Sarah Scazzi: il mostro non era Facebook

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

La tragedia di Sarah Scazzi mi ha colpita in modo particolare, forse perché guardavo casualmente la tv quando hanno annunciato la confessione dello zio, forse perché continuo a ricordare i primi servizi giornalistici, successivi alla sua scomparsa, nei quali la parola “Facebook” veniva ripetuta in modo ossessivo: Sarah è stata adescata su Facebook, Sarah non era la ragazzina ingenua che tutti credevano perché aveva quattro profili su Facebook, Sarah aveva manifestato la sua voglia di cambiare vita su Facebbok.

La vita di Sarah invece si è interrotta a pochi passi da casa, nel garage dello zio, e il malefico Web o il seducente Facebook non centrano nulla.

Certo Internet può nascondere dei pericoli e adolescenti e bambini dovrebbero sempre essere indirizzati da un adulto nell’utilizzo di questi strumenti, ma pur sempre di strumenti si tratta, strumenti nelle mani di persone, persone che, stando a un puro dato statistico, colpiscono più spesso dall’interno della famiglia o delle istituzioni che non attraverso il Web.

Lasciamo da parte le ossessioni collettive e concentriamoci sulla cronaca e sull’ultimo saluto a una ragazzina che probabilmente giocava con Facebook ma che ha trovato il mostro nella vita reale.


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