sono andata dal parrucchiere.
è stata una bella esperienza.
poteva andare meglio, ma poteva anche andare molto peggio.
era tanto, tantissimo tempo che non mettevo piede in un negozio di parrucchiere.
in germania e in lussemburgo non ci andavo e a lucca mi sono sempre fatta tagliare i capelli da qualche amica in casa.
sapevatelo: esistono le sedie per lavarsi i capelli che sono più comode di una business class lufthansa: si regola l’altezza, l’inclinazione, perfino il poggia piedi, il tutto con un telecomando che la ragazza che ti laverà la testa manovra con piglio da hostess.
i lavatesta che mi ricordo io erano terrificanti lavandini col buco, che ti si piantavano nelle vertebre cervicali e speravi solo che finissero alla svelta di lavarti la testa.
sapevatelo: il ristrutturante per le doppie punte va messo, sempre, perchè costa un botto ed è il pizzo che il parrucchiere ti obbliga a pagare affinché il totale non sia MAI la semplice somma del listino appeso fuori, ma sempre quello che decide lui, a suo insindacabile giudizio, quando esci. nel mio caso il dialogo è stato il seguente:
ragazza lavacapelli: “un po’ di ristrutturante per le punte?”
io: “no, grazie, tanto sono qui esattamente per tagliare le punte”
ragazza lavacapelli: “ah ma guarda, non fa mai male”
al che ho capito che non avevo altra scelta e ho lasciato che per una noce di balsamo il conto finale salisse di una decina di euro.
mentre ci si lava la testa dal parrucchiere si imparano anche un sacco di cose utilissime per la vita di tutti i giorni.
per esempio, lo sapevate che le borse della luis vuitton (mi pare di ricordare quello, signori avvocati della luis vuitton, non mandatemi in galera per così poco!) sono interamente disegnate e fatte in italia? e lo sapevate che hanno fatto una linea esclusivissima fatta di borse di coccodrillo, leopardo e altre specie bislacche al modico costo di 40000 euro? no?
sapevatelo! lo ha detto il parrucchiere capo alla sciampista, sarà pur vero!
e adesso veniamo al parrucchiere capo. lui. il maschio dominante. circondato da un nugolo di stagiste magre rifinite e microscopiche.
perchè le sciampiste sono tutte piccoline? le scelgono così come le suore oppure è una vocazione naturale?
comunque…
il parrucchiere capo è un maschio alfa anche se ovviamente gay gayssimo, ma si vede che essere gay non protegge dall’essere stronzi. è venuto da me, gli ho spiegato come volevo tagliare i capelli, lui ha detto di aver capito e poi ha schioccato le dita e detto: “sgabello!” tipo fonzie.
una dei folletti sciampisti ha portato una sedia, le forbici del maestro e un pettine.
lui si è messo dietro a me e mi ha tagliato i capelli. in effetti pagavo per quello.
dietro a lui le povere follette stagiste. tre. che come gli studenti di medicina dietro al primario cercavano di compiacere il Maestro con grandi ooohhh di ammirazione.
intanto la radio di sottofondo a tutta palla. una radio ggiovane, 102.5 credo. insopportabile.
il Maestro ci ha messo cinque minuti cinque a farmi il taglio desiderato e poi un’altra mezz’ora buona a sforbiciare il niente. proprio così. mi pettinava le ciocche bagnate, arrivava in fondo, prendeva le punte dei capelli con le dita, sforbiciava e non tagliava nulla. assolutamente nulla.
credo rientrasse anche quello nello stage delle sciampiste. “come far credere di essere un grande parrucchiere tagliando l’aria”.
alla fine la più piccola delle follette è stata prescelta per asciugarmi i capelli.
era una ragazza simpatica, gentile e premurosa.
con la quale ho scambiato due parole assai gradevoli.
vi riporto qui il dialogo per intero.
“è la prima volta che vieni qui, mi pare”
“sì, prima vivevo all’estero e non vado molto dal parrucchiere”
“davvero? dove vivevi?”
“a dresda, in germania”
“bella la germania! io della germania conosco ticino”
“…?…”
“ticino, sai? ora di preciso non so dov’è”
“in svizzera?”
“ah già, si, ecco, che scema… mi ero confusa… e quindi tu parli anche lo svizzero?”