Segnalazione e nota dell’Avv. Daniela Conte, Presidente dell’Associazione “Zero39 all professional services in one network”
Ricordate la famosa frase “Aiazzone…. provare per credere!” pronunciata tanti anni fa in spot televisivi? Oggi il famoso mobilificio (il cui marchio, dopo il fallimento della società, è stato rilevato da B&S e da Panmedia, che ha rilevato gli asset di B&S) è al centro di uno scandalo a causa di mobili venduti a migliaia di clienti (si parla di circa 12.500 persone, che in molti casi hanno sottoscritto finanziamenti) e non consegnati.
La Procura di Torino ha aperto un fascicolo di indagine – a seguito del deposito di quattro querele presso la Stazione dei Carabinieri di Pozzo Strada -, denunciando i legali rappresentanti di B&S e di Panmedia (che hanno fatto perdere le loro tracce) per truffa. Segnalazioni sono giunte (per una situazione analoga) anche per il mobilificio Emmelunga, sempre di proprietà della Panmedia.
Presso gli uffici della Panmedia di Via Guido Cavalcanti 5 a Torino si presentano tutti i giorni clienti inferociti o per chiedere informazioni, ma le saracinesche sono sempre abbassate (sembra, però, che all’interno il personale continui a lavorare).
Sulla vicenda è intervenuto il noto programma televisivo “Le Iene“; sul social network “Facebook” sono stati creati due gruppi: “Aiazzone, scelte sbagliate, soldi buttati” e “Emmelunga/aiazzone/panmedia”, nei quali si cerca di raggruppare tutti coloro che sono stati truffati e si forniscono consigli, anche legali, su come fare per tutelarsi.
Ma c’è un altro problema: i circa 850 dipendenti dell’azienda non ricevono lo stipendio da mesi. Andrea Buquicchio, capogruppo Idv (Italia dei Valori) al Consiglio Regionale del Piemonte, ha dichiarato in proposito che “Torino è al centro di uno scandalo che coinvolge tutta Italia. Da mesi infatti circa mille lavoratori dello storico mobilificio Aiazzone non percepiscono lo stipendio, i fornitori non sono pagati e migliaia di clienti, nonostante abbiano saldato in anticipo, non si sono ancora visti consegnare i prodotti. Dopo il tentativo di rilancio del marchio da parte di alcuni imprenditori l’azienda è stata recentemente ceduta alla società Panmedia di Torino. E’ necessario quindi un intervento da parte della Regione Piemonte per istituire un tavolo di crisi insieme a Panmedia ed ai rappresentanti dei sindacati. In tal senso si sono già mossi gli assessorati al Lavoro della Regione Lazio e della Provincia di Siracusa pur non riuscendo a prendere contatti con la società torinese. Auspico un intervento immediato da parte dell’assessore Porchietto – conclude Buquicchio – con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro, risarcire clienti e fornitori ed individuare le eventuali responsabilità di coloro che vengono già definiti ‘furbetti del comodino’. Ho già provveduto a presentare un’interrogazione in Consiglio regionale”. Nel frattempo, la società di finanziamenti Fiditalia - con la quale i clienti truffati hanno sottoscritto contratti di finanziamento per il pagamento dei mobili non consegnati – continua a pretendere il pagamento delle rate (qualcuno continua a pagare per timore della segnalazione al Crif come cattivo pagatore). Tuttavia, questa pretesa costituisce violazione dell’art. 125 , 4^ comma, del T.U. bancario, secondo cui “Nei casi di inadempimento del fornitore di beni e servizi, il consumatore che abbia effettuato inutilmente la costituzione in mora ha diritto di agire contro il finanziatore nei limiti del credito concesso, a condizione che vi sia un accordo che attribuisce al finanziatore l’esclusiva per la concessione di credito ai clienti del fornitore“, del Codice al Consumo, della Direttiva Europea n. 181/02 e di una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (interpellata dal Tribunale di Bergamo per il caso di un cliente di una concessionaria che aveva sospeso il pagamento delle rate di finanziamento per l’acquisto di una macchina, mai conegnata a causa del fallimento del concessionario) nella quale è precisato che “in caso di mancata consegna del bene acquistato, il consumatore può interrompere il pagamento delle rate del finanziamento e chiedere alla finanziaria la restituzione delle somme già versate, indipendentemente dall’esistenza o meno di un rapporto di esclusiva tra venditore e finanziaria, se glielo permette la legge nazionale”. In campo sono scese le Associazioni dei consumatori, in particolare il CODACONS. Ma cosa si può fare per tutelarsi in questa situazione (e in situazioni analoghe) ? Di seguito alcuni utili suggerimenti:- Si deve inviare, preliminarmente, una lettera di diffida (con racc. A/R) alla società venditrice, con la quale si diffida alla consegna dei mobili acquistati entro un termine congruo (mediamente, entro 15 giorni)
- In caso di risposta negativa, va inviata allo stesso destinatario (e per conoscenza alla finaniziaria) una lettera con racc. A/R con la quale si costituisce in mora la società venditrice, utile per interrompere la prescrizione del diritto e fare decorrere gli interessi legali. In questo modo, si può tentare di raggiungere un accordo con la finanziaria, al fine di sospendere il pagamento delle rate di finanziamento nell’attesa che la situazione si risolva
- In caso di mancato raggiungimento di un accordo, si deve inviare una lettera di diffida alla finanziaria (sempre con racc. A/R), con la quale si chiede l’immediata risoluzione del contratto di finanziamento per inadempimento del fornitore
- Nell’ipotesi di esito negativo dell’ultima diffida, si può agire giudizialmente per ottenere l’annullamento del contratto di finanziamento e la restituzione delle rate già pagate o, in alternativa, inoltrare un ricorso all’Arbitro Bancario e Finanziario della Banca d’Italia.
Roma, 14 marzo 2011 Avv. Daniela Conte
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