Nomi Kanjuro ha rinunciato alla katana dopo la morte della moglie. e ora è braccato dai signori e dagli altri samurai, perché- come gli ripete la figlioletta- “un samurai senza spada è un samurai morto”. dopo esser sfuggito a vari tentativi di cattura, viene fatto prigioniero da un signore. ma gli viene data la possibilità di avere salva la vita: il suo compito è riuscire a far ridere il triste figlio del feudatario.
I.La chiave nel fodero
è una doppia riflessione: sul rapporto padre-figlia e su quello tra intrattenitore e spettatore. il focus, data la semplicità della trama, cade precipuamente sul secondo tipo di rapporto. si costruisce un parallelismo audace tra il samurai senza spada dal volto di legno, che parla poco e potrebbe essere un Buster Keaton da jidai-geki, e l’arte del comedian, il talento originario da cui è poi sbocciato il genio estroso e weird di Matsumoto. far ridere- compito assolutamente impegnativo, o anche una condanna? il modo in cui il protagonista si riproduce con trovate sempre più ingegnose per emozionare il giovane signore, è la pantomima stilizzata della forsennata ricerca di idee che assilla l’intrattenitore di mestiere.
II.
Magia della lapidema la riflessione più (sentimentalmente) importante è quella ricavata dall’inaspettato- struggente, magniloquente ed esaltante- finale e dalle ultime inquadrature. si parla di felicità, di amore, di emozioni forti. e si canta, e ci si commuove seguendo le parole e il ritmo della canzone- probabilmente l’epilogo più dolce per una storia che è costantemente in bilico tra il grottesco, il parossismo e il dramma. lateralmente, si può anche riflettere sull’antagonistica e, forse, infantile scelta di scardinare la scala di valori socialmente accettati, ponendo al primo posto per importanza su tutto, nientemeno che il sorriso di un bambino, anzi di due. un’opera che parla al cuore, che lo cerca, lo blandisce, lo scalda e gli rida’ un senso.titolo originale:Saya-zamuraiun film di Matsumoto Hitoshi2010