arrivare : il ristorante si trova nei pressi dell'omonima basilica, a pochi passi da porta Ticinese. La fermata più vicina della metro è Porta Genova (Linea Verde o M2). Da lì sono circa 700 metri a piedi, altrimenti potete prendere il tram oppure l'autobus.
La prima volta che venni a Milano, a differenza di Luciano Bianciardi, non fu per far saltarein aria il Pirellone, ma più prosaicamente per lavoro. Nonostante fosse luglio e il caldo milanese mi avvolgeva in ogni dove, mi ritrovai dalle parti di Porta Genova all'ora di cena (cioè le 19:30),
quando il sole volge al desio (che è anche un comune vicino Milano). Mi ritrovai dunque in una selva oscura di locali e localetti, ma il più interessante e tipico mi sembrò "El Barbapedana", tipica trattoria milanese che prendeva nome da un famoso brigante. Per farla breve, che la recensione ancora deve cominciare, mangiai un ottimo risotto con ossobuco, che qui chiamavano "rustin negà", oltre allo gnocco fritto con culatello di zibello ed un buon barolo. Si capisce che non pagavo io? Fast forward fino al 2011. E' una domenica come un'altra qui a Milano (la capitale "molare" d'Italia, questo gioco di parole mi viene in mente osservando il Pirellone e pensando ad una delle sue più famose occupanti, nonchè igienista dentale). Piove, fa freddo e tira il vento, quindi
non ci sono accampamenti in stile Antropophagus di fronte alla stazione centrale. C'è pure il blocco del traffico, e la polizia locale dispensa multe a manetta, ma col sorriso sulle labbra. Mi incammino dunque nella metropoli tentacolare cercando di trovare, tramite i suggerimenti degli utenti di 2SPaghi, un ristorante a via Mercalli, visto che "El Barbapedana" di domenica osserva il turno di riposo. Il ristorante che cerco si chiama "Antica Hosteria della Lanterna", ed anche se non cucina il risotto, sono disposto a provarlo per i buoni feedback ottenuti. Arrivo quindi in un quartiere più silenzioso di una chiesa vuota, e naturalmente lo trovo chiuso. Ho fame, freddo ed è anche tardi per gli standard meneghini, quindi decido di andare all'avventura. Non so come, ma poco dopo mi ritrovo lungo via Torino, una strada decisamente più trafficata e movimentata, piena di negozi e turisti più o meno felici. Non c'è tempo per lo shopping, anche se ci sono i saldi,
sono in missione per conto del mio blog e per il mio stomaco, così mi prometto di fiondarmi nel
primo ristorante che cucini il famigerato risotto. Lo trovo dopo circa un'oretta di pellegrinaggio
dalle parti di Porta Ticinese, e si chiama Sant'Eustorgio, come la basilica adiacente. Dal
menù esposto fuori dal locale apprendo che lì si può consumare la prelibata pietanza alla
modica cifra di (udite udite) 24 euro, ma d'altronde, si campa una volta sola no? Entro, e mi
accomodo in un piccolo ristorante d'altri tempi, finemente arredato e dall'atmosfera decisamente
intima. I coperti sono pochissimi, non più di 30, e ci sono parecchie famiglie milanesi "bene"
intente a terminare il pranzo della domenica. Mentre io debbo ancora cominciare, sono quasi
le tre e mi vergogno tantissimo di pranzare a quest'orario abominevole, ma non è colpa mia!
Leggo rapidamente il menù, e rincuorato dalla presenza della prelibatezza meneghina di cui parlavo prima, passo a leggere cosa c'è di antipasto. La scelta è fra un carciofo alla garfagnina,
e una parmigianina di melenzane. Scarto decisamente quest'ultima (non c'è bisogno di arrivare
a Milano per una parmigiana di melenzane, quando hai ancora sul palato quella del Menelao che ti si scioglie in bocca), e quindi opto per questo delizioso carciofo bollito, ripieno di fonduta
e poi fritto dopo essere intinto nell'uovo battuto. Davvero ottimo, peccato per il pane, che qui,
come in Toscana, è senza sale. Il servizio è davvero veloce, o forse il mio piatto era già pronto,
così dopo pochi minuti arriva alla mia tavola un piatto dalle proporzioni epiche di risotto con ossobuco. Il riso è buono, lo zafferano c'è e si sente (e soprattutto si vede), quello che mi delude un pò è l'ossobuco, un pò troppo crudo e affogato in un trito di carote sedano e cipolle decisamente eccessivo. Ciononostante, il piatto è una delizia, e lo finisco tutto, fino all'ultimo chicco di riso. Da bere scelgo un buon calice di barbera piemontese, parecchio corposo e dalla gradazione abbastanza elevata, ma vivaddio, per una volta non ho una pedaliera sotto le mie gambe! Non c'è pranzo che si rispetti che non vada chiuso con un dolce, specie se è domenica, quindi ordino una porzione di torta pere e cioccolato, che qui viene servita calda, ma anche qui, come per il risotto, la porzione è gigantesca. Poco male, per il dolce c'è sempre posto, e quindi la finisco tutta. Caffè per chiudere (decisamente troppo lungo) e conto di 52 euro per tutto quello che avete letto. Certamente non è poco, ma siamo in pieno centro di Milano, e comunque la qualità delle materie prime e della preparazione c'è. Esco per smaltire con una bella passeggiata tutto questo ben di Dio, d'altronde lo spazio per camminare a Milano non manca di certo. E la prossima volta andrò a "El Barbapedana", dovesse cascare il mondo (o il Pirellone).
Come piatto forte metto tutte le pietanze, così le osservati pure voi, miei cari venticinque lettori (come diceva Manzoni, quello falso).
Tracklist consigliata : Baustelle - Un Romantico a Milano
Baustelle - Antropophagus
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