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SANTORO vs BERLUSCONI: CHI HA VINTO?

Creato il 17 gennaio 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
SANTORO vs BERLUSCONI: CHI HA VINTO?Se ne è parlato a lungo, l’attesa era diventata spasmodica, i bookmakers si sono scatenati e i giornali si son prodigati in consigli più o meno autorevoli. Alla fine il fatidico giorno è arrivato. Giovedì 10 gennaio 2013. Michele Santoro contro Silvio Berlusconi: la sfida. Partiamo dalla fine: 8.670.000 italiani sono rimasti attaccati per due ore e mezza al televisore. E questo è il dato sicuramente più interessante per svariati motivi. In primis perché l’idea di Michele Santoro di dar vita ad un vero Servizio Pubblico si è rivelata, una volta di più, vincente. Poi perché da queste cifre si può rintracciare la voglia che una buona parte della popolazione ha, nonostante tutto, di seguire le vicende politiche di questo bistrattato Paese. E infine perché, oltre ai numeri televisivi, il boom ha riguardato anche la rete: le speranze per il futuro ci sono. Veniamo ai contenuti giornalistici. Silvio Berlusconi si è rivelato per l’ennesima volta ciò che realmente è: un grandissimo televenditore che riesce a conquistarsi il consenso di chi non ha voglia di accendere il cervello e ragionare per conto proprio. Ma, al di là di questa verità ormai nota, dalla puntata di giovedì scorso è risaltata un’altra sua caratteristica che non sempre balza all’occhio (per merito dei “giornalisti” che si ritrovano sul suo libro paga): l’incapacità di sviluppare un ragionamento. Non dispongo di dati ufficiali ma credo che mai nessuno nella storia dell’umanità sia riuscito a contraddire se stesso con una frequenza tale. Probabilmente il “miglior Premier degli ultimi 150 anni” soffre di una qualche sindrome di bipolarismo, perché altrimenti non so come spiegare i suoi continui dietrofront relativi all’IMU o alle qualità del Professor Monti. Per non parlare poi della magra figura fatta in merito al presunto complotto alimentato dalle banche tedesche: non si è capito chi sia stato e nemmeno quando. Dall’altra parte devo dire che il lavoro di Santoro e Travaglio è stato ottimo. A qualcuno saranno apparsi un po’ sottotono; ma alla fine se decidi di non occuparti del lato criminale dell’uomo “che ha fottuto l’Italia” (The Economist), tutti coloro che sono abituati ai dibattiti urlati in cui non si da spazio ai ragionamenti restano delusi. Più in generale, lo “scontro tra titani” ha dato il là ad alcune riflessioni. Innanzitutto è emerso una volta di più lo stato di coma profondo nel quale versa il giornalismo in Italia: se un dibattito del genere fosse la normalità e non l’eccezione, probabilmente certa gente non avrebbe mai preso un voto. E’ poi da notare l’approccio alla politica tipicamente italiano: se un candidato politico inglese, francese, americano o nigeriano cadesse in così tante contraddizioni, il giorno dopo non avrebbe la faccia per presentarsi nemmeno alle elezioni di quartiere. In questo stranissimo Paese, invece, una buona parte dei mezzi di informazione (è vero che sono in mano del suddetto candidato, ma questa è un’ulteriore aggravante) lo decanta come il nuovo che avanza e che salverà la baracca (e in tutti questi anni cosa avrà mai fatto?). In fin dei conti, quanto andato in onda sul La7 è stato uno spettacolo divertente: un anziano signore che veniva preso in giro da dei giornalisti che hanno sempre tenuto la schiena dritta. La voglia di ridere passa però quando si pensa che quell’uomo dispone sempre di una decina di milioni di voti. 
Carlo Battistessa

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