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Sardegna24 e la bieca reazione in agguato

Creato il 07 febbraio 2012 da Zfrantziscu

Ancora sulla chiusura di Sardegna24, il quotidiano che, edito per un po' da Renato Soru, è morto per mancanza di soldi e di lettori. Il giornale mi era personalmente indigesto per il suo settarismo, ma anche secondo uomini della sinistra sarda come Andrea Pubusa e Vito Biolchini aveva questo brutto difetto. Ripeto, però, che la sua scomparsa mi dispiace ed è comunque una sconfitta per la società sarda che potrebbe anche essere di una qualche utilità se servisse ai settari e ai fanatici per fare i conti con se stessi e con il loro minoritarismo. Nutro grande simpatia per Giommaria Bellu, direttore del quotidiano, non solo perché ha avuto il coraggio di rimettersi in discussione tornando in Sardegna dopo moltissimi anni, ma anche perché – come ha ricordato qui Vittorio Sella – ha cominciato a fare il giornalista sul mensile Sa Sardigna che avevo fondato e diretto nella metà degli anni Settanta. Si era inventato uno pseudonimo, Walter-Zuanne, che coglieva appieno il tormento di tanti giovani sardi combattuti fra il cosmopolitismo e il risorgente sentimento sardesco che in città combatteva per affermarsi. Non ci parlo da vent'anni, ma immagino che si sia avvicinato a Renato Soru per l'aurea di presque nazionalismo che l'ex presidente della Regione si era costruita intorno. Mi è dispiaciuto vedere, dopo non molti numeri di Sardegna24, che quel giornale aveva succhiato la mammella del giornale-partito, La Repubblica, per il quale Bellu ha a lungo lavorato, cercando di ripetere in salsa sarda quella esperienza, calandola, per di più, nella società politica sarda sconvolta dagli effetti devastanti del bipolarismo, fotocopiato – e malamente – da quello italiano. Un bipolarismo che pretendeva di trasportare anche in piccoli villaggi la guerra all'ultimo insulto fra gli uomini della destra italiana e quelli della sinistra italiana . A Lula, paese di 1300 abitanti, i dirigenti di quel che sarà poi Pd fecero una forte campagna per l'astensionismo invitando i concittadini a non favorire Berlusconi, andado a votare per l'unica candidata a sindaco. Il quotidiano di Giommaria Bellu e gli intellettuali di cui si è circondato si sono decisamente posti su quella strada, appoggiando Soru e compagne e compagni, nell'idea che il grido “Cappellacci servo” e “Giunta ladra” pagasse e facesse affluire lettori a frotte. Così non è stato. Se Sardegna24 avesse trovato otto o nove mila lettori quotidiani sarebbe sopravvissuto e avremmo avuto un giornale in più, settario e fazioso, ma espressione di una fetta di opinione pubblica che in quella cultura politica si riconosceva. Ha chiuso perché i lettori non superavano i 4.500, perché, si dice con espressione che odio, non aveva mercato; in Sardegna è già successo con L'Isola, Tuttoquotidiano, Il Corsivo, Sardigna.com e forse altri nientaffatto peggiori del quotidiano di Bellu. Tutti, prima di morire, hanno tentato tutte le strade per sopravvivere e forse si sono macchiati del solito peccato: “Chiudiamo perché siamo incompresi” o anche “Chiudiamo perché l'editore non ha coraggio”.Giommaria Bellu non rinuncia neppure ora che annuncia nel suo sito Asibiri la rinascita a un impasto di faziosità e di vittimismo. La colpa della fine del suo quotidiano non è di Soru che ha tagliato i finanziamenti, non è dell'opione di riferimento che non ha comprato il giornale o – potrebbe anche essere – perché questo era fatto male. No, la colpa è di Cappellacci che non ha finanziato Sardegna24 e, ça va sans dire, di Berlusconi. Scrive nel suo sito: “In Sardegna c'è un editore occulto: è la Regione sarda che attraverso la pubblicità istituzionale e i fondi della presidenza della giunta – finanzia certe testate giornalistiche e ne esclude altre. Una "anomalia" che ricorda quella prodotta da Silvio Berlusconi in campo nazionale, con la differenza che questa si compie con i soldi di tutti i cittadini”. Par di capire che se “l'editore occulto” avesse speso i soldi dei contribuenti per finanziare Sardegna24 (cosa che per altro ha fatto), la cosa sarebbe stata ben fatta. Il 10 febbraio a Cagliari gli indignati in servizio permanente effettivo sono invitati a dire “Basta!” non si sa a che cosa e a organizzare “da subito una struttura dell'informazione libera”. Insieme a Bellu ci sarà la sue ex direttrice a L'Unità Concita de Gregorio. “Sinceramente” scrive Vito Biolchini nel suo blogquesto non fa presagire nulla di buono, se non che Renato Soru deve aspettarsi di tutto dal duo che fu allontanato dai vertici dell’Unità. Cosa ne sa la De Gregorio di informazione in Sardegna? Nulla”.

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