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Scandalizzare la gente

Da Marcofre

Quando ho cominciato a scrivere, questa faccenda di scandalizzare la gente mi preoccupava non poco, convinta com’ero di scrivere cose incendiarie.

Ancora una frase di Flannery O’Connor. Questa scrittrice statunitense aveva l’abitudine di scrivere racconti che venivano definiti “brutali”, o “grotteschi”. Ma se rileggo la frase che ho appena scritto, mi rendo conto di aver commesso un errore piuttosto grande. Qui non c’è alcuna abitudine, ma è la scrittura, punto e basta.

Non credo proprio che Flannery O’Connor si mettesse alla scrivania della sua casa e dicesse: “Adesso scriverò qualcosa di brutale!”. Per quel poco che so, si inizia a scrivere senza avere alcuna idea di dove si andrà a finire.

Nell’America degli anni Cinquanta, dove le armi erano già considerate un diritto dell’individuo, facevano scandalo i racconti di Flannery O’Connor. Che cos’è lo scandalo? Cos’è che le persone non tollerano?

La risposta sembra semplice: quello che colpisce il pudore. Ma questo evolve, e ciò che è scandaloso per Tizio, per Caio non lo è affatto. Forse ci sono due tipi di scandali.

Quello che incontra il successo del pubblico, e dimostra che è tutto qui.

Poi ne esiste un altro. Si prende il buonsenso, il comune sentire e via discorrendo. Lo si mette in scena come sempre, ma stavolta invece di lasciarlo solo sul palco a fare il suo lavoro, gli si sguinzaglia contro la bestia. Per vedere cosa succede. Un po’ come chi viene gettato in acqua, e se vuole sopravvivere deve imparare a nuotare, oppure annegare. O come chi vuole fare il comico e dopo un po’ deve vedersela con un pubblico ignoto, non più con gli amici.

Quello che scandalizzava parte del pubblico che leggeva le opere di Flannery O’Connor non era solo la violenza di certi epiloghi, bensì il fatto che i protagonisti, così giusti e normali, affondassero con tanta facilità.

Niente di male ad affondare: non c’è scritto da nessuno parte che si deve vincere, anzi. Ma affondare in quel modo, scoprirsi improvvisamente differenti dall’idea che ci si era fatti su di sé, è un bel trauma.

Lo scandalo è più vigoroso quando la gente crede nelle noci vuote e le chiama “certezze”; poi arriva un autore che le prende a martellate e queste vanno a pezzi e dice: “Be’, erano noci vuote, vedete?”.

L’America di quegli anni (e di questi), credeva nella pistola, nel fucile, nell’atomica e nel proprio modello di vita. In un Dio che stava dalla sua parte, ovviamente. Flannery O’Connor senza nominare le certezze dell’America, le mette alla prova, e queste si sgretolano.

Non desiderava distruggere; solo indicare che ci si basava sul niente, e che quel niente stava crescendo, aumentava di forza e appetito. E quel niente che si trova, vigoroso e cattivo, in certe storie di Cormac McCarthy. Flannery lo ha descritto, Cormac ne racconta il cammino nelle strade delle nostre città.


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