La sveglia stamattinna ha trillato all'ora giusta ma fuori pioveva e siamo rimasti dentro.In tenda abbiamo fatto colazione, letto, sistemato alcune cose, aspettato che schiarisse... ma mentre la pioggia è caduta solo per poche ore, le nuvole ed il vento sono stati una costante per quasi tutto il giorno.Allora abbiamo aspettato, camminato, parlato, letto, raccolto conchiglie, mangiato e aspettato ancora. Abbiamo anche avuto il tempo di stendere ad asciugare, al vento più che al sole, quanto s'era bagnato durante la notte: si, perché alle 4 aveva preso a gocciolare e anche se ci eravamo catapultati fuori dalla tenda oramai tutto si era già inzuppato...Le previsioni di oggi non erano invitanti, vento da sud forza 6 con raffiche da 8 a 10: però le onde si andavano attenuando, il mare al largo spianando ed il vento un tantino girando.Una nostra amica ci ha scritto che non sappiamo proprio stare coi piedi per terra: alle tre del pomeriggio ci siamo imbarcati, quando un timido sole ha acceso in cielo un grande arcobaleno.Ci è sembrato di buon auspicio.Sbagliavamo.Le onde oltre il porticciolo non erano più tali, ma solo acqua nebulizzata sollevata in aria da raffiche sempre più ravvicinate, intense e violente.In alcuni punti, appena oltre la scogliera, il vento si divertiva a creare mulinelli e vortici: dello spettacolare fenomeno naturale sembravano però gioire soltanto i gabbiani.Noi abbiamo faticato per alcune ore, scoprendo che il vento brucia la pelle più di quanto avessimo sin'ora testato, l'acqua di mare spruzzata negli occhi li fa arrossare e le onde della sera schiaffeggiano niente male.Quello che ancora non sapevamo, perché mai ci eravamo trovati in un tale carosello, è che le raffiche più violente, anche quelle che non arrivano a 10, s'impuntano nel viso come dei pugnali ben affilati... e tagliano il respiro.Però noi avanzavamo.Nonostante il vento contrario. Cercando le onde di ritorno che con sempre maggior forza rompevano sotto la scogliera rocciosa.E siamo arrivati in vista del porticciolo di Cala Gonone.E lì siamo rimasti, per una buona mezz'ora, finché il sole non è sparito prima dietro i nuvoloni carichi di pioggia e poi dietro le montagne dell'entroterra. Se n'è andato ad illuminare altri mari. Il nostro, di mare, è diventato scuro come il rimorso. Quello sperone roccioso non ne voleva proprio sapere di lasciarsi doppiare!Ed intanto si erano accese anche le luci rossa e verde dell'ingresso del porto e quelle giallognole delle casette sul mare e dei lampioni della cittadina... ma noi avanzavamo come due bradipi.Di quando in quando pensavo che la furia del vento stesse calando, le raffiche mi sembravano meno frequenti e meno violente. Ma forse era solo l'illusione indotta dall'abitudine. Inutile chiedere a Mauro: dalle sue labbra era già parecchio tempo che uscivano solo imprecazioni. Quelle che riuscivo a cogliere tra i refoli di vento mi davano la forza di andare ancora avanti: salvifiche, non c'è che dire!Poi ho perso il conto di quante spade si son conficcate sulle guance, di quante volte abbiamo dovuto serrare occhi e pugni per resistere all'assalto del vento, di quante pagaiate nervose e meccaniche abbiamo dovuto eseguire su uno stesso lato per non farci traversare.Una delle più grandi qualità del marinario è di saper attendere: lo sapevamo da tempo, è quasi sempre questione di tempo, prima o poi arriviamo in porto.Mai ho apprezzato così tanto le luminarie natalizie: tra una sferzata e l'altra del vento che anche di notte non accennava a diminuire, abbiamo raggiunto prima la stella cometa verde della casetta sul mare, poi le lucette colorate della piazzetta ed infine le serpentine dorate del 'nostro' ristorante.Sotto la diga foranea le ultime raffiche ci hanno imposto di allargare un po' la traiettoria e poi, come d'incanto, allo scoccare delle sette di sera, quando ormai in mare era buio pesto, siamo approdati tutti e due sullo scivolo di alaggio, sani e salvi e rossi in viso come il mio maglione...Ci regaliamo senza pensarci un attimo una cena di pesce ed una notte in albergo: ci siamo meritati tutto!!!