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Saranno praticanti

Creato il 13 luglio 2011 da Bagaidecomm @BagaideComm
SARANNO PRATICANTIPrima di affrontare l’esame di stato e diventare brillanti avvocati, c’è una tappa indispensabile da affrontare: il praticantato. Ma urge sfatare qualche leggenda metropolitana e far chiarezza su cosa ci aspetta, nell’impresa ci hanno aiutati Graziella Foti e Ruben Turco, due nostri ex colleghi dell’Insubria. “Inizi, sin dal primo giorno, a fare di tutto” racconta Ruben “dai pignoramenti alle impugnazioni in appello”. Anche Lella ha iniziato a lavorare sin da subito “non ho mai fatto la segretaria, né sono ami stata relegata a fare ricerche giurisprudenziali: ho iniziato con qualche lettera, informavo il cliente di come si fosse svolta l’udienza. Poi sono stata avviata alla redazione dei decreti ingiuntivi e degli atti di precetto, che inizialmente sembrano la cosa più difficile del mondo” e continua : “arrivi ad un punto che seguirai delle pratiche dall’inizio alla fine, come tutti gli altri avvocati dello studio”. Dunque bando al pensiero di fare fotocopie per due anni! Ma c’è di più Sia Ruben che Lella dedicano la mattinata al tribunale: “con le udienze impari sul campo quello che è il vero lavoro del legale”. Ma come si diventa praticanti? “Il mio è stato un colpo di fortuna” spiega Ruben “ma ci si può recare al tribunale, nella bacheca annunci (piano terra, accanto alla porta d’ingresso dell’ordine degli avvocati), oppure più semplicemente su www.ordineavvocaticomo.it si trovano le mail degli iscritti all’albo, tramite le quali si può inviare il curriculum”. L’importante è rimboccasi le maniche: “a nessun dottore neolaureato è mai squillato il telefono per sentirsi offrire un posto da praticante”, ammonisce Lella. Altro argomento che preme particolarmente ai futuri praticanti è la pecunia. Già Luraschi al primo anno ci ricordava sempre che per quanto la maggior parte voglia subito “lo stipendio da 1.000 euro al mese c’è da lavorare sodo in quei due anni e spesso accontentarsi del panettone a Natale ”; quanto ai nostri intervistati recepiscono almeno il rimborso spese ma “ci sono colleghi praticanti che dopo 8 mesi di pratica non hanno visto un euro”, ricorda Lella, “o che sono pagati forfettariamente in nero. Altri che addirittura, percepiscono il 10% sulle spese legali relative alle pratiche di recupero del credito”. L’importante è ”essere convinti di intraprendere una professione così impegnativa e tutt’altro che semplice” spiega Ruben “ma soprattutto non lasciarsi scoraggiare nel periodo di praticantato”.
Valentina Nichele

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