L'intervista a Stefano Delle Chiaie, tra i fondatori di Avanguardia Nazionale, è giusto di pochi giorni fa: intervistato da Andrea Scanzi sul FQ, ha ritirato fuori il solito copione sulle stragi e sulla strategia della tensione. Nessun rapporti coi servizi, la fuga in Sudamerica non era latitanza, in Italia non ero libero. E ancora, nessun rapporto con le stragi degli anni settanta (in tutti i processi è stato assolto): le stragi “sono un'idea lontana dalla mia mente”.
Ecco probabilmente era a questo che si riferiva Benedetta Tobagi quando, nel libro sulla bomba di Piazza della Loggia a Brescia (“Una stella incoronata di buio”), parlava della rimozione delle colpa da parte dell'estrema destra. Quell'autoassolversi, travestendosi addirittura da vittime, vittime di un complotto: le bombe? Le hanno messe i servizi. Non non abbiamo mai teorizzato lo stragismo indiscriminato .. eccetera eccetera.
Ancora deve fare i conti con la sua coscienza l'arcipelago nero: colpe che non possono essere rimosse o nascoste solo perché nessuna sentenza passata in giudicato li ha indicati come responsabili di quelle stragi (Milano, Brescia, l'Italicus). Che poi, a leggere bene le sentenze, nemmeno è vero: le bombe dell'estate del 1969 sui treni le hanno messe loro. I neofascisti di Ordine Nuovo del Veneto. Sebbene assolti in Cassazione, l'ultima sentenza indica nei fascisti ordinovisti i colpevoli per le bombe di Milano. E probabilmente anche di Brescia.
Se i magistrati avessero potuto operare, senza i depistaggi o le informazioni monche dei servizi e delle altre forze dell'ordine. Se i colpevoli delle stragi non avessero goduto delle potenti protezioni dall'alto: Pozzan esfiltrato in Spagna grazie al Sid di Labruna e Maletti. Giannettini coperto dal segreto di stato, quando rischiava di essere invischiato dall'inchiesta, per poi essere scaricato in seguito da Andreotti nel 1974.
La falsa pista degli anarchici, costruita a Roma dall'Ufficio Affari Riservati, l'organismo di intelligence dentro il Viminale.
Ma bisognerebbe parlare anche dell'enorme esplosivo che era a disposizione dell'arcipelago nero, affinché i bombaroli si tenessero pronti. Ordine Nuovo, la Fenice, Ordine Nero, Avanguardia Nazionale .. state pronti, sta per arrivare l'ora X, per un colpetto a questa democrazia malata, debole, che non è capace di affrontare le piazze, gli scioperi, di contenere l'avanzata delle sinistre. Vogliamo trasformare il nostro paese nell'avamposto dei comunisti in occidente?
Ma il golpe era solo un tentativo, una minaccia da sventolare, affinché la situazione politica si assestasse nel suo asse centrale. Affinché non cambiasse niente in questo paese: nessun cambiamento, nessun rinnovamento della classe politica, nessun progresso sociale o tutele nel mondo del lavoro.
Un paese congelato da Yalta, o forse Yalta e i suoi accordi erano solo una scusa, usata da quella classe politica che ha manovrato servizi e neofascisti per il perpetuarsi della sua posizione.
Ma se non abbiamo colpevoli, abbiamo però le carte, abbiamo gli atti, le confessioni (come Vincenzo Vinciguerra, il guerriero pentito di O.N.), le intercettazioni, le veline dei servizi (quelle nascoste agli inquirenti), che sapevano della pericolosità dei gruppi di estrema destra.
Come ha detto Libero Mancuso (magistrato che ha seguito l'indagine sulla bomba alla stazione di Bologna) "ci avete sconfitti, ma sappiamo chi siete". E ogni anno, ad ogni anniversario, continueremo a ripetere la verità storica che sappiamo.
Sappiamo chi ha usato la teoria degli opposti estremismi per perpetuare il suo potere.
Sappiamo chi, negli anni 70 come anche oggi, agita lo spettro del comunismo, del nemico esterno da cui difenderci, per poter distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali del paese.
Oggi sono 44 anni, dalla bomba di piazza Fontana, dalla bomba fatta scoppiare all'interno di una banca affollata, in un freddo venerdì milanese. Piazza Fontana non deve essere una delle tante pagine rimosse della nostra storia, un buco nero che ogni anno si riempie con qualche celebrazione condita dalle solite “solenni ovvietà”.
“Ci avete sconfitti , ma oggi sappiamo chi siete e andremo in giro a dire i vostri nomi a chiunque ce li chieda”.
Piazza Fontana è una vergogna per le nostre istituzioni, colpevoli di non aver protetti dei cittadini innocenti in quel venerdì di dicembre. Di aver frainteso la ragione di Stato, usata per nascondere i colpevoli. E mantenere la coscienza pulita ai politici dietro.
La Democrazia Cristiana di Andreotti, il Movimento Sociale di Rauti.
"Alla fine e malgrado tutto - ribadisce Salvini «un preciso giudizio si è radicato comunque nelle carte dei processi. La strage di piazza Fontana non è un mistero senza padri, paradigma dell’insondabile o, peggio, evento attribuibile a piacimento a chiunque, che può essere dipinto con qualsiasi colore se ciò serve per qualche contingente polemica politica. La strage fu opera della destra eversiva, anello finale di una serie di cerchi concentrici uniti – come disse nel 1995 alla Commissione stragi Corrado Guerzoni, stretto collaboratore di Aldo Moro – se non da un progetto, almeno da un clima comune ».Da “Il grande vecchio”, di Gianni Barbacetto.Alcune letture sulla strage:
Piazza Fontana, noi sapevamo, di Andrea Sceresini , Nicola Palma , Maria elena Scandaliato
Piazza Fontana di Francesco Barilli Matteo Fenoglio.
Il grande vecchio, di Gianni Barbacetto (primo post e secondo).
Confine di Stato, di Simone Sarasso.
La repubblica delle stragi impunite di Ferdinando Imposimato
Doppio livello di Stefania Limiti
Il segreto di piazza Fontana di Stefano Cucchiarelli
Il sangue e la celtica di Nicola Rao