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Santo nel segno della croce (uncinata)

Creato il 13 luglio 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Nell’ottobre del 1998Giovanni PaoloII decide la beatificazione di monsignor Alojzur Stepanic.

A Zagabria, ai primi di giugno, papa Benedetto XVI, conferma di fronte ai suoi concittadini, la sua devozione a questo beato uomo, ma non tutti sono d’accordo.

Dice Benedetto XVI: “Intrepido pastore, un grande cristiano con grande zelo apostolico, un uomo di un umanesimo esemplare”, oggi lo vuole fare santo.

Di chi si parla? di una figura controversa.

Da una parte è accusato di collusione con il regime ustascia di Ante Pavelic (cui però in una lettera definì, nel 1943, così il campo di concentramento di Jasenovac: “vergognosa macchio per lo stato indipendente croato”), dall’altra viene considerato un martire perseguitato dal regime comunista jugoslavo.

Viene citata a sua discolpa la sua capacità oratoria dall’altare negli anni bui dell’occupazione, in aiuto delle minoranze religiose, ma purtroppo niente di scritto…

Nato a Krasic come cittadino austro-ungarico, durante la prima guerra mondiale fu chiamato al servizio militare e dopo sei mesi di servizio divenne tenente e combatté sul fronte italiano.

Diventa sacerdote a Roma nel 1930, il 7 dicembre del 1937 divine arcivescovo di Zagabria.

Stepanic scrive nel rapporto inviato al primate alla segreteria di stato vaticana nel maggio 1943: “il governo croato lotta energicamente contro l’aborto che è principalmente suggerito da medici ebrei e ortodossi; ha proibito severamente tutte le pubblicazioni pornografiche, che erano anch’esse dirette da ebrei e serbi.

Ha abolito la massoneria e fatto una guerra accanita al comunismo.

Eminenza, se la reazione dei croati è, a volte, crudele, noi la condanniamo e deploriamo, ma è fuor di dubbio che questa reazione è stata provocata dai serbi”.

Per ordine dell’ordinatario episcopale le chiese ortodosse vennero trasformate in luoghi di culto cattolico oppure furono completamente distrutte.

Il mese seguente vennero ammazzati oltre cento mila serbi: donne, vecchi, bambini.

La chiesa di Glina venne trasformata in un mattatoio.

A Zagabria, dove risiedevano il primate Stepinac e il nunzio apostolico Marcone, il metropolita ortodosso Dositej fu torturato al punto che divenne pazzo.

Il 26 giugno 1941 Palevic accolse in pompa magna l’episcopato cattolico guidato da Stepinac, cui promise “dedizione e collaborazione in vista dello splendido futuro della nostra patria”.

Il primate di Croazia sorrideva.

Gli eccessi furono talmente virulenti che il generale Mario Roatta, comandante della seconda armata italiana minacciò di aprire il fuoco contro gli Ustascia che intendevano penetrare nei territori controllati da Roma, e gli stessi tedeschi, diplomatici, militari e uomini del servizio segreto, inviarono proteste contro il terrore ustascia al comando supremo della Wehrmacht e all’Ufficio esteri.

Il 17 febbraio 1942 il capo dei servizi di sicurezza scrisse al comando centrale delle Ss: “E’ possibile calcolare a circa trecento mila il numero degli ortodossi uccisi o torturati sadicamente a morte dai croati…In proposito è necessario notare che in fondo è la chiesa cattolica a favorire tali mostruosità con le sue misure a favore delle conversioni e con la sua politica delle conversioni coatte, perseguite con l’aiuto degli ustascia…E’ un fatto che i serbi che vivono in Croazia e che si sono convertiti al cattolicesimo vivono indisturbati nelle proprie case…La tensione esistente fra serbi e croati è non da ultimo la lotta della chiesa cattolica contro quella ortodossa” (dagli archivi della Gestapo).

Molti preti cattolici erano membri del partito degli ustascia, come l’arcivescovo di Sarajevo Ivan Saric; vescovi e sacerdoti cattolici sedevano nel Sobor, il parlamento croato, che apriva le sue sedute al canto di Veni Creator Spiritus; padri francescani comandavano i campi di concentramento e lo stesso Pavelic appare in centinaia di fotografie circondato da vescovi, frati, suore e seminaristi.

E Stepinac non lo sapeva? Veceskav Vilder, membro del governo iugoslavo in esilio a Londra, a sua volta affermava: “Intorno a Stepinac, vengono perpetrate le più orribili nefandezze. Il sangue dei fratelli scorre a fiumi…e non sentiamo levarsi la voce sdegnata dell’arcivescovo. Al contrario leggiamo che prende parte alle parate nei nazisti e dei fascisti”.

Nel 1944 Stepinac venne decorato da Pavelic conla Grna Crocecon Stella e il 7 luglio dello stesso anno sollecitò affinché tutti si ponessero a difesa dello stato, per edificarlo e sostenerlo con sempre maggiore energia.

Non è assolutamente credibile che Stepinac non sapesse cose che Radio Londra, la stampa alleata e persino alcuni giornali italiani avevano rese pubbliche, e sapeva tutto anche Pio XII, il quale tacque, come su Auschwitz e tante altre tragedie.

In conclusione: dal 1941 al1945 inCroazia vennero trucidate non meno di seicento mila persone, spesso direttamente ad opera di preti e frati.

Per le strade di Zagabria erano affissi i cartelli “vietato a serbi, ebrei, zingari e cani”.

La Croazia oggi venera Stepinac, il pastore che in pieno terrore ustascia osava denunciare il razzismo dall’altare, ma intanto nel privato del suo diario annoverava: “Se vincerà la Germania sarà la rovina dei piccoli popoli. Se vincerà l’Inghilterra, rimarranno al potere la massoneria e gli ebrei, dunque l’immoralità ela corruzione. Sevincerà l’URSS, allora il mondo sarà dominato dal diavolo e precipiterà all’inferno”.

 

(Marco Dolcetta – da Il Fatto Quotidiano)

 

Ora io mi domando, ma tra tutti i beati in fila per la santificazione non c’era qualcun altro tra cui scegliere?

Intanto, Monsignor Romero può aspettare.



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