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Credo che in tanti abbiano aspettato le rilevazioni auditel della serata di ieri sera, per verificare i dati d'ascolto della prima puntata post caduta del governo Berlusconi di "Servizio Pubblico", il nuovo programma di Michele Santoro, in onda non più su Rai2 ma su un sindacato di televisioni locali e sul web.
Di "nuovo" programma si può stavolta ben parlare, non tanto per l'organizzazione della trasmissione, che rimane identica alle precedenti che il giornalista salernitano ha messo in onda in questi lunghi anni, ma che per la prima volta avrebbe dovuto fare a meno di mettere al centro dell'attenzione la persona di Silvio Berlusconi, le sue vicende politiche e, soprattutto, quelle private. Una prova del fuoco veramente impegnativa che doveva dimostrare che non sono gli argomenti diretti alla pancia dei telespettatori a decretare il successo di Santoro e delle sue trasmissioni, quanto il lavoro certosino nell'offrire al pubblico informazioni precise e ben ponderate.
Ebbene alla prova dell'auditel non sembra che le cose vanno come molti si aspettavano, perché i dati di ascolti, già in calo dalla prima alla seconda puntata, sono continuati a calare, facendo segnare 2,380.000 spettatori, per uno share del 9,70, perdendo mezzo milione di spettatori e il 2,33% di share dalla puntata d'esordio.
Sarebbe interessante conoscere i dati di ascolto per le varie fasce orarie, per verificare quanti spettatori hanno seguito le ultime, si spera (anche perché ormai non potrebbe che ripetersi), esternazioni anti berlusconi del Guru televisivo, che non poteva certo abbandonare di botto quello che sa essere l'ingrediente principale del suo successo, e quelle riservate alle analisi della situazione economica finanziaria italiana e mondiale, la vera questione al centro dei programmi televisivi di approfondimento di tutto il mondo.
Ma è proprio la parte dedicata all'approfondimento delle ragioni della crisi economica e finanziaria che attanaglia il mondo occidentale ormai da anni che dimostra quanto sia in realtà inadeguato al ruolo il mattatore dell'informazione televisiva dell'ultimo ventennio, perché si capisce subito che non sa nemmeno dove andare a parare quando si tratta di comprendere quali sono le vere cause del problema e si perde in divagazioni populiste, confuse e per niente comprensibili di fronte al dramma delle lavoratrici che si sono ritrovate improvvisamente senza lavoro, a causa della delocalizzazione in Polonia del loro stabilimento, di proprietà di una multinazionale americana.
Non lo ha certamente aiutato in questo la scelta di invitare per discutere dell'argomento l'economista Tito Boeri, che dalla sua tribuna di La voce.info rappresenta l'esemplificazione di come gli economisti non sono capaci di prevedere il futuro delle economie, e il giornalista di La Repubblica Fabrizio Rampini, del quale basterebbe leggere la sua rubrica per apprendere che in questi anni ha capito ben poco di cosa stesse accadendo prima in Cina, quando era incaricato di seguire le economie asiatiche, sia negli Usa, quando qualcuno ha pensato bene di spostarlo a seguire qualcosa di più semplice.
Il fatto poi che entrambi gli ospiti siano alle dirette dipendenze dell'ingegner Carlo Debenedetti la dice lunga sulla volontà di indirizzare tutte le responsabilità della crisi economica e finanziaria sulle spalle di Silvio Berlusconi.
Eppure nemmeno tutta la buona volontà di Santoro è riuscita a coprire quali sono state le vere origini del disastro economico, finanziario e sociale nel quale siamo impantanati e pur senza mai nominarli son riuscite pure le ombre di chi prese le decisioni fatali che in queste condizioni ci hanno condotti.
Perché non si può certo dire che fu Berlusconi a far aderire l'italia all'euro e a consegnare la sovranità monetaria alla Bce, come non fu Berlusconi a votare per l'allargamento del Wto alla Cina e nemmeno fu Berlusconi a spingere per favorire quella globalizzazione che, al contrario dal portare il Paradiso in terra, sta divorando le ricchezze dei paesi occidentali, per lo più delle classi medio basse, trasferendole ai ricchi dei paesi poveri.
Scelte scellerate operate nella stagione felice del"Super Ulivo Mondiale", quella ubriacatura di utopica ricerca della società mondiale perfetta che ha generato il mostro di un mercato del lavoro senza confini e senza più regole , con industrie che si spostano dall'oggi al domani in territori con la manodopera a più basso costo possibile, lasciando i paesi con sistemi sociali più avanzati e garantiti non solo senza lavoro, ma pure invasi da ondate di immigrati disposti a rinunciare ai diritti che i lavoratori locali si erano conquistati in tanti anni di lotte.
Per queste sue evidenti incapacità ho sempre considerato Santoro un mediocre giornalista, al contrario della folla osannante che lo ha incoronato vate dell'informazione, e dubito fortemente che possa mai in futuro indirizzare la sua trasmissione nell'investigare sulle cause oggettive dei fenomeni e che invece tornerà, per conquistare pubblico, alle suggestioni e alle ipotesi più indimostrate che che piacciono tanto ad un certo tipo di pubblico.
Del resto Santoro è sempre stato un maestro nel preparare l'atmosfera giusta per lanciare i suoi programmi e nel girare filmati e interviste che non dicono niente ma che fanno immaginare tutto, in un tripudio di folle entusiaste.
Aspettiamoci dunque, di fronte al calo degli ascolti, il ritorno all'antico, sperando in segreto nel ritorno del Caimano.
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